ASPETTANDO IL SOLE DELL’AVVENIRE

Uno ci crede dall’inizio. Studia i nuovi acquisti. Si immagina cose fantastiche, gol strepitosi, colpi di tacco e finezze varie. Passa un giorno sì e l’altro pure a sognare Il Giorno. Quel Giorno. Quello del ritorno in B. Anche a occhi aperti, persino con la luce del pomeriggio, addirittura mentre fai altre cose. Ti immagini il fischio finale. Gli abbracci con gli amici. L’invasione di campo. La festa negli spogliatoi. E poi la sera con la squadra. La notte infinita. The day after. Le tabelle di mercato della serie cadetta sui quotidiani nazionali. I primi acquisti per la serie B. La Spal a Novantesimo minuto. E ci credi, eccome se ci credi. Pensi che dev’essere l’anno buono. Che stavolta ce la facciamo. Che se pesti una mattonella senza toccare una riga è promozione diretta o che se stai un mese senza toccare il vino, a Natale hai dieci punti di vantaggio sulla seconda. Sogni. Ogni giorno. Aspettando quello del trionfo.
E invece no. Anche stavolta è andata male. Anzi, peggio. L’anno migliore è diventato il peggiore. Finito addirittura con una sconfitta in casa, in uno stadio mai o quasi così deserto. Peggio di così… si tifa Spal. Ecco, questo è il punto. Nel giorno più nero della stagione più nera della situazione più nera, puoi fare nulla. Sperare nella solita, inevitabile rivoluzione. Puoi fare la tua lista di chi vorresti rivedere con la tua maglia. Immaginare quale allenatore prendere e poi aspettare e soprattutto tirare un sospiro di sollievo. L’anno della Gigante Illusione è finito e c’è poco da andare in pace. Dice: vabbé ma perché è finita così? Già, perché? Boh. Saperlo. Infortuni, sfiga, acquisti sbagliati, mentalità, comportamenti, dedizione, impegno, qualità, carattere. Va bene tutto ma cambia di poco. Resta la classifica. Impietosa. Avvilente. Impensabile.
La rivoluzione di cui sopra è, di sicuro, l’unica cosa da fare. Quando un triennio finisce così c’è poco da chiacchierare o discutere. Le parole sarebbero comunque inutili, le scuse anche di più. Tutti gli alibi o le giustificazioni che pure esistono diventano trasparenti davanti ai fatti. Occorre cambiare. Ripartire. Ricominciare. Scherzando, ma non così tanto, basterebbe fare l’esatto opposto. Staremo a vedere.
L’ultima puntata “regolare” di questa rubrica va in stampa in forma ridotta per lo sciopero delle idee di chi scrive. Resta la voglia di ribadire pochi concetti fondamentali e già scritti. Parole semplici e chiare. Vocaboli come “resettare”, “settore giovanile”, “uomini”, “progetti”, “pubblico”, “passione”. Per il resto ora, anche su questo sito, ci toccherà parlare di calciomercato, toto allenatori, conferme, acquisti, cessioni. Una palla infinita. Personalmente, ma anche questo è già stato scritto, mi auguro di salutare l’arrivo a Ferrara di un manipolo di illustri sconosciuti per i quali indossare la maglia della Spal sarà come mettere la camiseta blanca del Real Madrid. Ma più di ogni altra cosa mi auguro di essere costretto, si fa per dire, a raccontare iniziative e fatti concreti per riaccendere la passione, per riportare la spallinità nelle scuole, per incontrare un bambino in giro per Ferrara con qualcosa di bianco e azzurro addosso.
Dal basso del mio atavico, incosciente, folle ottimismo continuo a crederci e persino in questo momento triste come è tifare per il Portogruaro o giocare come Fonjock non vedo l’ora che arrivi il prossimo campionato. Tutte le volte, qualsiasi spallino vero del mondo, affida all’anno che verrà il motto dell’anno che si è chiuso. Non può piovere per sempre. No, non può, penso mentre diluvia.

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