LA PRESUNTA PRESUNZIONE DI SASSARINI, LA JUVE CHE BATTE IL REAL E LUCCA CHE VAL BENE UNA MESSA

LA PRESUNTA PRESUNZIONE DI SASSARINI. Ci sono due tipi di presunzione nella vita: quella consapevole e quella da asini. L’allenatore spezzino conosce molto bene il materiale, umano e tecnico che ha a disposizione: questi giocatori li ha portati e voluti tutti lui a Ferrara, fatta eccezione, s’intende, per i “ferraresi” dove qui, sì e soltanto Ranzani, è stato abile stratega nel legare a sè e a questo progetto calciatori come Braiati, Laurenti e Marchini (ma anche Marongiu) che fanno indubbiamente la differenza in D. Diciamo di più: se non c’era Sassarini, ad agosto, in quella famosa e lunga serata “da contratti”, a farsi garante della situazione, nessuno avrebbe firmato. La realtà è questa. Non c’è ragione vera, quindi, conoscendo anche l’umiltà del mister, di pensare che la partita sia stata preparata con l’idea inconscia che si sarebbe passeggiato sui resti di una Fortis Juventus remissiva e venuta per prenderne il meno possibile. No. Di Sassarini puoi dire tutto: che è pignolo, che è meticoloso, che lavora cento ore al giorno che, dall’esterno, sembra un fanatico per come macina gli zebedei ai suoi durante gli allenamenti in settimana e tanto, tanto altro ancora; ma che sia un sufficiente e uno sprovveduto, proprio lui che viene da una gavetta ventennale, si fatica a crederlo. La squadra arrivava da sette giorni di carichi intensi, questo sì: ipotizzabile lo si sia fatto in vista dell’anticipo di sabato a Lucca, considerando il giorno in meno di preparazione. Certo meno si è capito il perché di tutti quei cambi dal primo minuto che hanno spiazzato, forse, persino gli interpreti stessi. Dici: d’accordo andare più piano ma con l’essere confuso ce ne passa. Puoi essere comunque giudizioso e non scriteriato. Puoi essere corto e stretto e non avere sei uomini lontani tra loro, sistematicamente, sessanta metri e prendere cinque contropiedi letali in novanta minuti. Senza dimenticare Gallo che para il rigore, la traversa di Bugelli che ancora balla. Ne abbiam prese tre, fossero state cinque non ci sarebbe stato niente da dire. 
C’è tanta fisicità in questa Spal, c’è tanta tecnica che basta e avanza, forse, per venire a capo di un campionato così modesto. Ma non c’è, ancora, il mordente per ribaltare, l’orgoglio di graffiare un avversario che ha osato, sia mai, maledetto, andare in vantaggio in casa tua e frustarti a più riprese sbeffeggiandoti a ogni discesa nella tua metà campo. E’ mancato il leader capace, nel momento più nero, di prendere in mano le sorti della squadra. Sassarini ha coraggio. Ha le sue idee e le porta avanti (Nako titolare è solo un esempio tra i tanti) in una palestra come la D dove, anche se sei la Spal, qualcosa di nuovo devi sempre inventarti, soprattutto quando devi fare i conti con una rosa ampia ma che, fisicamente, rigurgita (e rigurgiterà), a cicli stagionali, di inesorabili guai di varia natura, figli di una preparazione approssimativa che solo a Natale, forse, colmerà il gap con le altre. Avesse vinto, staremmo parlando di un pioniere della tattica, perché le montagne russe in cui vivono i tifosi le conosciamo perfettamente. Ha perso e, senza farne un dramma, ricordiamo che questa è una squadra nuova, improvvisata in certi ruoli, che nessuno si sarebbe mai aspettato di trovare ad appena tre punti dalla vetta dopo sei partite. Tanto (ottimo) lavoro è stato fatto, altrettanto il cammino che è ancora da compiere. Sicuro, sia chiaro, lo abbiamo capito, dovremo fare i conti, strada facendo, non solo con gli avversari, ma anche con la lunaticità del settore arbitrale che, nelle ultime tre settimane, ha lasciato a desiderare. E non poco. Non deve essere un alibi, sia chiaro. E’ presa di coscienza. Nel dubbio è rigore. Per gli altri. E fanno tre in sei giornate. Saremo anche pivellini della categoria, ma questi atti di nonnismo devono finire, prima o poi.
