LA DIGNITA’ DI QUINTAVALLA: MI ASPETTAVO UN ALTRO TRATTAMENTO MA HO BUONI RICORDI LEGATI ALLA SPAL

Hai esordito giovanissimo in serie A con il Bologna debuttando contro l’Inter. Che cosa ricordi di quell’esperienza?
”Quella partita non è stata giocata a San Siro ma al San Nicola di Bari perché il Meazza era stato squalificato a causa di un incidente assurdo: durante Inter-Atalanta, dalla curva è stato lanciato un motorino in campo. Ma nonostante questo brutto episodio è stata un’esperienza meravigliosa, un piccolo sogno realizzato”.

Sei cresciuto in una piazza calcisticamente molto gettonata…
”Il Lumezzane è una piazza dove i giovani possono crescere ed esprimersi al meglio vista la professionalità della società e le pochissime pressioni. L’ambiente è veramente tranquillo, quasi famigliare. In quegli anni ho giocato con Matri, Balotelli, Sinigaglia, Dallamano e altri che stanno calcando palcoscenici importanti”.

In una vecchia intervista hai detto, con grande sicurezza, che per te il Lumezzane è sempre stato solo e soltanto Bortolo Pozzi. Che cosa volevi dire?
”Volevo solamente dire che lo “stile” Lumezzane, invidiato e preso come esempio da molte società calcistiche italiane, è finito nel momento in cui la famiglia Bonomi e Bortolo Pozzi sono usciti dalla società”.

Si dice che tu sia stato il pupillo di Pozzi…
”Se fossi stato il suo pupillo probabilmente sarei ancora a Ferrara…”.

Come sei arrivato alla Spal? ”Dopo aver vinto i playoff con il Lumezzane ero in scadenza di contratto, così prima di firmare il rinnovo ho chiesto consiglio a Pozzi che mi ha detto di aspettare perché molto probabilmente sarei andato con lui alla Spal”.

Te la ricordi l’estate del ripescaggio?
”Certo, eravamo in ritiro e quando è arrivata la notizia l’entusiasmo era alle stelle… Nuova squadra, nuova società, nuovo campionato, meglio di così non poteva andare!”.

Come hai vissuto la nascita dell’éra Butelli?
”L’ho vissuta con molto entusiasmo e molto slancio. Non è facile per gli imprenditori lontani dal mondo del calcio calarsi velocemente nelle dinamiche di una società che vede l’andamento del proprio valore oscillare di domenica in domenica in base a equilibri veramente molto precari. Lo apprezzo per il coraggio che ha avuto nel buttarsi in un avventura del genere”.

Sono stati entrambi tuoi allenatori. Dacci un giudizio su Dolcetti e Notaristefano.
”Due allenatori veramente molto diversi. Con Notaristefano ho trovato più continuità perciò sarei un ipocrita se non ti dicessi che con lui ho lavorato meglio. Con Dolcetti non ho mai avuto nessun tipo di problema particolare, la stima è reciproca ma spesso ho fatto fatica a condividere alcune sue scelte. Mi hanno lasciato entrambi ricordi positivi e questo credo sia la cosa più importante”.

Che cosa ci racconti della tua stagione spallina?
”Ci sono tanti ricordi e bei momenti che mi vengono in mente… Mi ricordo un episodio simpaticissimo che mi va di raccontarti. Dopo il gol nel derby con la Reggiana, che tra l’altro ci regalò il secondo posto in classifica, il lunedì mi ha fermato la Polizia Municipale per un controllo ma invece di farmi la multa mi chiese un autografo! E’ stata una cosa inaspettata vista la proverbiale fama di incorruttibilità dei vigili ferraresi”.

Quel gol alla Reggiana ti ha dato una doppia soddisfazione…
”Eh sì… io, tifoso del Parma e giocatore della Spal, che segno un gol alla Reggiana: una soddisfazione immensa. Credo che per un tifoso granata non ci sia niente di peggio…”.

E i tuoi ex compagni? Non dirmi che anche tu senti sempre Zambo…
”No…. sento spesso Guidone, almeno una volta a settimana. Anche Capecchi ma con meno frequenza”.

La fascia destra è sempre stata il tuo habitat naturale, poi che sia difesa, centrocampo o attacco, non importa. Lo sai che per questo motivo qualcuno ti ha soprannominato lo “Jorgensen spallino”?
”Magari avere i piedi di Jorgensen…”.

Torneresti a giocare a Ferrara?
”A volte penso a come sarebbe tornare a giocare in una squadra dove si è già stati e credo che sarebbe un po’ come tornare insieme a una ex fidanzata, se ci si è lasciati qualche motivo ci sarà stato”.

Dopo due stagioni in terra spallina, il tuo contratto non è stato rinnovato a causa di un mancato accordo con la società. Ti è rimasto l’amaro in bocca?
”Mi era stato proposto un biennale al 25% in meno, facendo due conti a 28 anni e 30 presenze  pensavo di meritarmi un altro trattamento. Con il senno di poi avrei fatto meglio ad accettare, a volte si rischia e magari si può perdere ma essere sempre troppo accondiscendenti ti fa perdere autostima e orgoglio che per me non hanno prezzo”.

Come è adesso il tuo rapporto con Pozzi?
”Non ci sentiamo ma non ci sentivamo neanche prima, perciò direi invariato”.

Adesso giochi nella Virtus Entella. Come ti trovi e come sta andando il vostro campionato?
”Domenica ci siamo salvati, un obiettivo importante visto che è una società ripescata in estate dalla serie D. Il Presidente ha grandi ambizioni, vedremo in futuro”.

Prima, però, hai vissuto un periodo senza contratto. E’ così difficile trovare un ingaggio?
”Pensavo di no, invece il mercato è veramente qualcosa di surreale, sto ancora cercando di capire come funzionano queste dinamiche”.

Che cosa pensavi in quei momenti?
”Non è sicuramente un momento facile, dopo dieci anni ininterrotti di carriera ritrovarsi a casa è veramente dura. Ti fa pensare molto a quello che succederà quando smetterai definitivamente di giocare, ti accorgi della fortuna che si ha nel fare un mestiere del genere”.

Per fortuna quel brutto periodo è passato. Vuoi salutare i nostri lettori?
“Certo, mi raccomando non mollate mai, più si soffre e più si apprezzeranno i successi”.

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