LOSPALLINO.COM E SUBBUTEOPIA: UNA COLLABORAZIONE PER UN PROGETTO DOCUMENTARIO IMPERDIBILE. LA PAROLA AI PROTAGONISTI

Nicola Deleonardis, autore di “Subbuteo … o son desto?” e nostro collaboratore ha incontrato il team di “Subbuteopia”, il nuovo progetto-documentario sul Subbuteo. LoSpallino.com sostiene Subbuteopia in modo fattivo, perché è un bel prodotto, molto curato e approfondito. Ma anche perché il tema del Subbuteo si intreccia bene con valori che sosteniamo, il calcio d’antan e la volontà di riproporre questo gioco della nostra infanzia ai bambini di oggi, trasmettendo loro i valori di sano agonismo e fair play. Il nostro grazie va agli autori Enrico Fontanelli e Pierr Nosari e alla producer Giusi Santoro.

In primis: ma chi ve l’ha fatto fare? Ma siete stati voi a trovare il Subbuteo o è stato il Subbuteo a “cercare” voi?
Pierr
: Ogni volta che inizio ad entrare nel vivo di un lavoro c’è un momento in cui mi chiedo “ma chi me l’ha fatto fare?”. Stavolta ho la risposta: Enrico Fontanelli. Lui mi ha proposto la sua idea di fare un documentario sul Subbuteo e la cosa mi ha intrigato subito. C’è da dire che lui è molto più subbuteista di me però la mia passione per il calcio ha aiutato il progetto, sicuramente. Quindi, per quanto mi riguarda, è stato il Subbuteo a trovare me.
Enrico
: Non so dire esattamente in che istante sia nata l’idea. Tutto ha inizio in quella che definirei la mia terza fase del subbuteo, preceduta da quella iniziale, di bimbo, in cui mio fratello mi trasmise la passione e la seconda, poco più che ventenne, in cui ci si trovava da un amico per organizzare tornei pomeridiani e o serali. Qualche anno fa ho pensato bene di recuperare i miei pezzi lasciati a casa sua. E da lì, come se fosse un amore a prima vista, tutto è ricominciato. Conoscevo Pierr da qualche tempo, e circa un anno fa ho pensato, senza troppi indugi, di proporgli questa collaborazione. Io l’esperto, lui il catalizzatore. Direi dunque che io ed il Subbuteo siamo come due amanti che si ritrovano dopo tanti anni, tanta passione ma anche qualcosa in più da dirsi, senza troppo perdersi in nostalgie, ma parlando di un presente vivo.
Giusi
: Ogni volta che qualcuno viene da me a propormi un’idea, cerco sempre di trovare un motivo per non imbattermici, perché so che se lo produrrò continuerò a chiedermi “ma chi me l’ha fatto fare?” (è un quesito ricorrente di chi frequenta l’ambiente del cinema e degli audiovisivi). Purtroppo ero distratta dal ricordo del Subbuteo e di come ci giocavo da bambina (ebbene sì avevo due cugini maschi) quando Pierr mi ha avvicinato col suo progetto e non mi è venuta in mente nessuna buona ragione per non aiutarlo. Ecco appunto, gli avevo detto solo che avrei avuto il piacere di aiutarlo o supportarlo in qualche modo, sto ancora cercando di capire però come sia successo che da questo poi siamo arrivati a produrre il documentario. Credo che sia anche un po’ colpa vostra… vostra degli appassionati del Subbuteo che non appena hanno visto il trailer che avevamo pubblicato online lo hanno taggato in tutto il mondo e tradotto in tutte le lingue (l’ho trovato anche in turco e cinese) e lo descrivevano come un documentario già quasi fatto. Non volevamo deludervi e quindi abbiamo accelerato il processo di produzione.

All’avvio del progetto v’immaginavate di incontrare un’umanità così variegata intorno al Subbuteo?
Pierr
: Più o meno sì. Mi ha colpito però la varietà dei “ruoli” (se così possiamo chiamarli) che abbiamo incontrato: da chi si specializza nel dipingere a mano le miniature a chi si dedica a diffondere il gioco tra le nuove generazioni, da chi lavora a costruire il campo di Subbuteo più bello del mondo a chi si impegna “semplicemente” nel giocare il più possibile.
Giusi
: Assolutamente no. Ma c’è voluto poco per abituarmici, perché “l’umanità variegata intorno al Subbuteo” ha in comune un sano desiderio di giocare e stare insieme e anche con tutte le sue stranezze ognuno è mosso da una passione pura che lo riporta come bambino anche se spesso abbiamo incontrato gente anche un po’ attempata. Non mi rassegno comunque all’idea di vedere così poche donne in giro.

