LA SETTIMANA MOLTO BIANCA E POCO AZZURRA E LA DOMENICA DELUDENTE ASPETTANDO PORTO

Viva la tecnologia. Scrivo da duemila metri rinunciando (volentieri) al primo giorno di ferie sulla neve per sentire Stefano Calasso, per leggere Alessandro Orlandin, per tifare Capecchi, Ghetti, Cabeccia, Bedin, Zamboni, Bortel, Quintavalla, Migliorini, Bazzani, Valtulina, Smit. Qui dal rifugio il richiamo delle piste innevate è sensibile ma il richiamo della Spal è maggiore. Eppoi è una domenica importante dopo l’assurdo caso Potenza e il solito assolutamente fuori tempistica intervento della giustizia ordinaria. A proposito, mi tocca chiedere scusa per un commento apparso su questo sito lo spazio di una colazione e poi prontamente levato causa ignoranza. Mia, s’intende. Stavolta, infatti, su questo brutto pasticciaccio Potenza, Macalli e i suoi c’entrano zero. Va bene che il regolamento fa schifo e va cambiato assolutamente ma qui chi ha toppato è la giustizia che è arrivata in ritardo di un secolo e ora, in attesa dei vari ricorsi, rischia di sfalsare un bel po’ sto campionato già di per se strano. Chiusa parentesi.
Da qui vedo il rifugio famoso per avere un cuoco che ha inventato un dessert con un sigaro di cioccolato immerso nell’oro zecchino (giuro), guardo il sole specchiarsi sulla neve un po’ molliccia ma è meglio chiudere le tende per non rosicare e tenere gli occhi fissi su questo computer che mi racconta la partita della Spal. A parte i complimenti, tanto per cambiare, al Comandante Pozzi – decisamente il più lucido nell’analizzare il caso Potenza – sto qui solo, soletto ad aspettare che qualcuno la butti dentro in una partita che – aveva ragione come sempre Notaristefano – sarà dura. Forza Spal, Forza Spal, Forza Spal. Le provo tutte e anche di più dal punto di vista della scaramanzia mentre le tre salsiccie del pranzo mi si ripropongono e i sei calici di bianco mi fanno sembrare in movimento la tastiera sulla quale pigio i tasti e ogni tre lettere devo ritornare indietro per cancellare gli infiniti refusi. Avevo detto al pres e direttamente a Valtu che vedevo un gol dello stesso Valtulina ma qui siamo già al 34’ e mannaggia la sbomballata zozza di quella vacca ignorante pestifera zozza e sbugamata succede poco. Dai ragazzi, dai. Socrate divora semi di zucca e mi guarda come succede sempre la domenica. Crede di avere un padrone pazzo e ha ragione lui… per fortuna che non capisce la mia blasfemia costante e frequente. Il segnale radio va che fa sembrare balbuziente il mitico Calasso e soffro, madonna se soffro cazzo, ma potevo partire lunedì mi chiedo mentre la scaramanzia mi induce a intonare i primi, solitari cori nella speranza che il vantaggio e poi il raddoppio e anche il tris arrivino presto. E invece quella che è arriva presto è la fine del primo tempo. Zero a zero. Eppure con un goletto infimo saremmo a un passo dai playoff. Dai ragazzi, dai. Vi prego, vi scongiuro. Dai Bazza facci un gol, dai Valtu, dai chiunque, dai. Niente. Passa un quarto d’ora e succede zero. Quel litro e trequarti di pipì che mi sto tenendo sempre per scaramanzia causa i calici di bianco di cui sopra devo andare a farli. Tolgo la cuffia e decido che se riesco a stare cinque minuti senza ascoltare… il gol lo facciamo. Anzi, facciamo così, alla faccia della volgarità. Se supero le dieci sgrullate ce la facciamo. Io ce la faccio e ora mancano venticinque minuti. Entra Paolino per Quinta. Scatta l’imitazione di Maldini padre. Vai Paolino, vai Paolino! Intanto Socrate starnutisce perché non riesco ad abbandonare la stanza quindi la web per fumare sul balcone e l’uccello, quello che vola, deve sorbirsi il fumo delle sigarette e l’aria dei duemila metri. Resisti patato che ora la mettiamo dentro. Invece no, quel pesce lesso privo di lisca senza maionese dell’arbitro decreta un rigore molto ma molto ma molto e ancora molto dubbio che, per fortuna, anzi per bravura, San Capecchi para (Alessia raddoppia la dose anche da parte mia!) e mancano ancora poco più di cinque minuti.  
Ma non c’è nulla da fare. E’ una giornata storta e ora tocca pure aspettare quindici giorni perché c’è un inutile sosta. Per concludere almeno due righe serie in questa rubrica, a parte il mio solito ottimismo che mi convince del fatto che andremo a vincere in quella maledetta Portogruaro, è meglio stare in campana e pensare alla salvezza. Non vorrei che rimesse le cose a posto la squadra si sia deconcentrata e abbia perso quell’umiltà indispensabile per salvarsi, prima di tutto, e per sognare, ma soltanto alla fine. Guai a voi, eh ragazzi. Non facciamo cazzate. Testa bassa subito, umiltè alla Sacchi sempre e vacca boia quindici giorni senza Spal sono come sette giorni in montagna a wurstel, stinco, crauti, canderli, polenta due volte al giorno senza mai riuscire a svuotarsi. Non è il caso mio, per fortuna, ma è il caso nostro, di spallini s’intennde, dover restare a guardare per due settimane dopo una deludente domenica biancazzurra. Ci si ribecca dopo la stregata Porto. Ma una volta, una sola, vogliamo distruggere quell’avversario fastidioso? Vogliamo ritrovare la Spal che ha strapazzato Andria e Giulianova? Vogliamo ricominciare con quello spirito? Zambo, ti prego, pensaci tu.

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