IL NOVECENTO, LA NOSTALGIA E LE GIUSTE POSIZIONI CURVAIOLE

Poi arrivò la rivoluzione. Sì, vabbé, magari. No, poi arrivò un altro secolo. Anni passati a vivacchiare nella melma fin qui. Capitò persino il fallimento, si rischiò addirittura l’estinzione prima di una resurrezione accompagnata, però, da umiliazioni, marchi estirpati, storia calpestata,  gloria cancellata, orgoglio svilito. Nove anni, quasi un decennio, e il Novecento che sembra così lontano, è effettivamente distante. L’ultima volta è stata nel 1999. Era la Spal di D’Astoli. Da quel giorno di (quasi) inverno la Spal non ha più avuto il piacere di appollaiarsi in cima alla classifica di serie C1 o Prima divisione che sia. Una vita fa, appunto. Ecco perché il presente è così bello, diverso, affascinante. Non ce la ricordavamo più, la nostra Spal, guardare tutti dall’alto. Penso da tempo che a Ferrara, se hai più di diciotto anni e meno di cinquanta, sia bellissimo ritornarci. Un fine settimana, per le feste, quando gioca la Spal, qualche giorno, insomma, per non farsi avvolgere dalla nebbia, dalla malinconia e da quel provincialismo anche affascinante ma che, se non lo vivi più, nemmeno ti ci riabitui facilmente. Eppure, diciotto anni dopo aver lasciato la mia città, mai come ora ne sento la mancanza. Mi mancano il birrino da Giori, la lettura dei quotidiani locali al Continental, la possibilità di fare un salto al centro di via Copparo. Mi manca soprattutto l’andare alla Spal in bicicletta e passare davanti a tutti quei vecchi e bambini che si apprestano ad arrivare in corso Piave, il vedere le bancarelle piene di bianco e di azzurro che ogni volta ripenso all’omino della “sciarpera e la beretera”. Invidio tutti quelli che possono seguire e respirare questa squadra sempre. Da qui, da distante cioè, posso aggiungere davvero poco rispetto a quanto documentano i colleghi ferraresi che hanno la fortuna di scrivere di Spal tutti i sacrosanti giorni della settimana. Posso soltanto invidiare, ripeto, chi ha la possibilità di seguire, sostenere, applaudire, vedere, tifare la Spal da vicino. Una Spal bella come soltanto nel secolo scorso è stata, e nemmeno sempre. Una Spal forte che nonostante un campo infame e una gara dura è riuscita a concretizzare e a conquistare tre punti im-por-tan-tis-si-mi fermando una diretta concorrente e un’ottima squadra. Come al solito è dura stilare classifiche di rendimento. Una cosa, anche questa solita, si può dire e scrivere. Che il tecnico Dolcetti cambia sempre, spiazza gli avversari e alla fine ha sempre ragione. E il resto è il cuore, elemento imprescindibile per emergere in tornei tanto tosti. Basta un dato a confermare quanto sia meritato questo primato e questa ennesima, bellissima domenica con parecchie concorrenti ora più staccate. Basta riguardare la classifica che, come sempre, dice tutto. E dice che dopo la Spal, a quota uno, a proposito di partite perse, le meno battute sono a tre. Una bella differenza, quasi quanto le dodici partite consecutive senza subire sconfitte. Senza contare un dato ormai sicuro, definitivo. E’ molto ma molto difficile fare gol a questa squadra. E si tratta di un dato, per gli amanti delle statistiche, assolutamente decisivo.
Nonostante tutto non mi resta che piangere – colpa della lontananza – e difendere con i denti le conquiste degli ultimi anni. La webcronaca della domenica prima di tutto, ma anche la tanta informazione spallina che oggi, tra internet e giornali, in quanto a notizie, inchieste, video ha pochi confronti e non solo in termini di quantità. E poi mi resta questa avventura. L’avventura di un formidabile campionato che non ci pare vero perché dovevamo salvarci o quasi e invece siamo lassù a sognare con gli occhi aperti e le mani pronte ad assumere la posizione che avevamo dimenticato. Di legno siam, si cantava una volta in curva agitando le braccia a mo’di Pinocchio. Ecco, la Ovest, un altro tassello della rinnovata e ritrovata passione che… ci ritorni in mente, bella come sei. Dopo tanti anni e dopo tante recenti, solitarie, vincenti battaglie, i ragazzi che vedono la partita in posizione curvaiola, domenica hanno messo la cosiddetta ciliegina su una giornata già bellissima. L’hanno fatto cantando la loro idea, che è anche la mia. Sostegno massimo alla nuova società, arrivederci e grazie (eufemismo) a Pagliuso e amici e amici degli amici. Sottoscrivo tutto, sto con loro, e non da oggi. E poi basta guardare indietro! Soprattutto quando il presente calcistico è fatto così e il futuro calcistico ferrarese è l’unico futuro – tra crisi, disoccupazione e razzismo – che si può immaginare importante. Un po’ come il mitico gessato del Comandante Pozzi. Faccina che ride.

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