IL CATTIVO ESEMPIO DEGLI ALTRI. GIOCO O NON GIOCO, QUESTO E’ IL PROBLEMA E SI FA PER DIRE

Lunedì sera ho guardato Benevento-Taranto. Ad un certo punto mi sono addormentato, e non per il calo di tensione dell’impianto di illuminazione e lo stop forzato di venti minuti alla gara. “Mo mama mia ac rubaza…”. Noi diciamo della Spal, ma anche le altre… Insomma, abbiamo uno spiccato spirito critico nei confronti dei biancazzurri, non so dire se giustamente o meno, ma se poi ne confrontiamo le prestazioni con quelle delle altre squadre – anche di spicco, anche di vertice – allora ci accorgiamo che tanta severità è forse eccessiva. Diciamo la verità: non si vede giocare così bene, così meglio rispetto alla Spal.
Certo, la Spal non può e non deve essere quella di Monza. Ed a volte non guasterebbe fare risultato anche a conclusione di prestazioni negative. E’ un dettaglio che può fare la differenza, e che sarebbe da accogliere senza troppa puzza sotto il naso. Non guardo in casa degli altri, lo dico pensando a me stesso, agli errori che ho commesso, ad un integralismo che non porta da nessuna parte. Ho sempre pensato che la qualità sia l’essenza del calcio, che per fare risultato si debba giocar bene e che giocar bene sia più importante di qualsiasi altra cosa. Per dire: bimbetto, quando mio padre la domenica rincasava dallo stadio, gli chiedevo sempre “come ha giocato la Spal?” e non “cosa ha fatto la Spal?”. Insomma, promettevo male fin dagli inizi…
Nella stagione 94/95 ho compiuto un’ingiustizia nei confronti di Cesare Discepoli. Colpa della mia rigidità mentale. La sua Spal veleggiava trionfante al comando, ma per me giocava male. Non casualmente, visto che era assemblata malissimo (non per colpa di Discepoli, che anzi faceva miracoli per tenere in piedi una baracca minata dalle dichiarazioni e dalle polemiche estive del presidente Donigaglia dopo la sconfitta in amichevole con la Torrelaghese). Vinceva, però mi dicevo che senza un certo tipo di gioco alla lunga non avrebbe retto. E dopo l’affermazione di Monza scrissi che a centravanti invertiti (Guerzoni nella Spal e Bizzarri nel Monza) avrebbero vinto i brianzoli. La serie di sconfitte e l’esonero di Discepoli non hanno chiuso una piaga che a distanza di anni è ancora viva in me. Perchè bisogna avere maggior capacità di analisi, maggior elasticità e saper derogare anche dalle proprie convinzioni, o almeno ammorbidirle quando è il caso.
Che non è esattamente quello della scorsa stagione, quando la Spal notaristefaniana vinceva ma non (mi) convinceva. Troppa improvvisazione, troppi exploit individuali, e comunque c’erano firme prestigiose. Per questo ritengo che nei confronti della Spal attuale serva minor severità di giudizio. Chiaro che la prestazione di Monza non poteva essere incensata, tutto il contrario (e certi segnali non vanno trascurati, se si vogliono evitare guai maggiori), però non pensiamo che ad altre latitudini si ammirino chissà quali spettacoli. Inoltre vanno considerati tanti parametri, nel dare giudizi. Poi, chiaro, c’è anche una logica di risultati che pure noi cronisti teniamo in considerazione, anche se personalmente ritengo sempre prioritaria la prestazione.
Però, in assoluto, molte delle mie convinzioni vacillano, forse perchè il calcio è cambiato tanto da quando ho iniziato ad amarlo e da quando sognavo di diventare un giocatore. L’unica cosa che non sarà mai messa in discussione è il mio amore per la Spal, pur se la professione ha regole che non vanno d’accordo con il cuore.

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