L’ESULTANZA RUBATA E LA SVOLTA SOGNATA

Uno dovrebbe cominciare dalla gioia, dalle esultanze, dal racconto di una giornata particolare, dalla festa, dagli abbracci. E invece no. Perché tutto è stato rubato. Se non fosse per i fotografi e per le televisioni non avremmo nemmeno potuto vedere l’effetto che fa pareggiare in rimonta a Verona. Colpa dei soliti noti. Colpa dei geni che risolvono vietando qualunque cosa. In questo caso l’entrata allo stadio. Non è stata la prima volta e, purtroppo, non sarà l’ultima perché il disegno è chiaro da anni. Da una parte un campionato d’Europa per pochi ricchi, dall’altra tutto il resto d’Italia con pochi spiccioli, poche televisioni, pochi spettatori nei nostri già fatiscenti stadi che, per la cronaca, sono stati rifatti e in molti casi addirittura costruiti nemmeno vent’anni fa. Ognuno, giustamente, protesta come vuole ma in questo caso il mio personale ottimismo non riesco proprio a sbandierarlo perché non lo trovo.
Quello che fa male, che ti porta a provare un fastidio insopportabile, è appunto questo furto del sentimento. Questo impossessarsi delle felicità, effimera quanto si vuole, altrui. Questo non aver potuto, da parte dei tifosi biancazzurri, abbracciarsi al pareggio di Bracaletti che per una volta serve a portar via un risultato positivo da quella (di solito) fatal Verona non soltanto per i nostri colori. E’ uno schifo, si può scriverlo tranquillamente tanto frega nulla a nessuno. Non ci resta che immaginare le solitarie, e non solo, esultanze dei tanti tifosi, ognuno come ha potuto. Il gruppo di Leo e Pv che se la godeva ad Asiago davanti a un computer, Nipponappiparamatti che era in servizio per Legnago-Cerea (che sfiga!), Alessia che è riuscita a esserci e mi immagino la faccia in quella selva di veronesi, tanti Spallinati dispersi per Ferrara e altrettanti spallini a spasso magari concedendo forzatamente il giorno di festa alla famiglia. Qualcuno l’ho informato io via sms e anche il “sìììììììììììììì” scritto da Gda, al minuto del rigore, sarebbe bello averlo potuto documentare con tutti gli altri per poi proiettare, insieme e appassionatamente, le tante, differenti reazioni che ci hanno scippato.
Per il resto è stata una bella giornata, quella di domenica. Merito della Spal, ovvio, soprattutto di quella Spal rientrata in campo nella ripresa. Mi ha detto il fratello dell’uccellino che vola sempre sulle spalle di Del Piero che nell’intervallo ci ha pensato il grande “Bazza”, a modo suo, a dare la scossa alla squadra. Qualche parolina di quelle giuste che servono a noi eretici e atei per sbollire la rabbia e via così. Al resto ha pensato il nuovo tecnico Notaristefano chiedendo ai suoi un altro atteggiamento, un altro spirito e, soprattutto, di provare a giocare a pallone senza pensieri, senza paura, tenendo il pallone per terra. Certo, con il Verona sacrosantamente in nove si poteva fare di più. Ma questo è il problema maggiore della squadra. La paura di cui sopra. La paura di perdere ma anche la paura di vincere. Questo è il lavoro maggiore che toccherà al nuovo allenatore insieme con un po’ di brillantezza come ha lui stesso dichiarato appena arrivato. Bisogna stare tranquilli e non farsi condizionare dall’avversario o, peggio ancora, dal fatto che si giochi al Paolo Mazza. Questa Spal, lo penso da inizio luglio, è all’altezza della situazione. Deve soltanto crederci e giocare al calcio. Domenica prossima, contro la Reggiana, arriva un’altra chance fondamentale che può diventare la svolta. L’importante è giocare e sorridere e correre. Qui, almeno da questi primi passi e da queste prime idee, Notaristefano mi ricorda Gibì Fabbri. E non è poco.
E’ tanto, invece, anzi tantissimo, quello che il nostro sito de Lo Spallino ha raggiunto in appena quattro mesi di vita. Centomila visite festeggiate proprio domenica sera sono una marea, quasi il doppio rispetto ai miei – per la verità poco prudenti – calcoli. E’ un traguardo che voglio condividere con tutti i lettori. Da quelli che ci hanno scritto per farci i complimenti a quelli che ci hanno dato consigli fino a quelli che ci hanno criticato dimostrando di essere attenti al nostro lavoro. Un traguardo che tutta la famiglia de Lo Spallino (grazie ragazzi e ragazze!) ha ottenuto divertendosi e lavorando tanto ma proprio tanto per un unico scopo. Quello di sostenere la Spal che, intesa come società, ci ha dato la sua disponibilità per la realizzazione delle nostre interviste. Grazie a tutti, allora, e centomila volte… Forza Spal.

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