QUEL PAREGGIO A PAVIA DECISO DA UN GRANDE NUMERO DIECI BIANCAZZURRO: BEPPE DE GRADI

PAVIA-SPAL 1-1 (5 maggio 1985).
Marcatori: Corti, De Gradi

Personaggio: Giuseppe De Gradi

Nato nell’estrema periferia dell’hinterland meneghina, a Casalpusterlengo per la precisione, alla fine degli anni cinquanta, quando il paese era ancora provincia di Milano. Dopo i primi calci per strada e al fatidico oratorio, anziché dirigersi verso Milano per accasarsi con le giovanili dell’Inter o del Milan, De Gradi preferì dirigersi a Sud-Est e precisamente a Cremona.
Con il settore giovanile dei grigiorossi cremonesi cresce tecnicamente e tatticamente, grazie anche alla presenza in prima squadra di Titta Rota che a Cremona si fermò per ben sei stagioni, fino al 1976, contribuendo a portare la squadra dalla IV° serie fino alla B. De Gradi, pur giovanissimo, nella stagione della promozione in B collezionò una presenza e bastò per essere annoverato nella storia del calcio cremonese. Nel torneo successivo fu trasferito, con la formula del prestito, al Vigevano, militante in serie D e De Gradi fu protagonista disputando trentadue gare, segnando quattro reti e contribuendo alla promozione dei vigevanesi in C/2. Nell’annata seguente fece ritorno alla casa madre, in C/1 e  con Giovanni Galeone in panchina. Giuseppe disputò trentadue partite e segnò due gol ma, soprattutto, si mise in grande evidenza tanto che, a fine torneo, l’allora Direttore sportivo perugino  Silvano Ramaccioni, in accordo con l’allenatore Ilario Castagner, lo tesserò facendolo approdare nella Massima Divisione. A Perugia si fermò un biennio, dove complice un serio infortunio, disputò  un paio di dozzine di gare per andare, in prestito, al Como.
Nell’estate del  1981 quando arrivò sulle rive del Lario, trovò i comaschi in B e Gianni Seghedoni come allenatore e a fine torneo registrò ventuno gare e un gol. Il campionato successivo vide De Gradi di ritorno nel Perugia, retrocesso nel frattempo in cadetteria, dove giocò diciannove gare. A fine stagione abbandonò definitivamente l’Umbria  puntando sull’Emilia, con destinazione Ferrara dove ad aspettarlo c’era proprio Giovanni Galeone che De Gradi ripagò con trentadue partite, tre reti, impegno, cuore, classe ed esempio. Nella stagione successiva confermò tutte le sue qualità, cuore, mente, anima e, soprattutto, serietà. Era un centrocampista con spiccate propensioni offensive e, quando capitava, come nella gara con il Pavia, essendo anche uno specialista nei calci piazzati, riusciva ad andare in gol.

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