CUORE, TESTA E SACRIFICIO: IL CALCIO SECONDO MARCELLO MASI, DA TRENTOTTO ANNI PATRON DEL FORMIGINE

Se si pensa che l’anno di fondazione del Formigine è il 1968 e dal 1975 ha ininterrottamente lo stesso presidente e proprietario, si può ben dire che la società verdeblù s’identifica in Marcello Masi. Nel mondo del calcio, abituato a fagocitare risorse umane ed economiche a velocità supersonica, questo presidente così longevo, dalla personalità ironica e travolgente, resiste facendo leva non certo su motivazioni economiche, bensì sullo spirito d’appartenenza alla comunità e sull’equilibrio che lo tiene a debita distanza dagli aspetti negativi che spesso imperano nel mondo del calcio.

Trentotto anni alla guida del Formigine: se non è un record, poco ci manca.
“Sì, un record di coglionaggio”!

Non mi dica che l’hanno obbligata e l’obbligano tuttora a farlo. Com’è nata la storia?
“Io sono un bolognese che dal ‘61 vive a Formigine (e il marcato accento delle due torri ne testimonia chiaramente le origini n.d.r). Avevo ventuno anni e avevo appena mollato un impiego come commerciale in una grande azienda siderurgica. Ero in bolletta dura e ho fatto la pazzia di mettermi in società con uno del posto, che era mio cliente, aprendo su un suo terreno un’attività di lavorazione acciai. Le cose mi sono andate bene, sono rimasto e ora sono un imprenditore a trecentosessanta gradi, con una serie di attività in Italia e all’estero con oltre seicento dipendenti (non solo in campo siderurgico, ma anche alberghiero e altro ancora n.d.r). Dopo qualche anno a Formigine hanno cominciato a dirmi: “Tu hai fatto fortuna, devi darci una mano”. Io ho avuto un colpo di spirito e ho detto: “Vengo solo se mi fate presidente”, così mi sono teso la trappola da solo”.

Cosa la spinge ad andare avanti?
“La giustificazione è: “Questo è un servizio sociale”. Abbiamo duecentocinquanta bambini che grazie alla nostra società possono praticare attività sportiva: lo faccio per spirito sociale verso la comunità, per pura passione. Anche poco tempo fa il sindaco è venuto a chiedermi di andare avanti ancora, continuando ad aiutare le istituzioni, che non hanno più fondi, e io ho gli ho risposto: “Dai pur”!

Oltre a rimetterci di tasca sua, avrà però l’aiuto di qualche sponsor.
“Ma quali sponsor! Sono una pura illusione. Sono rimasto da solo, non ho più alcun aiuto. