Cinque giorni per capire che fine farà la Spal. O almeno così sembra: sabato 30 giugno scade il termine per l’inoltro della domanda d’iscrizione con annessa fideiussione da 300mila euro ed entro quella data devono essere saldati i debiti per quanto concerne gli stipendi dei tesserati e relativi contributi previdenziali. Eppure gli elementi a disposizione lasciano pensare che la società biancazzurra possa guadagnare, grazie alle pieghe del regolamento federale, i tempi di recupero necessari per mantenere la Spal tra i professionisti. Proviamo un attimo a capire il perché.
Innanzitutto per oggi (o al massimo domani) è attesa la comunicazione del giudice Stefano Giusberti circa la richiesta di rinvio della prossima udienza riguardante il fallimento della società: pare difficile che il collegio giudicante possa respingere l’istanza presentata dalla ditta Cornacchini di Bondeno, invocante il decreto d’urgenza per le popolazioni colpite dal sisma. Se così sarà effettivamente la partita del fallimento slitterà dopo il 30 luglio, dando così ulteriore tempo (basterà?) a Cesare Butelli per trovare le somme necessarie a placare i creditori. Se questa premessa dovesse concretizzarsi l’attenzione sarebbe rivolta esclusivamente ai passi fondamentali per l’iscrizione al campionato. Diversamente la decretazione del fallimento scompaginerebbe tutto, aprendo una fase nuova che vedrebbe la creazione ex novo di un’altra Spal (con a capo Gianfranco Tomasi?) da iscrivere – nella migliore delle ipotesi – al campionato nazionale di Serie D.
L’iscrizione si diceva: allo stato attuale sembra assai improbabile che la prima delle tre scadenze per l’iscrizione, ovvero il pagamento degli stipendi da gennaio ad aprile (circa 400mila euro), possa essere rispettata. I soldi delle fideiussioni dell’Immobiliare Il Gioiello ancora non si vedono e così la prospettiva di un’altra penalizzazione appare concreta. Bucare questo appuntamento però non pregiudicherebbe l’eventuale iscrizione. Il secondo ostacolo, senz’altro il più problematico, è costituito dal pagamento dei contributi previdenziali di tesserati e dipendenti da luglio 2011 a giugno 2012: una montagna di soldi che supera abbondantemente il milione di euro, aggirabile però con la richiesta di “spalmatura” su più anni del debito tramite la presentazione di un piano di rientro concordato con la Lega Pro. La documentazione è già stata inoltrata da tempo e in questi giorni si attende un riscontro: i precedenti sembrano suggerire che l’operazione possa andare a buon fine, anche se non è scontato vista la fragilità dell’attuale assetto societario. Ecco allora che – se filasse tutto liscio – rimarrebbe la domanda di iscrizione vera e propria, in cui indicare lo stadio di casa e da accompagnare con una fideiussione da 300mila euro. Per quanto riguarda lo stadio ogni dubbio è stato fugato dall’assessore allo sport Luciano Masieri nei giorni scorsi: la convenzione tra il Comune e la Spal è stata prorogata in modo da non fornire alibi di sorta alla società. Una deroga alla linea dell’inflessibilità inizialmente adottata dall’amministrazione Tagliani, orientata ad attendere gli sviluppi legati al fallimento prima di intavolare una trattativa per la nuova convenzione. L’ultima barriera sarebbe costdituita dalla fideiussione: con quella Butelli potrebbe riuscire a garantire il proseguimento dell’esistenza della Spal nel calcio professionistico, seppure in uno stato di salute non esattamente ideale e guadagnare ulteriore tempo da qui alle scadenze perentorie di metà luglio imposte da Figc e Lega Pro. Tempo utile per provare a saldare il conto e cedere una società sana, come d’altronde è stato promesso a sindaco e tifosi. Ce la farà? Sta a lui dimostrarlo, a meno di colpi di scena inattesi: dietro le quinte sono in tanti a muoversi, ma nessuno allo stato attuale sembra intenzionato ad affacciarsi con decisione sulla ribalta accompagnato da un progetto chiaro.