I GIORNI DELLA CRISI, LO STATO DELLE COSE E LE TANTE, TROPPE RIPERCUSSIONI

Un disastro. Meglio scriverlo subito perché, purtroppo, di disastro si tratta. Se, come si dice, i sogni muoiono all’alba, questa è l’alba della disillusione per il Presidente della Spal, Cesare Butelli. Il suo sogno di una gestione virtuosa si infrange contro le insormontabili difficoltà incontrate nel tentativo di mettere a immediato realizzo quello straordinario patrimonio che è il fotovoltaico. Un bene prezioso per la Spal, ma un bene che frutterà nel tempo, anno dopo anno. Il Presidente, invece, è arrivato esausto al traguardo, ed esangue a causa dei continui prelievi di contante: la società nei primi tre anni di gestione è costata una fortuna all’unico socio, il propellente è esaurito da tempo e ora non sussistono più margini di surplace.
Per sopperire alla carestia serviva subito un’iniezione di liquidità con la quale rimettere in moto la macchina. Allo scopo tutta la dirigenza si è mobilitata nei mesi scorsi e fino a ieri ha caparbiamente inseguito banche, finanzieri o potenziali soci alla ricerca di una cospicua anticipazione dei crediti o di denaro fresco. Che non è arrivato: non perché – come superficialmente immaginerà qualcuno – quella del fotovoltaico non sia un’operazione valida, ma perché il nostro Paese è allo sfascio e sull’orlo della bancarotta e quindi banche e finanziarie hanno le saracinesche sbarrate a doppia mandata. Così si è generato il paradosso dell’affamato che muore con il frigorifero pieno: 35 milioni di credito e non uno da spendere subito per tappare le falle.
Alla luce di questo, è un paradosso ma è così, la nuova penalità di due punti che a questo punto arriverà è il male minore. Con questa mancanza, infatti, la Spal perde anche i contributi di Lega Pro per l’utilizzo dei giovani. Un danno che sconfessa l’aspetto economico della politica di quest’anno appunto sui giovani anche se, l’avevamo già scritto, si tratta di una strada obbligatoria e giusta a prescindere. Una strada, però, che perde parecchi soldi alla luce dei mancati pagamenti di cui sopra anche se, si dirà, i soldi li perde comunque Butelli e nessun altro. Come se non bastasse ecco la fila dei creditori davanti alla porta: si rischia il caos e la paralisi. E il sogno di mezza estate della rinascita in quel fosco mattino d’autunno che è stato ieri si rivela una fatale illusione. Tutti i soggetti interpellati, singoli e non, hanno risposto picche. Compresi quelli che da tempo, secondo molti, hanno a cuore le sorti della Spal e vorrebbero acquistarla. Per quello che sappiamo, e non deve essere stato facile non solo per una questione d’orgoglio, lo stesso Butelli nelle ultime ore era disposto a fare un passo indietro e a lasciare il club in mani sicure, o meglio: considerate sicure. Ma nemmeno la disponibilità a perdere milioni di euro e a “scappare” è servita. A adesso? Adesso è, appunto, un disastro. Si andrà avanti aspettando sti benedetti soldi con il rischio, concreto, che la squadra ne risenta e mica poco. Senza contare tutti quelli che avanzano soldi dal club e giustamente hanno tutti i diritti del mondo a essere pagati. Giocare o lavorare senza stipendi non è facile e lasciamo stare la retorica di chi pensa sempre e comunque che i giocatori siano professionisti e che debbano dare il massimo a prescindere. In Lega Pro, oggi, si guadagna poco e se non si prende ogni mese lo stipendio è dura mantenere famiglie e lavorare sereni. A mister Vecchi, garante assoluto e certezza superstite di questa pericolosa situazione, la responsabilità più grande. Quella di cercare di tenere unito un gruppo per forza di cose preoccupato e depresso.
Adesso ci sarà chi aspetterà e magari tiferà pure perché la Spal si avvicini al fallimento in modo da rilevarla a due euro. Conoscendo il Presidente Butelli crediamo che preferirà regalarla a chi decide lui piuttosto che soddisfare avvoltoi o amici della Spal ma soltanto a parole. Ma questa è un’altra storia. La storia di oggi e dell’immediato futuro è, invece, una brutta, pericolosa storia, triste anche solamente da raccontare, figuriamoci da viverla. Chi scrive, non è certo una novità, è da sempre vicino a questa società ora indubbiamente in gravissimo difetto. Chi scrive, però, sa anche che cosa è stato fatto e che cosa si continuerà a fare prima di tutto per la Spal. Ma siccome i diritti dei lettori e quindi dei tifosi sono la prima cosa anche dal nostro sito l’appello è uno solo. Che si faccia di tutto e di più perché la Spal viene prima di qualunque interesse personale o di qualsiasi strategia di chicchessia. Purtroppo chi ama il bianco e l’azzurro è abituato a situazioni del genere. E da anni, troppi anni, assiste ciclicamente a situazioni simili. Qualcosa vorrà pur dire. Ma anche questa è un’altra storia. E oggi, invece, conta soltanto una storia sola. Quella della Spal, della sua gente, dei suoi lavoratori che devono sapere e poter sperare.

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