IL LUMEZZANE SBANCA CON MERITO IL MAZZA: PER LA SPAL UNA PROVA COMPLETAMENTE DA DIMENTICARE

SPAL-LUMEZZANE 0-2 (0-0)
SPAL (4411):
Teodorani; Ghiringhelli, Zamboni, Pambianchi, Canzian (dal 19’ s.t. Marconi); Melara, Agnelli, Migliorini, Laurenti; P. Rossi (dal 7’ s.t. Castiglia); Arma (dal 40’ s.t. Mendy). A disp.: Capecchi, A. Vecchi, Cosner, Taraschi.
All.: S. Vecchi.
LUMEZZANE (442):
Brignoli; Diana, Luciani, Malagò, Pini; Finazzi, Sevieri (dal 34’ s.t. Faroni), Dadson (dal 44’ s.t. Fondi), Baraye (dal 48’ s.t. Antonelli Agomeri); Gasparetto, Ferrari. A disp.: Rossi, Mollestam, Guagnetti, Lo Iacono.
All.: Nicola.
ARBITRO:  Maresca di Napoli (Assistenti: Viello e Marinelli).
MARCATORI:
19’ s.t. Ferrari (L) su rig., 38’ s.t. Gasparetto (L).
AMMONITI: Agnelli (S), Dadson (L) e Laurenti (S).
NOTE: giornata di sole, temperatura mite, terreno in pessime condizioni. Spettatori 2.200 circa, (932 paganti, per un incasso di  € 9.424 e 1.129 abbonati, rateo di  € 5.778).
Angoli: 6 a 4 per il Lumezzane. Recupero: pt 2′, st 4’.

