ESCLUSIVA: ECCO CHE COSA SUCCEDERA’ PRESTO. LA SOCIETA’ SPAL E’ ORMAI SALVA. DETTAGLI, RETROSCENA, SCENARI E SCONGIURI

Eppur ci siamo. Tenete le mani in tasca, abbiate ancora un po’ di pazienza, aspettiamo pure che si sistemino i dettagli ma non è un certo un mistero che il nemmeno troppo nascosto e ormai storico ottimismo de LoSpallino.com sia rimasto tale, nonostante l’evidente e sacrosanta preoccupazione a fronte dell’altrettanto evidente situazione societaria, persino in questi giorni di notizie drammatiche, anche se a volte vere e altre volte meno, o addirittura davanti a una situazione dipinta un po’ da tutti come pre fallimentare.
Le informazioni che avevamo e che abbiamo, infatti, portano in un’altra direzione. Una direzione persino migliore delle speranze.
Notizie certe ancora non ce ne sono, il condizionale resta obbligatorio e il silenzio societario di questi giorni non lascia trapelare nulla ma siamo in grado di scrivere – e speriamo che almeno stavolta come non succede mai con il calciomercato venga citata la fonte… – qualcosa di più sulle ultime voci che circolano e che demoliscono i tanti e soliti rumor che volevano il Presidente Butelli attaccato alla poltrona o interessato a vendere soltanto a prezzi assolutamente non modici o, peggio, a rischiare il fallimento. La burrasca c’era, e c’è ancora, ma la nostra voce fuori dal coro della negatività troverà riscontri reali e oggettivi nei prossimi giorni perché si tratta di aspettare davvero poco.
La Spal porterà a casa molto presto una cifra importante. Un anticipo, cosa già scritta anche questa, sul quale lo stesso Butelli e il Direttore Generale Pozzi stanno lavorando da settimane e che finora non si è potuto concretizzare per tanti motivi tra i quali la situazione economica del paese (chissà se qualcuno se n’è accorto!) e delle banche. Un anticipo che permetterà di saldare tutti ma proprio tutti i debiti con staff tecnico, giocatori, settore giovanile, dipendenti e debitori con le dovute scadenze vista l’ovvia burocrazia per arrivare a cancellare ogni debito in poco meno di un mese ma anche per fare quel minimo (come già scritto: tre arrivi, uno per reparto, e sei o sette partenze tra rescissioni di contratto, Smit, e prestiti per i ragazzi che non trovano spazio) di calciomercato necessario.
Nel frattempo continuerà la trattativa con l’ampio gruppo di imprenditori con i quali il club – ma anche questa non è una novità per chi ci legge – sta parlando e trattando da settimane. L’uomo che ha fatto e fa da tramite in questa complessa ma importante e brillante operazione è ancora una volta il Diggì Pozzi. Si tratta di imprenditori variegati non soltanto geograficamente: dalla Lombardia al Lazio e non solo. Imprenditori che operano in rami diversi tra i quali il finanziario, il commerciale e l’immobiliare capaci di poter contare su un patrimonio importante e con rapporti economici anche all’estero. Soggetti diversi. Qualcuno dei quali, ma restiamo nel campo delle indiscrezioni perché persino i dirigenti spallini non conoscono tutti i possibili e vari soci, ha già avuto a che fare con il mondo del calcio. Non ci risulta affatto, ma possiamo ovviamente sbagliare, che c’entrino nomi di persone e di società fin qui usciti perché la serietà dei soggetti in questione pare essere tale da non uscire allo scoperto fino all’atto imprescindibile della firma finale. Firma che c’entrerebbe comunque zero con il risanamento della situazione attuale. Quello che ci pare di capire, infatti, è che tutto, dal punto di vista operativo e dell’ufficialità, non è detto che avvenga subito. intanto conta che quello che serve, denaro cioè, arriverà presto e a prescindere. Anche perché in ballo c’è una salvezza da raggiungere e un cambio drastico e totale servirebbe soltanto a creare confusione e a far mancare punti di riferimento invece fondamentali. A fine campionato, quindi (ma qualcosa si conoscerà anche prima per forza di cose) si deciderà tutto, comprese eventuali permanenze dello staff spallino attuale, Pozzi in primis.
Quello che invece si deciderà nei prossimi giorni è qualcosa di più importante. Qualcosa che si chiama salvezza della Spal. Perché a fronte di tanti dubbi e illazioni ancor di più è stato sì un lungo e difficile periodo per la società ma nessuno è rimasto con le mani in mano proprio per garantire un futuro all’Ars et Labor. Un futuro che senza queste operazioni di cui sopra sarebbe esistito soltanto passando per le già viste, vissute e terribili anticamere del fallimento in attesa che qualcuno, stavolta sì magari ferrarese, aprisse il portafogli e buttasse due spiccioli per assicurare al club un triste campionato minore. Se c’è una certezza, e non da oggi, troppo spesso dimenticata, è questa: per tirchieria o mancanza di volontà, per poco interesse o menefreghismo, per allergia o dissenteria, è bene che una volta per tutte almeno su un punto si sia tutti d’accordo. A Ferrara e dintorni non esiste un imprenditore che sia uno disposto a fare come Butelli o come altri che lo hanno preceduto. Buttare al vento milioni di euro di tasca propria, cioè, senza un ritorno che sia anche uno soltanto per la passione nei confronti di un giochino, il calcio, oggi decisamente in crisi e in perdita non solo in queste categorie. Almeno qui, nonostante tutto, sarebbe il caso di abbassare la testa e di dare a Cesare quel che è di Cesare.
Per una volta, allora, aspettiamo e vediamo. E sempre per una volta facciamolo senza stare seduti sulla sponda del fiume. Perché il cadavere non passerà. Si metta il cuore in pace chi per interessi personali, comprensibili o beceri che fossero, aspettava questo momento invece drammatico per tutti quelli che hanno davvero a cuore le sorti della nostra Spal. E che prestissimo potranno davvero festeggiare insieme con noi, che ci crediamo da sempre, così come crediamo in questa squadra giovane, magari inesperta, ma bella, piena di orgoglio e serietà e anche di qualità oltre a essere ben guidata. Come prima, più di prima, allora (facendo i debiti scongiuri): Forza Spal!

Ps: Un consiglio, uno solo al Presidente: riprendere il marchio derubato (!). Questa sì che sarebbe l’ultima dimostrazione non qualsiasi a chi dall’inizio (non ora che le critiche ci stanno e, anzi, sono anche doverose) rema, o addirittura tifa, contro.

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