UNA GIORNATA MEMORABILE, LA VITTORIA DI TUTTI: TIFOSI INNAMORATI, SQUADRA E ANCHE SOCIETA’. IL RACCONTO DI UNA GITA CHE RIMARRA’ NELLA STORIA BIANCAZZURRA

Una settimana fa, dopo la delusione contro il Monza, avevamo titolato “La sana follia della (non) ragione” e avevamo chiuso il pezzo scrivendo, testuale: “Perché non pensare di vincere a Terni? Perché non sognare un colpaccio. Dài cal vien. Forza Spal!”. Era una follia, lo ripeto. Ma è solo questa follia che rende unico il fatto di essere tifosi di una squadra come la Spal. Se pensi negativo, passi il tuo tempo a insultare Butelli o Zamboni o Vecchi o chiunque altro, se vai allo stadio pensando che tanto andrà male, io da tempo mi domando e dico: ma che cazzo ci vai a fare alla Spal. Per me, ripeto: per me, la Spal qualunque domenica prossima vincerà. La Spal in qualunque partita gioca sempre benissimo. La Spal sarà anche in Lega Pro ma presto conquisterà la Champions. Questione di spirito. Quello che hanno, e da più di vent’anni, i tifosi della Spal che ieri erano a Terni. C’ero anche io al Libero Liberati e se non fosse stato per una cicciona avrei visto la partita con loro. Dice: ma lei ha la tessera per la tribuna stampa non può andare in un altro settore! Le solite cagate, comunque pazienza. Forse in televisione non si è sentito ma quei trentuno ragazzi da monumento si sentivano, cazzo se si sentivano. Non hanno mai smesso di incitare la squadra. Io ero dalla parte opposta, quindi lontanissimo, e ho riconosciuto tutti i cori. Anche Alessandro Vecchi, il talentino Izzillo e lo storico dirigente Livio Zecchi con i quali ho visto la partita e fumato (solo io s’intende) due pacchetti di sigarette alzavano spesso gli occhi colpiti dai “nostri”.
Ecco, oggi volevo raccontare l’emozione di esseri stato, ieri sera, ma prima voglio veramente e sinceramente abbondantemente e coscientemente rendere omaggio a quei tifosi unici e veri che si sarano fatti un viaggio di ritorno allegri, felici e contenti come meriterebbero ogni settimana. Grandi ragazzi. Siete davvero voi la Spal.
Il resto è… ventisei marzo duemilaedodici. Una data che potrebbe diventare storica (mani sui panetti, please!). La partita impossibile è diventata una vittoria meravigliosa. La prima sconfitta dell’anno della Ternana in casa è tinta di bianco e di azzurro. Tre punti davanti a ottomila avversari. Una gioia che non provavo da una vita e un culo incredibile visto che in questa stagione, dal vivo, era la prima gara a cui ho potuto assistere. Cronaca di una giornata la mia, che resterà tra i miei ricordi più belli di sempre e non soltanto spallini.
Riesco ad andare a Terni grazie al collega Gianni Cerqueti che simpatizza per le fere. Arriviamo alle 19.30, proviamo a entrare appunto nel settore riservato ai tifosi spallini ma nisba. Allora riesco a entrare in campo con la scusa della diretta Rai. E qui il primo che incontro è il Don, Bedin cioè, per me, tra parentesi, ieri il migliore insieme con Zamboni e soltanto dopo Pambianchi e Capecchi, e il Don mi dice così, secco, sotto il tunnel che porta al campo: “Dài Enri che stasera vinciamo, cazzo”. Poi vado proprio in campo a salutare i ragazzi mentre fanno il torello, mi becco anche l’immancabile gavettone fatto con la borraccia da Zambo ma… am par ad sugnar. Mi fermo a chiacchierare con i miei amici (!) Butelli e Pozzi e salgo a vedere la partita massaggiando tutto il tempo con Paola, un’amica ferrarese che la sta guardando in tv. Siccome l’ansia è tanta non riesco a stare nel gabbiotto riservato alla Rai e ogni due per tre esco a fumare. Quando il gattone Capecchi para il rigore… mi manca soltanto il preservativo per evitare di sporcare i dintorni. Poi la sofferenza, la squadra che stringe i denti ma come sempre è messa in campo in modo egregio, la squadra che c’è, Pambianchi che è mostruoso, Zambo che è Zambo e tutti che sono in campo per provarci. Quindi il tripudio e sms come se piovesse quando Castiglia fa un gol della madonna e non riesco a contenere l’esultanza. Praticamente picchio Ale Vecchi e Izzillo, scorazzo lungo l’ultimo gradino degli spalti sotto lo sguardo compassionevole dei tifosi ternani che devono provare talmente pena per quel deficiente che sono io tanto da dire nulla. Da quel momento se ne va una sigaretta al minuto, più omeno, fino al fischio finale. Abbiamo vinto. Sì. Mamma mia che bello. Mi sembra ancora adesso. Mi precipito negli spogliatoi litigando con altre decine di ciccione (ma quante sono?) ed è festa grande di abbracci stritolanti con Cesare, Bortolo, il Don, Luca al quale salto in groppa e prometto una prestazione che qui non si può spiegare, San Vecchi, Beppe Brescia, stritolo anche Pambia che adoro, batto il cinque a tutti, vado sotto la doccia con Zambo e Rachid e rischio una colossale lavata da vestito ma me la cavo e da fuori riesco a vedermi. Per un attimo penso proprio questo. Vedo il mio ghigno felice e deuforico da coglione. Sento i brividi della gioia, la bellezza di questa serata indimenticabile condivisa con decine di amici spallini che via sms raccontano la loro stessa emozione. Che bello! Sono persino banale mentre scrivo queste cose, me ne rendo conto, ma la penso così. penso che queste siano cose fantastiche, che una serata del genere cancella tutto e che questa squadra meriti una salvezza miracolosa.
A Roma rientro alle cinque dopo grande mangiata (e bevuta) e siccome di spallini in casa siamo due, quello più colorato e pennuto dorme da un bel pezzo. Ma mi sente, mi fa festa e come facciamo sempre (ho foto e video che testimoniano, sia chiaro!) quand gli dico sottovoce che abbiamo vinto e alzo le braccia in segno di vittoria lui fa lo stesso con le ali. Gli animali, soltanto chi non li ha mai avuti non può capire, sono così generosi che vivono della felicità del loro padrone. Così io vado a letto, e Socrate sul trespolo, al settimo cielo. Mi alzo alle sette anche se oggi non lavoro. L’adrenalina è ancora alle stelle. Sto godendo da ieri. Non riesco a trattenermi. Sono felice. Sì, io sono felice. Domani c’è l’istanza di fallimento? Sì, ma io sono uno spallino felice. Folle ma felice. Andrà bene anche domani perché è giusto così (dei dettagli scriverò verso sera).
Adesso mi godo questa settimana superba per forza con un ultimo, doveroso, accorato, obbligatorio appello. Domenica chi può deve andare allo stadio. C’è una partita non qualsiasi a prescindere, quella con la Reggiana, che aldilà dell’imminente penalizzazione potrebbe essere fondamentale. Lasciate stare il mare, il pranzo dai parenti, cazzi e mazzi, battesimi e comunioni, lasciate stare tutto e andate alla Spal. Punto. Forza Spal.

