IL PUNTICINO PER RICOMINCIARE DAVANTI ALL’OCCASIONE GROSSA

La solita storia. Del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Che a forza di scriverla è come se nel bicchiere di cui sopra ci fosse il Latte di suocera. Ottanta e passi gradi che stendono anche un montanaro della Val di Sellerone Cavallino (per i più moderni: non cercatela col tom tom, non esiste ma dà l’idea) abituato a distillarsi alcol puro là, sulla baita. Inutile (ri)scrivere che per quanto mi riguarda il bicchiere è mezzo pieno. Sempre. Anche di fronte all’evidenza contraria. Me l’ha insegnato un vecchio coro della mitica Ovest. Farò quel che potrò per la mia Spal. Ecco, appunto. Sto esagerando ma la penso così. E penso anche, dopo aver letto e parlato con i miei fidi narratori – gente che sa di calcio decisamente più di me – che il pareggino di San Benedetto fa bene al morale, serve a ripartire, e va anche analizzato dal punto di vista della prestazione. Lo zero assoluto o quasi, da una parte e dall’altra, nel primo tempo. Bene, invece, una mezzora buona della ripresa con la Spal, dopo parecchio tempo, a fare la partita, a provarci, a correre e a dimostrare in una frazione tante cose che penso da tempo. La più importante dopo i famigerati avvenimenti è l’importanza di Centi per questa squadra. Assoluta. La seconda: la condizione fisica c’è. La terza: lo spirito è tornato quello che c’era una volta e, questa, è cosa molto ma molto importante perché quando arrivi da un periodo così e da una legnata come quella contro il Ravenna è complicato non aver paura. Aggiungo, alla bilancia positiva, la classifica e i risultati delle altre. Si avvicinano Verona e Ravenna, è vero, e si accorcia il divario tra spareggi che piacciono e spareggi che terrorizzano ma la Spal è lì, a portata di playoff e qui, cari lettori vicini e lontani, mi levo non un sassolino ma un macigno da queste scarpe ormai sformate.
Io, in quanto spallino, quest’anno ho vinto un campionato ancora prima di cominciare. Io, in quanto spallino, ho vinto il futuro trovando una società di gente esperta e di persone perbene. Io, in quanto spallino, sempre prima di cominciare avrei firmato (e non ero l’unico, solo che io, a differenza di chi ha perso la memoria storica, cosa tipica in Italia, me lo ricordo bene il passato recente!) per una salvezza senza playout. Fossi nella società, poi, starei lì dalla mattina alla sera a sventolare il nostro adorato vessillo, quello con scritto Curva Ovest s’intende, pensando a come frutteranno gli investimenti principali e azzeccati di Arma e Cabeccia (!). Poi,siccome non è tutto oro anche quello che non luccica, certo non posso evitare di scrivere e di pensare, contrariamente a qualche tempo fa, quindi faccio pubblica ammenda, che un centravanti di quelli brutti, sporchi e cattivi, che finiscono in fuorigioco sei volte su dieci ma la buttano dentro con la stessa frequenza, ebbene sì, ci sarebbe servito, lì di fianco ad Arma. Attenzione: ho sbagliato sì, ma sia ben chiaro che io Moro lo aspetto ancora perché l’ho visto giocare parecchie volte e, chiedere a quelli che hanno avuto la stessa mia fortuna, se il “vecio” si sblocca ci sarà da stare allegri. A proposito. A parte i complimenti ai tifosi che hanno fatto anche questa trasferta, la più lontana (siete voi la Spal, ragazzi!), davanti c’è un lunedì di passione (spallina). C’è la Reggiana e, per favore, che non si parli e scriva di derby. Quello è con il Bologna. Punto. C’è la squadra più in forma del momento, insomma, e c’è soprattutto un’occasione grossa per i colori bianco e azzurri. Ritrovare la vittoria e il morale in un colpo solo. Peccato solo, come mi scrive un tifoso che abita a Santa Maria Maddalena, che delle regole assurde, miopi, burocratiche, cavillose, sciocche e potrei continuare a consumare tutta la pagina, impediscano l’accesso allo stadio ai tifosi reggiani e agli spallini che risiedono al di fuori della provincia di Ferrara. Chi, come l’amico mio, abita da sempre al confine con la provincia di Ferrara, a sei chilometri dal Paolo Mazza, cioè, e deve esibire la carta d’identità per acquistare il biglietto può riscontrare l’imbecillità della cosa visto che lo stesso documento non certifica la residenza. Tanto che, quando si cambia casa, l’unica carta in cui non viene apportato il cambio di indirizzo è proprio la carta d’identità. E poi dicono che gli stadi sono vuoti… Ma fatemi il piacere. Lo stesso che chiedo alla Spal, lunedì prossimo. Il piacere di vincere.

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