IL MOMENTO SOCIETARIO, LA RISPOSTA DELLA SQUADRA E I SOLITI NOTI CHE A FERRARA FANNO I FENOMENI: MA VAFFANCULO!

Ma vaffanculo. Sì, vaffanculo. E non solo. Porcavaccastronzamignottaeanchelimortacciloroechisfagadarintalcul. Mescolo i dialetti, abbaio alla luna, impreco dalle 16.20 di domenica scorsa. Non è possibile, cazzo. E poi ancora cazzo. Anzi: Cazzo-culo-merda. Era la settimana più difficile, quella dei mancati pagamenti, del morale sottoterra, delle preoccupazioni sacrosante, della prossima ed ennesima penalizzazione. No, dico, non bastava? No, insisto, che cristo dobbiamo tribolare noi che abbiamo avuto la fortuna e allo stesso tempo la sfiga di nascere spallini? Perché con tutti i problemi che ci sono ma anche con l’orgoglio della squadra che c’è, soltanto alla Spal può essere sistematicamente tolto qualcosa e non da oggi.
Non credo alle maialate organizzate a tavolino, sia chiaro, certo è che solamente quest’anno abbiamo aggiornato il nostro bel campionario di minchiate a sfavore. Gol di mano, fuorigioco allucinanti, ammonizioni ed espulsioni pazzesche. Incredibile ma verissimo e purtroppo triste e complicato come la situazione biancazzurra. Non tanto, o non solo, per la classifica quanto per tutto il resto. Già l’incertezza societaria da sola basterebbe e avanzerebbe per abbondare con gocce calmanti prima di provare ad andare a dormire la sera. Invece no. Ci si mettono anche partite che undici contro undici non si perdono mai, ma proprio mai, e se proprio hai il cetriolo lì sempre pronto attaccato al di dietro, le pareggi. Non se vesti il bianco e l’azzurro, però. L’abbiamo visto tutti domenica scorsa in una partita che dopo un primo equilibrato ha visto una grande Spal mettere in campo tutto. Palle e cuore e orgoglio e grinta e pure qualità. Abbastanza per andare in vantaggio anche in inferiorità numerica e per provarci addirittura in nove contro undici con una rabbia frutto della frustrazione per i problemi di cui sopra moltiplicata da una serie di errori arbitrali francamente imbarazzante.
Da tifoso scrivo una cosa. Se anche tutto andasse malissimo, e non ci credo, e dovesse avvicinarsi lo spettro del fallimento, se pure continueremo a non fare punti, se tutto andrà come ogni spallino del mondo è abituato a vedere da anni, meglio: decenni, vorrei retrocedere o sparire da solo. Non ci servono spinte o accanimenti. Così è come sparare sulla croce rossa. Quello che è successo domenica contro il Foggia è tutto sbagliato. Non andava sventolato il primo cartellino giallo ad Arma soprattutto se dall’altra parte Gigliotti e altri non avrebbero preso un’ammonizione nemmeno travestiti da Rambo e armati come Terminator. E poi l’espulsione diretta a Castiglia. Arbitro: “to mama la faseva al mestier”.
In questo contesto, e chiamalo contesto, la Spal è stata quasi eroica. Non ha mollato mai. Ma mai. A tratti è stata commovente come il pressing solitario ed encomiabile di Melara in alcuni frangenti. Nascono, vivono e respirano qui i segnali di ottimismo per il domani. Ha detto bene, come sempre, il tecnico Vecchi a fine partita. Giocando così ci si salva comunque. Concordo, sottoscrivo e rilancio. Adesso, infatti, la priorità è sistemare la questione societaria. Da qui passa il futuro, qui rinasce, muore o cambia questa Spal. Il Presidente Butelli mai così giustamente loquace come nei giorni scorsi ha fatto il punto della situazione. Che, in breve, è questa. Da una parte la società attuale non ha alcuna intenzione di arrendersi alle difficoltà e continua a contare su sto benedetto anticipo del fotovoltaico. Che se non arriverà, parola dello stesso Butelli, renderà la gestione… ingestibile. E quindi il club verrà messo in vendita. Poi staremo a vedere chi davverò lo vorrà. Ma questo è un altro, e poco attuale, discorso visti alcuni avvenimenti passati, fallimento compreso.
Per adesso bisogna guardare a oggi. Oggi che ci prendono a randellate e che se il campionato finisse adesso ci sarebbe da piangere. Meglio arrabbiarsi e basta, almeno per ora, e convogliare questa frustrazione sacrosanta per una rivincita sul campo. La Spal ha i mezzi, e l’ha dimostrato non solamente domenica aldilà dei punti in classifica, per portare a termine la missione. Il si salvi chi può, più che un invito, è una constatazione secca, distaccata. Emotivamente, invece, anche se faccio poco testo visto l’ottimismo spallino che mi porto dentro, ci credo come tutte quelle persone che con grande intelligenza e gigante comprensione hanno incitato la squadra dal primo all’ultimo minuto nonostante lo scempio con il Foggia.
Soltanto così, con questa unità, si potrà arrivare alla fine esponendo il cartello “missione compiuta” in attesa che i problemi societari si risolvano in un modo o nell’altro. In attesa delle decisioni del giudice sportivo, la prossima tappa si chiama Vercelli in diretta tivù. Di fronte la terza in classifica (alla faccia del ripescaggio). Sarà durissima, e non solo per le assenze, ma la Spal ci sarà. Con un signor allenatore in panchina, con un gruppo di ragazzi con i maroni belli tosti in campo e con la voglia di non mollare nonostante tutto. Forza Spal. E a rivaffanculo.

P.S.: La reazione del “martello” Salvatori a fine partita – sembrava il suo amico Mazzone in Atalanta-Brescia – andrebbe criticata. Invece no. Anzi. Non mi vergogno di scrivere, infatti, che non condivido l’espressione “porgere l’altra guancia”. A volte è meglio colpirla, l’altra guancia.

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