Ps.: ieri mi sono arrivati vari sms che contestavano l’intervista di Butelli alla Rai. A parte il fatto che il Presidente della Spal è, dall’inizio del silenzio stampa, l’unico che può parlare… Basta chiamarlo come abbiamo fatto noi de LoSpallino.com qualche settimana fa, ci sono degli obblighi con la Lega e la Rai per i quali tre tesserati devono parlare in occasione della diretta. Qualcuno mi ha scritto che lo stesso Butelli, però, a Ferrara non si fa vedere da una vita, almeno allo stadio. Strano, penso io. Perché non viene a prendersi centinaia di vaffanculo e insulti vari se pur avendo ammesso i suoi errori (non in malafede, su questo mi farò crocifiggere perché è così) è ancora qui a fare cose concrete – leggi pagare – per sopperire a una sua mancanza precedente (ripeto)? Non è che avrebbe potuto tranquillamente mollare tutto e farsi gli affari suoi con il (suo) fotovoltaico? Domanda retorica, secondo me, così da sempre filo societario e pro Butelli. Una cosa, però, molti non la sanno perché o non conoscono tutta la dirigenza spallina o non vanno allo stadio o non mettono mai il nome quando scrivono o sono in malafede. E si tratta di una cosa che ieri sera, ma la sapevo già, ho visto in almeno dieci circostanze con i miei occhi. Negli spogliatoi i signori Butelli e Pozzi venivano abbracciati dai loro giocatori. Ho visto gesti di affetto anche commoventi nei confronti di chi li ha messi in difficoltà e non ha pagato loro molti stipendi tanto da rischiare di vanificare quanto di buono stanno facendo a suon di penalizzazioni. Sono dei coglioni i giocatori della Spal? Non credo. Credo, invece, che con tutti gli sbagli evidenti della dirigenza conoscano i loro “capi”. E si fidino di loro molto di più dei tanti che hanno visto o letto sui giornali essere interessati alla società ferrarese. Non mi sembra un dettaglio. La Spal, oggi, nonostante tutto, ripeto ancora, è un signor gruppo. Dove tutti, società compresa, lavorano per il bene della stessa Spal. Poi ognuno è ovviamente di pensarla come vuole. Io non conto perché filo societario e amico (rimetto il punto esclamativo) del Presidente, pur avendo anche discusso più volte con lui, ma per sparare bisogna sapere non soltanto leggere o sentire dire. E sparare oggi è da masochisti folli oltre che da ignoranti in materia. Chi sbaglia, Butelli compreso, paga (in tutti i sensi) e deve rimediare. Lo sta facendo da un mese a suon di euro, il numero uno del club. Euro che gli dovevano arrivare molto tempo prima perché euro da lui anticipati o maturati. Da lui! Peccato che se ne siano accorti in pochi e che gli stessi pochi non leggano tutti i giornali, sportivi e no, locali e non, dove ci sono notizie correlate interessanti (si fa per dire) che raccontano della crisi che c’è anche lontano dal calcio e dei club che spariscono ogni giorno. Lo scrissi tempo fa salvo essere mal interpretato dal “collega” Roberto Labardi che fece un editoriale (!) scrivendo che avevo scaricato Butelli. Non aveva capito una mazza ma fa niente. Scrissi, cioè, che secondo me sarebbe arrivato il tempo in cui anche i più biechi contestatori spesso anonimi avrebbero detto: “Aridatece Butelli”. Io, in netta minoranza ma, almeno questo mi sia concesso, con assoluta coerenza, lo ripeto e lo scrivo, firmandolo, oggi. Il mondo del calcio, per lavoro, lo conosco abbastanza bene. E in questo mondo… che non è il mio mondo, io Cesare Butelli me lo tengo stretto. E adesso scatenatevi pure. In fondo avrò ottenuto comunque qualcosa. Ricevere un altro po’ di offese salvaguardando, almeno per un giorno, lo stesso Butelli.

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