ELENA GAIARDI, UN’IMPIEGATA AMMINISTRATIVA DAL DESTINO SPALLINO ANNUNCIATO

Elena Gaiardi, impiegata amministrativa di Pontelagoscuro, sorridente e disponibile ci concede un’intervista tra una telefonata, moduli sparsi sulla scrivania e lavoro di contabilità da portare avanti.

Come è entrata a far parte della famiglia biancazzurra?
“Per caso. Nel senso che aveva fatto un colloquio una mia amica che poi ha deciso di non venire, così ho mandato anche io il curriculum, ho fatto il colloquio con Renato Schena, si vede che son piaciuta e dopo aver parlato con il Direttore Pozzi e svolto tutta la prassi consueta per essere assunta il 17 agosto 2009 sono arrivata alla Spal. Penso che solo io son stata capace di trovare lavoro il 17 agosto – confida sorridendo, ndr – e quindi eccomi qua ha svolgere il lavoro di impiegata amministrativa”.

Di cosa si occupa esattamente?
“Mi occupo di contabilità, sostanzialmente. La mattina arrivo, faccio la rassegna stampa che poi giro al Presidente, al Direttore Pozzi e poi inizio a rispondere al telefono per pagamenti, fatture, affitti, tessera del tifoso, in estate la fase degli abbonamenti e tante altre cose. Compiti che condivido con l’altra collega. Poi siamo a disposizione dei giocatori se hanno bisogno di qualcosa”.

Come si trova alla Spal?
“È un bel lavoro in un ottimo ambiente professionale. Lavoro dal lunedì al venerdì con sabato e domenica a casa. Molto spesso la domenica vado a vedere la Spal. Vado perché c’è una passione all’interno della mia famiglia che va avanti da anni. Il mio papà era tifosissimo della Spal degli anni che furono, sempre abbonato, quando la Spal giocava male veniva a casa sempre arrabbiato e noi gli dicevamo “ma cosa ci vai a fare alla Spal se poi ti lamenti sempre?!”. Poi, con il suo modo di fare ci ha coinvolti sempre di più nella sua passione così io e mia sorella siamo diventate tifose. Nel 2006, purtroppo è mancato improvvisamente e il fatto di essere venuta a lavorare qui è stata una gioia e al tempo stesso un segnale. Quando sono stata assunta e giravo lì nella vecchia sede di corso Piave e facevo le foto al campo e ai cartelloni pubblicitari dicevo fra me e me che se mio padre mi avesse visto sarebbe stato contento. A volte il destino crea delle situazioni particolari e questa è una cosa che mi ha fatto molto bene, mi ha dato una bella soddisfazione e fortuna. È un bell’ambiente. Lavori con tanta gente, soprattutto ragazzi giovani e si crea un bel rapporto. L’anno scorso con Egidio (Notaristefano, ndr) e con altri membri dello staff. Ogni anno ha avuto il suo aspetto positivo. Il “brutto” di questo lavoro è che o riesci ad avere un distacco con le persone, ma questo modo di fare non coincide con il mio carattere socievole, oppure, quando vanno via le persone si sta male. Per esempio a me è dispiaciuta la partenza di Egidio Notaristefano, Lazzarini e di alcuni giocatori perché si era creato un rapporto. Poi si lavora qui dalla mattina alla sera e si passa più tempo con questa famiglia che con quella reale. E da un giorno all’altro non ci sono più e ci resti un po’ male. Ma questo è il calcio. E il bello è che la mia collega mi aveva avvertito, ma io all’inizio ero scettica poi però le cose vanno davvero così se ti affezioni alle persone poi ci resti male quando vanno via”.

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