ARBUSTI, IL TECNICO CHE PUNTA SUL GIOCO E NONOSTANTE TUTTO VUOLE RESTARE ALLA SPAL: SE NON MI CACCIANO… QUI STO BENISSIMO

Questa settimana per l’intervista dedicata a chi opera dietro le quinte del mondo Spal, abbiamo incontrato Fabio Arbusti, quarantaduenne di Sasso Marconi, allenatore degli Allievi Nazionali, da sette anni alla Spal.

Prima di arrivare ad allenare nel Settore giovanile della Spal quali sono state le sue esperienze calcistiche?
“Giocavo a calcio, ero arrivato in serie D, ma a ventuno anni ho smesso perché ho iniziato a lavorare. In seguito per passione mi sono riavvicinato al calcio e ho allenato formazioni di calcio dilettantistico tra Prima Categoria e Promozione nel bolognese con il Casalecchio di Reno ottenendo buoni risultati”.

Perché il passaggio al calcio giovanile?
“Avevo deciso di prendermi un anno sabbatico perché ero abbastanza schifato da tutto ciò che circondava l’ambiente del mondo calcistico dilettantistico. Non mi erano piaciute alcune dinamiche. Quindi per un anno, insieme al mio preparatore atletico, siamo andati un po’ in giro a “studiare”. Nel frattempo, a fine ottobre, è arrivata la proposta della Spal con il Presidente Tomasi nel periodo del rinnovo del parco allenatori. Da lì è incominciata la mia avventura alla Spal ed è da sette anni che sono lì”.

Con quale categoria ha iniziato il suo percorso alla Spal?
“Ho iniziato con gli Allievi, poi ho fatto i Giovanissimi, anche i Nazionali. Ho allenato i Giovanissimi Nazionali dopo tanti anni e ora sono agli Allievi Nazionali con un gruppo che guido da due anni. Tutte annate splendide”.

Come cambia il ruolo dell’allenatore tra il settore giovanile e una formazione di calcio dilettantistico composta da adulti?
“La sostanziale differenza secondo me è che nel settore giovanile bisogna pensare al singolo ragazzo e assolutamente non al risultato. Il risultato deve essere la conseguenza di un certo lavoro, si può ottenere giocando un buon calcio, ma è una cosa che fanno in pochi. Negli adulti, il risultato ha la sua importanza per tantissimi motivi”.

Lei è da sette anni alla Spal, come è l’ambiente lavorativo biancazzurro?
“Mi trovo benissimo alla Spal, sono il più vecchio. Mi trovo bene con tutti, con i collaboratori, i responsabili, i dirigenti e anche con la città di Ferrara… se non mi mandano via resto qui”.

L’attuale momento societario che influenze ha sui rapporti interni?
“La situazione attuale è sotto gli occhi di tutti. Le difficoltà ci sono. Il settore giovanile ha reagito mantenendo fede a tutti gli impegni tecnici e sportivi. A livello personale sono un privilegiato perché ho il contratto. Siamo in attesa di sviluppi, speriamo arrivino al più presto così da permettere all’ambiente di lavorare con più serenità. Tra noi c’è grande sostegno. Ovvio che la prima squadra vive in maniera più diretta la vicenda ed è sotto i riflettori perché più a contatto con il Presidente e la dirigenza. Noi veniamo di conseguenza, come è logico in una società. Non bisogna scandalizzarsi. C’è tanta solidarietà con chi non prende il rimborso da tempo e sono in tanti alla Spal”.

Veniamo alla sua squadra. Pareggio a reti bianche in casa della capolista Spezia, alla prossima il Gavorrano…
“Abbiamo disputato una buona partita contro lo Spezia, ma non abbiamo finalizzato il lavoro svolto. Avremmo meritato la vittoria, però c’è stata un’altra ottima prestazione. La squadra degli Allievi gioca un ottimo calcio. Non per merito mio (scherza, ndr). L’ha giocato fino al mese di novembre, poi ha passato un mese orribile per colpa mia, perché venivo al campo abbastanza arrabbiato e demotivato per vicende personali. Di riflesso l’ho trasmesso anche ai ragazzi. Sono dispiaciuto perché per un mese non li ho allenati bene. Un momento che per fortuna è stato superato. Sulla partita col Gavorrano, non è importante che sia ultimo in classifica.  Noi dobbiamo giocare una buona partita, imporre il nostro gioco e lavorare sui concetti che ripetiamo da settimane anzi da due anni, perché questo è il gruppo che ho avuto in gestione per il biennio, partendo dagli Allievi regionali. Molti dei miei ragazzi vengono impiegati con la Berretti”.

Le convocazioni di alcuni elementi con la Berretti creano problemi alla squadra?
“Assolutamente no, anzi sono contento. Se i miei giocatori vanno a giocare in Berretti posso solo essere contento. Il massimo è se vanno in Berretti a giocare. I risultati interessano a tutti, non andiamo in campo per perdere, però se deve andare a discapito della crescita dei ragazzi no”.

Bilancio di questa prima parte di stagione e miglior gara?
“Abbiamo disputato ottimi incontri a Viareggio e a Parma”.

L’obiettivo è centrare la qualificazione alle finali nazionali?
“Le finali nazionali restano l’obiettivo stagionale. Non per mettere le mani avanti, ma se avessimo avuto una gestione, in generale intendo, e meno problemi questa è una squadra che si qualifica sicuro per le finali senza problemi. Siamo ancora in gara e abbiamo tutte le intenzioni di andarci”.

Elementi interessanti nella sua formazione?
“Ce n’è più di uno, ma non le dico i nomi. E comunque nella lista vanno inseriti anche i tre ragazzi del ’96 che giocano in squadra”.

Pregi e difetti della sua squadra?
“Il pregio è sicuramente quello di giocare sempre la palla e non buttarla mai via. Grande cura della fase di possesso. Difetto? A volte pecchiamo di concentrazione. E’ una squadra che a livello difensivo non è molto attenta”.

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