AL CENTRO E’ GIORNATA DI GRANDI INCONTRI CON SAUL MALATRASI E DAVID SESA: SIAMO TUTTI E DUE LEGATI DA UNA GRANDE AMICIZIA CON RANZANI

I giorni che preannunciano l’arrivo delle ormai imminenti festività sono arrivati e anche al Centro di Via Copparo, la casa dei biancazzurri per eccellenza, si respira un’aria del tutto particolare. L’unico neo è che la Spal, oggi, a causa dei lavori in corso negli uffici al primo piano, di fatto non ha ufficialmente uno spazio suo e Ranzani è costretto ad accogliere alla nebbia e al freddo chi passa anche solo per fare un saluto. Senza contare, poi, che la prima squadra si cambia insieme al settore giovanile: doverosi sacrifici, inezie a dirla tutta, se il futuro sarà, come prospettato nei giorni scorsi anche dal numero uno del Consorzio Matteo Mazzoni, oltre a Roberto Benasciutti, roseo e pieno di iniziative che faranno tornare i biancazzurri là dove meritano di stare. Tra i tanti a passare per il Centro, un irriconoscibile (perché coperto fino alla scalpo) Saul Malatrasi, già vincitore di Scudetto, Coppa Campioni e Coppa Intercontinentale con la maglia del Milan alla fine degli anni Sessanta, che aprì e chiuse la propria carriera di giocatore proprio con la maglia dei biancazzurri. L’ex difensore, nativo di Calto, che compirà settantacinque anni a febbraio, è da sempre un grande amico di Roberto Ranzani. Ride e ha voglia di scherzare l’ex allenatore delle giovanili biancazzurre, abbraccia il presidente e gli dice: “Ho già capito che non scherzi, vuoi proprio arrivare fino in fondo, va a finire che ti tocca vincere anche stavolta”. Ranzani gongola, fa un cenno d’intesa, sottecchi risponde alla bonaria provocazione dell’amico, gli scappa il solito: “Vediamo dai, ci sono diciotto partite ancora”. Ci crede e fa bene il direttore dei ferraresi, perché questa Spal la sente davvero, più di altre, figlioccia sua e si coccola l’ottimo Massaccesi che passa nei pareggi a fine allenamento, mentre calcio un pallone: “Massa, sorridi! La vita è bella, sei giovane, smetti di essere sempre così serioso!”, gli urla il presidente che poi, sottovoce, prima di iniziare la nostra consueta  chiacchierata del dopo trasferta a Piacenza, aggiunge: “E’ un ragazzo speciale, straordinario. Pensa che il Novara me l’ha quasi tirato dietro quest’estate, non ci hanno creduto in lui, non pensavano che riuscisse a recuperare dall’intervento che aveva subìto. Invece ho la certezza che, se continuerà così, lui arriverà fino in fondo. Questo è giocatore davvero. Davanti a lui ha una grande carriera, deve crederci”. Le ultime parole non hanno colto di sorpresa l’altra visita illustre di giornata: ecco David Sesa, settantasei gare e venti reti con la maglia della Spal durante l’era Tomasi, capitano dal piede vellutato (ancora negli occhi abbiamo tutti quella punizione magistrale contro la Paganese) che non manca mai, appena il lavoro glielo permette, di passare a salutare l’uomo che più di ogni altro gli diede fiducia e lo portò all’ombra del Castello Estense: manco a dirlo, proprio lui, Roberto Ranzani.
Ex nazionale svizzero, da due anni, Sesa, compagno tra gli altri di Marco Zamboni ai tempi di Napoli e Lecce, ha appeso, come si suol dire, gli scarpini al chiodo dopo l’ultima esperienza da calciatore nel Rovigo. Oggi, il trentanovenne nativo di Dielsdorf, che ha stabilmente famiglia a Ferrara (dove vivono la moglie e la figlia undicenne) è allenatore in Challenge League, la serie B del suo Paese d’origine: più precisamente, da giugno, è alla guida del Wohlen 1904, oggi al penultimo posto della graduatoria ma con dieci punti di vantaggio sul Locarno, fanalino di coda. “Mi hanno chiesto la salvezza e per il momento, ora che il nostro campionato è fermo per la pausa invernale, ci sto riuscendo: retrocede solo l’ultima, come dice il nostro regolamento. Appena posso, logicamente, con la famiglia qui, torno in città e oggi, per la prima volta, sono venuto al Centro a trovare una persona a cui sono rimasto profondamente legato (Roberto Ranzani n.d.r.) e a cui devo tanto negli anni di Spal. Avrei voluto continuare qui, magari anche finire la mia carriera con la Spal. Quando sono arrivati gli altri (Butelli e Pozzi n.d.r.) non c’è stato margine di trattativa, non ne hanno voluto sapere, mi hanno mandato via, perché pensavano fossi un “tomasiano”. Io ero considerato un elemento di continuità quando invece si voleva dare un segnale di distacco forte e totale dal passato. Per carità, ci sta, il calcio è anche questo, ma devo dire che, considerato il trattamento, da quel giorno, di quella Spal e soprattutto di quella società, non me ne fregava più nulla. Seguivo i risultati, mi informavo, sentivo anche io le voci che c’erano in giro e poi, infatti, abbiamo visto tutti come è finita. Nessuna polemica, nessun rancore, è andata così”. Ma non si può non chiedere a Sesa cosa ne pensa oggi di questa Spal, finita addirittura in D e con otto punti di svantaggio dalla prima: “Oggi sono qui perché volevo conoscere Sassarini, vedere qualcosa dei suoi allenamenti. Io non sono nato imparato, come nessuno credo, il calcio non me lo invento dall’oggi al domani, ognuno, penso, fa un taglia e cuci di quello che di meglio vede nei colleghi e poi cerca di trasporlo nella sua realtà, magari mettendoci qualcosa di nuovo, di particolare. Mi sembra una bella persona, preparata, metodica”. Un’ultima battuta sull’amico ed ex compagno di squadra Marco Zamboni dopo la condanna dell’ex capitano biancazzurro a un anno e sette mesi in primo grado, per le note vicende legate al calcioscommesse: “Io la vicenda, dalla Svizzera, l’ho seguita leggendo i giornali e per quel che riguarda la Spal, ammetto di non essere a conoscenza di nessun dettaglio in particolare. Ho però notato che, sempre stando a quello che i giornalisti scrivono, circolano sempre gli stessi nomi. Non parlo di Marco, mi riferisco ai tanti nomi di giocatori ed ex giocatori di A e non coinvolti: sono sempre loro che vengono chiamati in mezzo, per questo penso che gli inquirenti non facciano nomi a caso o tanto per fare, ma sicuramente in mano hanno qualcosa su cui poter lavorare. Non so, è una schifezza, un calcio sempre più malato che, dal momento in cui hanno aperto le scommesse su scala mondiale attraverso internet, è peggiorato sempre di più e queste sono cose che uccidono la passione di chi come me e tanti altri invece, compresi i più giovani, credono fermamente nel lavoro quotidiano. Speriamo si faccia un po’ di chiarezza al più presto”. Non rimarrà a lungo a Ferrara David Sesa: lo aspettano prima qualche giorno di vacanza da passare con la famiglia poi, già il sei gennaio, giorno di Spal-Mezzolara, è previsto il ritorno a Wholen dove riprenderà la preparazione della sua squadra. L’appuntamento con il “Mazza” è quindi rimandato, ancora una volta, ma con una promessa: “Tornerò presto, intanto speriamo la Spal riesca a recuperare qualche punto all’Atletico Piacenza. Finché c’è lui (indicando Ranzani n.d.r.), si può stare tranquilli: di calcio ne capisce e ha quel particolare difetto di avere la voglia di vincere di sempre”. 

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