LE VACANZE DI GRUPPO, LA TINTARELLA DI ZAMUNER… LA SPAL DI MESSERSI’

Negli anni d’oro della Spal sei stato un’ala molto forte e a Ferrara hai vissuto un periodo molto intenso e ricco di soddisfazioni.
“E’ stato un periodo fantastico. Tra noi, il Mister e la città di Ferrara si era creata un’alchimia speciale. Gibì Fabbri è stato davvero un grande allenatore. Mi vengono in mente i giovedì mattina allo stadio, Fabbri ci convocava sempre per un confronto di gruppo. Era un’occasione per parlare di noi, del nostro gioco, per studiare gli avversari e commentare gli articoli dei giornali. Ci diceva che lo faceva soprattutto per svegliare i dormiglioni del gruppo che in questo modo erano obbligati ad alzarsi presto! Poi ognuno tornava a casa sua e ci si rivedeva il pomeriggio per l’allenamento quotidiano. I ricordi sono davvero tanti, ci vorrebbe una giornata intera per raccontarteli tutti”.

Facciamo sorridere chi ci legge… Villaggio Valtur, Zamuner, Labardi, Mezzini e Mangoni. Come è nata l’idea di questa vacanza tutti insieme?
“A dire la verità non è stata l’unica vacanza che ho fatto con loro. Ho iniziato andando al mare con Mangoni e le nostre famiglie, poi gli anni successivi si sono aggregati anche Labardi, Zamuner e Mezzini e così il gruppo è cresciuto”.

È vero che Mangoni era l’animatore del gruppo, precisino e organizzato?
“Un po’ si ma credimi, era davvero spassosissimo…”.

E Zamuner? Non so perché ma me lo immagino sdraiato al sole, crema abbronzante e specchio riflettente!
(grande risata) “Beh anche a noi piaceva stare al sole anche se non eravamo dei patiti della tintarella. Diciamo che cercavamo di trascinare Giorgio in qualche attività sportiva e in tutti quegli appuntamenti di moda che si fanno abitualmente nei villaggi”.

Tu invece ti rilassavi con il tiro all’arco…
“Questa cosa del tiro all’arco è rimasta nella memoria di tutti! Essendo un tipo tranquillo volevo fare attività rilassanti e così alternavo il tiro all’arco al golf, che è un altro sport piuttosto distensivo”.

Mancano Labardi e Mezzini… Di loro cosa ci dici?
“Labardi si sa che è un gran simpaticone e anche Mezzini faceva la sua parte. Erano due tipi “da spiaggia” come si dice, sempre pronti a proporre cose nuove e simpatiche da fare. Insieme formavamo davvero un bel gruppo e cercavamo di goderci al massimo le nostre vacanze”.

Quand’è l’ultima volta che hai rivisto tutti i tuoi ex compagni di squadra?
“L’ultima volta che li ho rivisti è stato l’anno scorso in occasione della festa di compleanno organizzata per Gibì Fabbri. E’ sempre bello vedersi e raccontarci delle nostre vite. Quando qualche volenteroso riesce a trovare una data compatibile con gli impegni di tutti e un luogo comodo da raggiungere ci troviamo, la voglia di stare insieme non manca mai”.

Tra loro ci sarà sicuramente qualcuno a cui sei più legato…
“Mezzini abita vicino a me e quindi è facile incontrarsi. Giorgio poi viene spesso a salutare  Massimo e in quell’occasione ci troviamo per una bella cena a base di pesce, magari a Riccione. E poi c’è Andrea Mangoni, a cui sono legato da una sincera amicizia che dura da anni. Gli altri purtroppo li vedo solo nelle occasioni ufficiali ma è sempre un piacere stare con loro”.

Nella vita sei sempre stato calmo e riflessivo, in campo invece una scheggia impazzita! Cosa scattava dentro di te quando iniziavi a giocare?
“Premesso che io a Ferrara stavo davvero bene e questa serenità mi aiutava molto, la grande carica ce la dava il pubblico. Quando entravamo in campo la curva ci faceva una grande festa, inneggiando i nostri nomi e regalandoci grossi applausi, tutte cose che inevitabilmente caricano a mille un giocatore. Mi ricordo certi stadi colmi di gente, adesso vedo in giro solo gradinate semi deserte da fare tristezza”.

E di questa Spal cosa ci dici?
“La seguo sui giornali, ho visto che è partita bene ma adesso si è un po’ persa per strada. Ferrara ha vissuto il calcio che conta e quindi posso immaginare lo spirito dei tifosi che da sempre sono legatissimi alla squadra. Ma il campionato non è mica finito!”.

Anche tu come alcuni tuoi ex compagni di squadra, appese le scarpette al chiodo, non sei diventato né allenatore né dirigente sportivo ma hai optato per una vita decisamente diversa…
“Nel calcio non c’è posto per tutti! Fare l’allenatore non è semplice come tanti credono, ci vogliono delle qualità, bisogna esserci portati. Ho avuto una piccola esperienza di questo genere nelle giovanili del Fano ma mi sono subito reso conto delle reali difficoltà che questo ruolo comporta. Il dirigente sportivo invece è un’alternativa che non ho mai nemmeno preso in considerazione. Adesso faccio l’assicuratore e sono felice. E’ stata una casualità. Il mio attuale socio, che tra l’altro è un ex calciatore, mi ha proposto questo progetto di lavoro e io ho accettato. Lavoriamo insieme da quindici anni e fino adesso va tutto bene”.

Ma c’è qualcosa che ti manca del calcio e del suo mondo?
“Qualcosa che mi manca in effetti c’è: la spensieratezza di quegli anni! Essere un calciatore è una grande fortuna e il mondo del calcio è un piccolo universo privilegiato che non ha niente a che vedere con la vita vera, quella della gente normale. Quando smetti di giocare ti ritrovi di colpo a confrontarti con una realtà completamente diversa, meno facile e più problematica. Così, quando ripenso a quegli anni così belli non posso fare a meno di provare un po’ di nostalgia per quella leggerezza che ora non c’è più”.

Sei tornato a San Costanzo nelle Marche, a casa tua… Come è la tua vita adesso lontano dai riflettori del calcio?
“La mia vita è normalissima, come quella di tanti altri. Ho sempre voluto ritornare nella mia città e quando è arrivato il momento di lasciare il calcio ho cercato di costruirmi una quotidianità il più possibile serena e solida, ho ritrovato qualche vecchio amico d’infanzia e me ne sono fatti di nuovi.  La vita di una persona qualunque, lavoro, famiglia e gli amici di sempre”.

Se ti dico Spal cosa dici?
“Ti dico che sono stati tre anni indimenticabili. Ho giocato in altre società e per periodi anche molto lunghi ma un’atmosfera così non l’ho mai più trovata. Non so dirti davvero da cosa sia dipeso ma il nostro gruppo era davvero unico, tra di noi c’era un complicità rara. Anche il rapporto con i tifosi è sempre stato molto intenso e confidenziale. La Spal mi è rimasta nel cuore, sarà per sempre una parte della mia vita fondamentale, difficile da dimenticare”.

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