LA RIVINCITA IMMEDIATA, L’EQUILIBRIO FONDAMENTALE E L’UNITA’ CHE FA LA DIFFERENZA

Sette giorni di cattivi pensieri. Mai il bel titolo dell’altrettanto bella rubrica di Gianni Mura su “La Repubblica” fu più azzeccato per descrivere l’ultima settimana in bianco e azzurro. Tanto per cominciare devo chiedere scusa per aver considerato razzisti i “buh” piovuti addosso a Rachid Arma in occasione di Spal-Lumezzane. Il fatto che il giudice sportivo non abbia sanzionato la Spal dice senza timore di smentita che la mia sbagliata interpretazione era appunto sbagliata. Meglio così. Ma i sette giorni di cattivi pensieri non sono nati e poi morti attorno a questo errore di valutazione. In mezzo, infatti, c’è una situazione tesa e negativa che gira intorno alla Spal. Una situazione che parte da lontano ma che poco lontano porterà se non cambierà qualcosa. Mi riferisco alle differenze, alle divisioni interne all’ambiente biancazzurro. E qui non c’entra la squadra. C’entra, invece, il fatto che, anche questo non è certo un mistero, una parte della città tifa per Butelli e l’altra parte vorrebbe il ritorno di Tomasi. A volte magari inconsciamente ma ogni parola, ogni atteggiamento, ogni valutazione gravita attorno a questa contrapposizione. Una contrapposizione che danneggia soltanto la passione per la stessa Spal e che si respira e percepisce e legge ovunque. Negli articoli di noi giornalisti, nei pareri dei tifosi, nel chiacchiericcio cittadino. La firma unitaria del “nuovo” tifo spallino riunito da quest’anno sotto un unico striscione “Estensi” potrebbe invece essere il punto di (ri)partenza per una passione vera, gigante e assoluta unicamente attorno alla Spal. Senza tifosi di serie A e B, senza liti tra gli stessi, senza polemiche quotidiane che riguardano assurde rivendicazioni e classifiche di tifo. Chi scrive, non è certo un mistero, pensa da tempo e scrive da una vita, tanto per essere chiari da quando il Presidente della Spal era Tomasi, che la squadra, quando si impegna, va sempre sostenuta e mai fischiata anche se il risultato non arriva. Non ho cambiato idea e non la cambierò ma questo c’entra poco. Piuttosto è l’unità che manca ancora, nel rispetto delle singole e tutte rispettabili opinioni, ed è qui che, parere personale, c’è più da lavorare. Molto più che sulla squadra che, aldilà del solito e pure comprensibile avvilimento da tifosi spallini dopo anni e anni di delusioni, quest’anno deve esclusivamente salvarsi. Anche questo è un punto discusso e difficilmente comprensibile ma è però indiscutibile. Che faccia piacere o meno.
A rallegrare, almeno a me, questi sette giorni di cui sopra, ci ha pensato il collega Paolo Negri con un bellissimo articolo che potete trovare ancora online sul nostro sito. Un articolo che analizza i vari motivi per cui in Italia e nel resto dell’Europa nel pallone, quindi non solo a Ferrara o in Lega Pro, il calcio è sempre meno seguito. Ne abbiamo scritto tante volte e più di noi l’hanno fatto esperti se non addirittura veri e propri sociologi. Le televisioni, le tessere del tifoso, i dirigenti, gli stadi… I motivi sono infiniti e poco lontani dal resto dell’andazzo non calcistico degli stessi paesi. La crisi è mondiale e devastante. Però la storia che ha raccontato Negri su “Lo Spallino.com” può e dovrebbe essere un gran bell’esempio anche per noi che vediamo il mondo pallonaro da un oblò biancazzurro. La storia del Santa Cruz. Un club brasiliano che dalla massima serie è finito in serie D e nonostante tutto e malgrado tutti la domenica fa registrare quarantacinquemila presenze allo stadio. Una storia che è impossibile, causa leggi e molto ma molto altro, importare in Italia, ma una storia comunque da tenere bene in mente.
Il resto è la gioia, l’allegria, una domenica bellissima perché quando la Spal vince la domenica è bellissima a prescindere. Una gran partita, quella dei biancazzurri a Como. Una vittoria in trasferta che mancava da una vita, proprio da Como, un campionato fa. Una Spal bella, tosta, cinica, meritevole che in una settimana ha spazzato via mugugni e soliti pessimismi vari. Guai a esaltarsi ma anche guai a deprimersi quando i risultati non arrivano. Ecco che cosa bisogna capire una volta per tutte. Che sarà una stagione così. Delusioni impreviste ma anche imprese inaspettate. Ci vuole equilibrio. Non eravamo brocchi domenica scorsa, non siamo campioni oggi. Ma la squadra e l’impegno e i giocatori e il gruppo e l’allenatore ci sono. Questa è una Spal da amare non da fischiare. Una Spal che senza la penalizzazione sarebbe più in alto del previsto. Una Spal che può crescere e più ci sarà affetto, partecipazione e sostegno e più sarà facile ottenere risultati. In allegria, con piacere e con passione e, insisto, equilibrio. L’ultimo esempio. Rachid Arma. Fischiato ingenerosamente contro il Lumezzane per aver sprecato quattro occasioni comunque da lui create, una settimana dopo il bomber non va a segno ma viene fermato due volte in fuorigioco inesistente, colpisce una traversa, regala due assist e gioca una partita straordinaria per la squadra. I giornalisti di Como erano impressionati. A Ferrara siamo ancora in tempo per capire che giocatori così vanno soltanto applauditi. Proprio come questa Spal. Tifosi giovani e anziani. Depressi ed euforici. “Mugugnatori” ed esaltati. Della curva e della tribuna. Volemose bene e facciamo quel che possiamo per la nostra Spal. Tutti.

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