DALLA LETTERA PRESIDENZIALE ALLA CORSA VERSO LA PANCHINA

Mai un attimo di tregua. Essere spallini vuol dire anche, o soprattutto, questo. Non annoiarsi mai. Non riposarsi mai. Soffrire sempre. Tutto è cominciato con l’argomentata riflessione modello papiro del Presidente Butelli. Temi e frecciate già anticipati e ora ribaditi con forza sulla città che non risponde, sull’imprenditoria che latita, su tutti i problemi che può avere un imprenditore che ogni ora ci rimette di suo senza che alcuno muova un dito se non i tifosi. C’erano troppe cose per ricordarle e commentarle tutte, nella lettera pubblicata sul sito della Spal. Uno sfogo sincero, quello del presidente (giustamente invocato e sostenuto dai soliti, mitici cinquanta presenti anche a Giulianova), che esprime concetti sacrosanti anche se talvolta arricchiti da dettagli (vedi la “questione accappatoi”) sui quali si sarebbe potuto, meglio: dovuto, tranquillamente glissare. Ho trovato, ripeto, diverse cose esemplari in mezzo a esternazioni che rischiano invece di essere controproducenti, tra le quali trovo perfetto il richiamo a quelli che fischiano alla prima difficoltà. Cosa che mi sta particolarmente a cuore e che considero allucinante, oltre che masochista, e cosa che mi è tornata in mente sabato sera, vedendo l’anticipo serale Genoa-Inter. Bene, a Marassi, sul cinque a zero per la squadra avversaria, con il Genoa per novanta minuti imbarazzante e letteralmente in balia dell’avversario, la curva rossoblù ha chiamato i giocatori per applaudirli e incitarli vista la situazione preoccupante dopo una sconfitta netta e clamorosa. Complimenti ai genoani. Davvero. Scritto questo, non vorrei, anche io, far passare la partita della domenica, una partita non qualsiasi, in secondo piano.
La Spal a Giulianova ha raccolto un punticino. Che oggi, ma anche ieri, va bene anche se non risolve i problemi che riguardano peraltro quasi esclusivamente le partite casalinghe. In terra d’Abruzzo hanno fatto un gran primo tempo, i biancazzurri, e sono invece andati in affanno (aspetto da approfondire, questo) all’inizio del secondo tempo salvo poi avere la forza di tentare un forcing finale e qui vengono i dubbi sulla natura delle difficoltà avute a inizio ripresa, evidentemente più mentali che fisiche. E pensare che all’inizio la sfiga ci aveva messo, come spesso è successo quest’anno, del suo richiamando fuori Bazzani dopo una manciata di minuti. Episodio che ha permesso di vedere all’opera per quasi l’intero match Cipriani, autore tra l’altro del bel gol del vantaggio. Qualche nota positiva c’è ed è meglio snocciolarla subito. Si tratta del centrocampo, più solido con i tre mediani, e più incisivo con il ritrovato Migliorini tra i migliori in campo. Senza contare, appunto, che il debutto dell’ultimo arrivato Cipriani lascia ben sperare. E aggiungendo una bella iniezione di fiducia per il numero uno Capecchi e un’altra buona dose di minuti più che positivi per il giovane Marongiu. Inutile star comunque qui ad analizzare una partita che mette in archivio un risultato positivo della squadra di Dolcetti come è sempre stato lontano dal Paolo Mazza anche se, ancora una volta, qualche limite è apparso evidente soprattutto dal punto di vista del carattere, dell’autostima, della convinzione.
A proposito del tecnico: i soliti noti, quelli che mettono in giro voci assurde come ha giustamente denunciato Butelli, volevano la squadra ormai contro l’allenatore. Ecco, l’impegno di Giulianova vale come risposta a un misero viaggio mentale e niente più. L’abbraccio e la corsa verso la panchina dopo il gol valgono più di un dubbio o di un commento di qualsiasi giornalista a cominciare dal sottoscritto. Meglio guardare avanti e continuare a fare quello che ha chiesto la società. Lavorare, cioè. A testa bassa e con umiltà.
Domenica prossima l’ennesimo esame è di quelli davvero importanti. A Ferrara arriva il favoritissimo e capo classifica Pescara e almeno dal punto di vista degli stimoli non ci possono essere scuse. Sarà dura ma occorre invertire la rotta per continuare a vedere, anche se per ora solamente all’orizzonte, la zona playoff. Ci aspettano sette giorni tosti nei quali la squadra dovrà isolarsi e lavorare e basta. Sarebbe bello, la butto lì, se quelli che questa società non l’hanno mai abbandonata si facessero vedere al Centro anche a metà settimana per sostenere la Spal alla vigilia della partita che può e deve cambiare la stagione. Bisogna crederci e continuare a esserci. Alla faccia di chi continua a latitare. Forza Spal.

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