BERRETTI, MISTER PEDRIALI ALLONTANA IL PESSIMISMO: MOMENTO NON FACILE, MA ABBIAMO QUALITA’ E CI RISCATTEREMO

Conviene sgombrare immediatamente il campo dagli equivoci: sul volto di Massimo Pedriali e dei giocatori che compongono la squadra Berretti ai suoi ordini, non si vedono indizi di pressione o di qualsivoglia crisi. Il lavoro sul campo di via Copparo prosegue come sempre, tra la concentrazione dei professionisti e la naturale spensieratezza che i diciotto anni danno in dote ai ragazzi. Insomma, le tre sconfitte consecutive in campionato sono un dato oggettivo, ma il lavoro di semina e crescita dei talenti biancazzurri non deve essere intaccato. A confermarlo è lo stesso Pedriali nella consueta intervista settimanale.

Mister, il momento non è dei più felici.
“Sì, ma è una questione solamente di risultati. Che sono importanti, ma non sono tutto. Mi spiego: non vorrei che passasse il messaggio per cui nella Berretti non ci sia qualità, perché non è così e soprattutto perché siamo qui per aiutare questi ragazzi a crescere e diventare professionisti. Anche questa settimana abbiamo lavorato molto bene, nella partitella del giovedì ho visto un entusiasmo da squadra prima in classifica. È un segnale importante, mi preoccuperei molto di più se nei giocatori vedessi scoramento, ma non è così. Dispiace piuttosto che meccanismi o singole giocate non producano gli effetti sperati, per un motivo o per un altro”.

Cosa è mancato a Gavorrano per fare risultato?
“Diciamo che siamo stati a tratti un po’ inconcludenti, ma non abbiamo fatto per niente una brutta partita. Se andiamo ad analizzare gli episodi si vedrà benissimo come sia stata una gara che poteva terminare con qualsiasi esito, anche favorevole a noi. Le occasioni, come al solito, non sono mancate. Purtroppo ci troviamo in un momento in cui ogni minimo errore ci costa carissimo: basta vedere per esempio il primo gol di sabato scorso, un tiro da venticinque metri nato da azione personale. Il classico gol della domenica, per usare una definizione classica. Allora sta a noi ridurre al minimo gli errori per tenerci fuori dai guai e provare a portare la fortuna dalla nostra parte, per una volta”.

I ragazzi si sentono un po’ sotto esame in questo momento?
“Non mi pare, ma è inevitabile che fuori ci siano delle aspettative su di loro dopo i risultati ottenuti l’anno scorso. Però, lo ripeto: vedo in loro l’atteggiamento corretto, perché i valori umani ci sono. Il nostro obiettivo non deve essere quello di vincere il campionato, quanto piuttosto di dare il massimo per crescere come giocatori e come persone. Sono risultati che si ottengono a piccoli passi, col lavoro quotidiano sul campo. Non dimentichiamoci che la Berretti di quest’anno è fatta interamente da giocatori nati nel biennio 1993/1994 e qualcuno addirittura nel 1995. C’è stato un profondo rinnovamento rispetto all’anno scorso, quando la maggioranza dei ragazzi era nata tra il 1990 e il 1992.

Ci sono errori particolari che hai visto ripetere in tutte e tre le ultime partite?
“Sinceramente no, nel senso che si è sempre messa in mezzo un po’ di sfortuna. Però è una cosa imputabile a dei cali di concentrazione che vengono pagati cari. Lavoriamo quindi per tenere costante l’attenzione durante la partita, cercando di essere razionali e provando la giocata più semplice. Magari anche a essere un pochino più furbi, smaliziati. Sappiamo tutti come alla loro età questi siano limiti piuttosto comuni e bisogna permettergli anche di sbagliare, se no salta il nostro compito di educatori”.

Sabato incontrate la Virtus Entella, che è campione in carica della categoria: che incontro ti aspetti?
“Loro sono in un momento simile al nostro: dopo una grande stagione sono ripartiti quasi da zero, rinnovandosi tantissimo e pagando un po’ in termini di risultati. Mi sembra un esempio indicativo. Sono in contatto con il loro allenatore e appunto mi ha raccontato come sia normale avere un periodo d’assestamento, fatto soprattutto di errori di gioventù. In fondo c’è una bella differenza tra un gruppo con alle spalle uno o due campionati Berretti e un gruppo che proviene dagli Allievi. Non sembra, ma il divario d’esperienza c’è tutto. Tutto questo per dire che sarà una sfida aperta tra squadre per certi versi simili. Personalmente sono fiducioso”.

Esiste la possibilità che sabato i ragazzi scelgano i metodi spicci per portare a casa la partita? Ovvero che mettano come prima priorità la necessità di tornare alla vittoria, anche a scapito del gioco?
“L’indicazione che io do è quella di giocare il pallone sempre e comunque, perché è giocando bene che si fanno i risultati, da lì non si scappa. Certo è che se vinciamo la partita con un autogol non è che mi dispiaccia, però non è il modo giusto per crescere. Bisogna cercare di fare sempre la prestazione giusta. In un caso del genere avremmo benefici a breve termine, perché servirebbe solo a darci una sferzata nel morale. Comunque non credo che la squadra possa fare una scelta del genere, sono abituati a giocare in un certo modo e credo continueranno a farlo. Ovviamente, e loro lo sanno, ci sono anche situazioni in cui bisogna non andare troppo per il sottile e sparare il pallone in tribuna. Però dall’azione dopo si ricomincia come al solito, palla a terra e concentrazione”.

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