A PROPOSITO DEI GIOVANI

L’ANALISI. La crisi del calcio italiano e le nuove norme sugli under. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sulle cifre esatte dei contributi e sui programmi che non possono, e non devono, dipendere dall’utilizzo di due ragazzi nati dopo l’89. Cesena e Portogruaro insegnano.

Che il calcio italiano sia alla frutta, meglio: direttamente al maraschino, è cosa nota e anche buona e giusta se si considera la politica che si attua da anni e i nomi e i cognomi che da una vita fanno, e soprattutto disfano, dall’alto delle loro consumate poltrone che contano attorno al nostro pallone sgonfiato. Calciopoli poteva, e doveva, essere una svolta. Non è successo. Le difficoltà dei club tricolori in Europa non sono state considerate un campanello d’allarme. Così come il furto di alcuni giovani calciatori da parte di club esteri. Oppure le strategie lungimiranti di società come Arsenal e Aiax. E ancora: la mancanza di difensori fin dai vivai e si potrebbe continuare per decine di righe.
Adesso è arrivata la figuraccia mondiale. Ma era già tutto previsto. E allora che fare? Si mettono i limiti agli extracomunitari, si apre in B e in Lega Pro all’utilizzo dei giovani e altri provvedimenti li vedremo presto. In mezzo a inutili schifezze – vedi la tessera del tifoso – tutte le “pensate” dei soliti noti rischiano di lasciare il tempo che trovano se non si ristrutturano i settori giovanili, se gli stadi continueranno a essere questi, se si continuerà a favorire il telespettatore rispetto al tifoso vero, quello che, nel nostro caso, va alla Spal. Persino in Svizzera, paese che di sicuro non ha una tradizione calcistica all’altezza della nostra, i vivai fanno impallidire anche i nostri migliori. Ecco, su questo punto Lo Spallino vigilerà e spingerà sempre affinché il futuro della Spal passi per quello che succede in via Copparo.
Chiusa la parentesi, e già scritto tutto quanto si poteva su pregi e difetti delle nuova normativa sugli under, bisognerebbe fare un po’ di chiarezza su cosa cambia nei progetti delle varie società alla luce dell’obbligo degli under 21 e under 23. Ecco, partiamo da qui. Non si tratta di pulcini o giovanissimi ma di ragazzi che se a quell’età non giocano in terza serie, salvo rare eccezioni, è meglio che cambino mestiere. Certo, scoprire una nuova regola oggi non consente a tutte le squadre di svolgere quel lavoro di scouting necessario per acquistare e scovare giocatori all’altezza. E questo, ma soltanto oggi, sarà la vera incognita soprattutto per chi ha meno soldi da spendere. Però resta il fatto che non può essere questa nuova normativa a preoccupare o, peggio, a mettere da parte ambizioni. E questo non vale soltanto per la Spal.
Un dato pubblicato oggi dalla Gazzetta dello Sport è emblematico in questo senso. Nell’anno della promozione in serie B, due stagioni fa, il Cesena guadagnò, tramite i contributi per l’utilizzo dei giovani, la bellezza di 900 mila euro. In sostanza esempio migliore non esiste: si può vincere anche con i giovani e ci si guadagna pure. Per tutti questi motivi, per il momento di difficoltà che attraversa l’Italia pallonara e non solo, il nuovo regolamento di lega Pro può essere, se non altro, un aiutino modello quiz. Un piccolo passo verso una politica sportiva opposta a quella di oggi. Una politica che, per vincere, almeno in Italia, porta a indebitamenti assurdi e a squadre formate soltanto da stranieri o quasi. Uno scempio assoluto.

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