FERRARA –  Da nove campionati a questa parte ogni volta che dici Lumezzane al tifoso ferrarese vien voglia, sportivamente parlando, di infilarsi le mani dappertutto, nel pagano tentativo dissacratorio di esorcizzare una maledizione che sembra proprio non avere fine: è la sesta sconfitta negli ultimi dieci precedenti a fronte di appena due vittorie che, se escludiamo la Coppa, manca addirittura dal 2002/2003. Per la terza volta consecutiva, al “Mazza”, i bresciani hanno la meglio portando a casa l’intera posta in palio e sempre senza reti al passivo: non è poco se consideriamo che sino ad oggi, limitatamente a questo campionato, il Lume non aveva ancora segnato, non aveva ancora vinto e si era regalato nei primi quattro turni ben tre sconfitte di fila per 3 a 0 e appena un misero punticino contro una Ternana in vena di regali sette giorni fa. Una Spal che, al completo, è riuscita a far resuscitare una squadra arrivata a Ferrara priva di tre titolari importantissimi come il difensore Giosa, l’esterno offensivo Bradaschia e l’attaccante Inglese e salva in un sol colpo di fatto anche la panchina di mister Nicola, data da molti più che scricchiolante alla vigilia di questa sfida.
Per i biancazzurri è una Caporetto su tutta la linea che farebbe spazientire un santo: il pubblico, a fine partita, poco propenso a rispondere lanciando caramelle agli applausi comunque apprezzabili di una sparuta militanza biancazzurra diretta sotto la curva per ringraziare del sostegno, se l’è presa con il direttore generale Bortolo Pozzi, invitato da una ristretta ma decisa minoranza ad andarsene senza mezzi termini, benché oggi, a nostro avviso sulla cattedra degli imputati, se proprio si vuole far salire qualcuno, è l’allenatore e non certo il massimo dirigente dell’area spallina. Dopo il 4231 di Monza mister Vecchi decide per il 4411 con Rossi a sostegno di Arma: l’esperimento durerà giusto venti minuti prima di capire che sarà una di quelle domeniche da dimenticare il prima possibile. Ottavo minuto, eppur non inizia male: Laurenti, tra i migliori pesca, Arma tutto solo davanti a Brignoli con un delizioso passaggio filtrante, ma la conclusione a botta sicura è centrale e di quelle che esaltano le doti dell’estremo difensore valgobbino che con un balzo felino dice di no: qui, però, si fa gol e basta. Un minuto dopo sale in cattedra Teodorani: prima, coperto, su Diana respinge in bello stile una conclusione dalla media distanza poi, sulla successiva ribattuta dice di no a Gasparetto, mandando la palla in angolo. La Spal giochicchia ma in mezzo non ne ha un’idea e non cava un ragno dal buco con Agnelli e Migliorini nella loro versione peggiore sbagliare passaggi a ripetizione, certamente non aiutati anche da un campo infame, che certo non si addice alle loro caratteristiche, il Lumezzane controlla e prova a colpire: Baraye non ci arriva per un niente dopo un bel numero di Finazzi. Se per le vie centrali non si passa, allora si cerca il fondo: Melara crossa egregiamente dopo aver eluso Pini dalla destra, Brignoli a caccia di farfalle permette ad Arma di trovarsi lo scalpo proprio innanzi al pallone ma, vuoi perché si coordina male, vuoi perché non si aspettava un simil regalo, la conclusione che ne esce a porta sguarnita è di quelle raccapriccianti. La fame di gol mangiati dell’attaccante di Agadir però non sembra aver fine: passano dieci minuti, Laurenti con l’esterno si inventa un passaggio da stropicciarsi gli occhi che fa scattare Rachid sul filo del fuorigioco, Luciani è superato in scioltezza in velocità ma al momento di concludere ancora una volta il pur bravo Brignoli lo ipnotizza oltre lo scibile e la Spal si trova ancora a quota zero nella casella dei gol fatti (e ci rimarrà sino alla fine).
Inconcepibile solo a pensare questo giocatore due campionati fa, quando questi gol li segnava a occhi chiusi. Si va al riposo con il Lume che preme, Teodorani dice di no a Gasparetto e conferma la sua personale crescita in un contesto generale dove da stare allegri c’è veramente poco.
Il secondo tempo è di quelli indimenticabili, tutto quello che a calcio non si vorrebbe veder fare la Spal lo fa e pure bene: settimo minuto, Pini diventa Roberto Carlos, ruba palla a Melara e si fa beffa anche di Ghiringhelli prima di lasciar partire un mancino che solo un grandissimo Teodorani toglie dalla retina alla sua destra.  Al decimo tocca ad Agnelli servire su un piatto d’argento l’ennesima palla di giornata ad Arma, stavolta Brignoli è decisivo a mano aperta a respingere la conclusione del marocchino. Flemmatica è la manovra dei biancazzurri, Vecchi toglie Rossi e mette Castiglia e passa al 4141 con Migliorini davanti alla difesa rinunciando ancora all’attaccante quasi a volersi accontentare di un pareggio che poi alla fin fine così schifo non farebbe, poi il fattaccio: mano di Ghiringhelli aperta su Ferrari, lesto e abile in dribbling a guadagnarsi la massima punizione e il numero undici dei rossoblù la trasforma senza incantare con una conclusione debole e centrale. Lume in vantaggio e Spal che va nel panico, ecco il 3142: fuori Canzian dentro Marconi, difesa a tre con Ghiringhelli, Zamboni (tra i migliori anche oggi il capitano) e Pambianchi, Migliorini rimane al centro con Agnelli e Castiglia a dirigere in mezzo il traffico (male) mentre Melara e Laurenti si dannano per mettere Arma e l’ex atalantino nelle condizioni ideali di timbrare: auguri. I bresciani sfiorano il raddoppio due volte: prima con Diana che sfiora l’incrocio dei pali, poi con Ferrari che colpisce il palo esterno alla destra di Teodorani su di una velenosissima quanto potente conclusione all’interno dell’area piccola, dopo aver eluso per l’ennesima volta il morbido Ghiringhelli; ma non è finita qui perché tocca ancora a Teodorani ergersi protagonista su Baraye prima che Arma sul capovolgimento di fronte superi con un pallonetto Luciani e d’esterno tutto solo in area di rigore spedisca ancora una volta la palla dieci centimetri oltre il palo alla sinistra di Brignoli. Quando non deve entrare non entra, l’impressione è che potremmo rimanere in campo tre giorni e tre notti di fila ma nemmeno con una sedia in porta la sfera andrebbe dentro, così ci pensa Gasparetto a chiudere il match ben servito da Baraye in mezzo all’area di rigore su cui si era improvvisato marcatore Castiglia: lo 0 a 2 è ineccepibile e mette il timbro sulla gara non prima di aver assistito a una deprecabile reazione di Agnelli su Malagò (e due, dopo quella con il Pisa nei confronti dell’arbitro) che il direttore di gara punisce alla Ponzio Pilato con una ammonizione a testa a lui e al senegalese Dadson. L’accozzaglia biancazzurra, assolutamente slegata in ogni reparto, che sta in campo come privata di un qualsiasi filo logico, può far poco se non aumentare confusione a confusione: al novantesimo Melara prima e Pambianchi poi cercano almeno il gol della bandiera che a poco comunque servirebbe per lenire la doppia sberla valgobbina, ma il muro rossoblù resiste e alla fine impietoso arriva il triplice fischio di Maresca unito a quelli dei duemila tifosi biancazzurri meritevoli certo di ben altri spettacoli. A Como, Pavia e Carpi nelle prossime due settimane, il compito di dire se quella vista oggi sia o meno la vera Spal: se così fosse, vista la parabola discendente di prestazioni e il calo fisico e mentale a cui si è assistito dall’esordio con il Pisa alla sfida odierna, ci sarà veramente da soffrire.

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