LUCCA VAL BENE UNA MESSA. In qualunque modo, lecito (ma va bene anche un rigore che non c’è), sabato prossimo bisogna tornare dal “Porta Elisa” con almeno un punto. Meglio tre, per tutta una serie di motivi: intanto per guadagnare qualcosa sulle squadre di testa, visto che sarà una giornata in cui si scontreranno tra loro le prime dieci della classifica attuale; inoltre, non da ultimo, l’immaginario collettivo estense pretende che da Lucca si riparta in tutti i sensi, in una sorta di catarsi, in quel bagno di resurrezione purificatore che in molti aspettano a casa dell’ex patron della 1907 Cesare Butelli. Un sacrificio importante lo si chiede ai tifosi: sobbarcarsi, in tantissimi, i quattrocento chilometri di giornata, per vivere da protagonisti una sfida che si preannuncia accesa e carica di significati, da una parte e dall’altra, in campo e sugli spalti. I rossoneri hanno appena stravinto (non senza soffrire per almeno un tempo) contro il Rosignano, sono in testa, ma hanno rischiato a più riprese di capitolare nelle prime giornate, riuscendo invece sempre a venirne a capo dimostrando quella personalità che ieri la Spal ha lasciato negli spogliatoi. Basta questo per capire che stiamo parlando di una formazione solida, che in casa non ha mai subito reti, che in trasferta ha, sin qui, sempre vinto. Bruno Russo non è uno sprovveduto e Duccio Innocenti, in panchina, si sta dimostrando più di una semplice toppa chiamata a sostituire a inizio stagione l’allenatore di rango. Una Lucchese che può contare su elementi di spicco come Canalini, Chianese e Aliboni, che vedrà mancare contro la Spal l’ottimo Gatto (espulso ieri, ma noi il “gatto” l’abbiamo tra i pali, ricordiamolo) ma che ritroverà dal primo minuto il pericolosissimo attaccante Brega. Non manca nulla perché Lucca, primo e vero crocevia di questa stagione, diventi la cartina tornasole per tastare le reali ambizioni e potenzialità dei nostri. A meno sei, eventualmente, inizierebbe a fare particolarmente freddo anche se adesso è presto per tutto, figurarsi per parlare di crisi o di campionato buttato. Calma.
Chiudiamo, infine, con una battuta, sentita ieri in tribuna, a fine gara, tra due tifosi, uno milanista e l’altro juventino: “At vist che tiè sta bon ad vedar vinzar na volta in tlà to vita la to Iue a cà dal Real?” (“Hai visto che sei riuscito a vedere vincere una volta nella tua vita la tua Juventus a casa del Real?” la traduzione per i non ferraresi). Insomma animi distesi, sereni e tranquilli anche tra i senatori della tribuna del “Mazza”, in una Caporetto generale che, paradossalmente, di positivo, ha proprio questo. Troppo brutti e irriconoscibili quelli di ieri per essere la vera Spal. Abbiamo perso una partita e, prima o poi, doveva succedere, meglio ieri contro i toscani del grandissimo Bonuccelli, in una giornata da ricordare per sempre perché di giornate e partite così mai più, di qui alla fine del campionato, ne vogliamo rivivere.
Domani, intanto, per fortuna, per Sassarini e i suoi uomini è già mercoledì. Lucca, stiamo arrivando.

Attualmente LoSpallino.com raggiunge un pubblico che non è mai stato così vasto e di questo andiamo orgogliosi. Ma sfortunatamente la crescita del pubblico non va di pari passo con la raccolta pubblicitaria online. Questo ha inevitabilmente ripercussioni sulle piccole testate indipendenti come la nostra e non passa giorno senza la notizia della chiusura di realtà che operano nello stesso settore. Noi però siamo determinati a rimanere online e continuare a fornire un servizio apprezzato da tifosi e addetti ai lavori.

Convinti di potercela fare sempre e comunque con le nostre forze, non abbiamo mai chiesto un supporto alla nostra comunità di lettori, nè preso in considerazione di affidarci al modello delle sottoscrizioni o del paywall. Se per te l'informazione de LoSpallino.com ha un valore, ti chiediamo di prendere in considerazione un contributo (totalmente libero) per mantenere vitale la nostra testata e permetterle di crescere ulteriormente in termini di quantità e qualità della sua offerta editoriale.

0