Domanda per i maschietti: spiegateci con che coraggio vi siete presentati davanti ad una producer donna con l’idea di un documentario su un gioco che, molte delle nostre compagne/mogli/fidanzate, considerano un giochino per bambini (nella migliore ipotesi…) e, soprattutto, come siete riusciti a convincerla.
Pierr
: Curiosamente, noto solo grazie a questa domanda che andare a proporre il progetto ad una producer donna non era proprio la prima cosa che poteva passare per la mente. Però non mi sono assolutamente posto il problema: quando ho visto Giusi Santoro, che avevo già incontrato ma che non conoscevo bene, agli European Days di Torino (è un mercato per documentari) ho avuto l’intuizione che potesse essere la persona adatta per questo progetto. E, infatti, il mio intuito non mi ha tradito, visto che non ci ho messo molto a convincerla.

Tornando seri (…): il Subbuteo, dato per morto più volte, non è mai stato così vitale se non negli anni ’70. Quanto questa vitalità vi ha costretto a modificare, se è stato modificato, lo script iniziale di Subbuteopia?
Pierr
: Questa vitalità ha influito e sta influendo molto, sul nostro progetto. Inizialmente, io avevo pensato ad un documentario più “tradizionale” (per quanto io non possa certo essere definito un regista “tradizionale”…), più legato alla Storia del Subbuteo. Invece, le persone che incontriamo (oltre allo sviluppo degli ultimi fatti legati al marchio Subbuteo) portano continue evoluzioni e di conseguenza mi stanno sottoponendo a un ulteriore e impegnativo lavoro di sceneggiatura e premontaggio in progress.

In Italia l’industria del cinema è in grave difficoltà, la distribuzione dei film è confinata ai multisala che stanno strangolano gli indipendenti, la televisione oltre ai soliti format ormai vecchi di decenni non propone molto. In questo (triste) scenario, quali spazi può sperare di trovare un documentario sul Subbuteo per raggiungere un pubblico sufficientemente ampio per ripagare almeno i costi di lavorazione?
Giusi
: Mi reputo un produttore indipendente illuminato, nel senso che ho sempre scommesso su quello che sarebbe stato e mai su quello che è stato. E sarà un grande successo perché non esiste nessuno che alla parola Subbuteo non dica “mi ricordo…”. E di sicuro ho la certezza che facendo questo mestiere non diventerò mai ricca, per questa ragione mi basta arrivare a coprire i costi e con l’aiuto giusto credo sia possibile. Abbiamo creato un sito web www.subbuteopia.it dove per ora è possibile iscriversi alla newsletter per avere informazioni sulla distribuzione e promozione del progetto. Presto nella sezione crowdfunding sarà possibile supportare il progetto e apparire così come “produttori associati” nei titoli di coda del documentario. I nostri “produttori associati” naturalmente avranno diritto ad avere i biglietti per l’anteprima (che forse saranno più di una in differenti città) nonché DVD e altro materiale relativo al documentario. Insomma, anche se in cinema d’essai abbiamo intenzione di andare nelle sale, in televisione (forse se troviamo qualche santo in paradiso) e nelle edicole e librerie con il DVD. Le multisale potrebbero richiedercene una copia…

Ma allora, a che punto siamo? Quando vedremo il prodotto finito? (fermo restando che ci aspettiamo un invito per la “première”…).
Giusi
: 5 MAGGIO 2012!!! sarà proiettato a Genova e il biglietto sarà dato a quelli che supporteranno il progetto tramite il crowdfunding che “imperversa” sulla rete. Trovate tutto sul sito www.subbuteopia.it

Raccontateci qualche aneddoto buffo occorso durante la lavorazione, di quelli che potrebbero finire in un ipotetico “the making of”
Enrico
: In Inghilterra, probabilmente essendo stata la settimana di riprese più intensa, avremmo potuto raccogliere diversi minuti di outtakes formidabili, a partire dal ritrovarsi in un tea group pomeridiano di dolci e anziane signore alla ricerca di una delle famose casalinghe del Kent….
Giusi
: Beh… non ne ho uno in particolare, direi una serie per dimostrare che lentamente e inesorabilmente il Subbuteo sta contagiando tutti i membri di questa troupe anche quelli che non ci avevano mai giocato da bambini, anzi, soprattutto quelli… A Ferrara al Torneo per bambini, ho beccato Pierr che provava un tiro ad effetto nascosto in un angolo, Andrea (il nostro direttore della fotografia) che è Genovese e quindi per sua natura abbastanza tirchio per poco non si compra un pezzo raro al mercatino di Maidenhead ed Enrico ha abbandonato il suo ruolo di autore per giocare al torneo di “Subbuteo e Radici” una volta arrivati là. Insomma, sono tutte immagini che alla fine finiranno nel making of. Di me per fortuna ci sono solo le riprese della miniatura (fatta da Stephen Moreton il costruttore di uno stadio di Subbuteo con oltre 10.000 tifosi) seduta a guardare una partita a Ely. Beh, ecco, le miniature di Stephen sono state una grande sorpresa: la sera lo abbiamo intervistato davanti al suo Stadium of Finger, ci ha ospitati per la notte e la mattina quando ci siamo svegliati eravamo nel suo Stadio, immortalati per sempre a riprendere lo show del Subbuteo. E la cosa più affascinante è che ci somigliano davvero tanto.

 

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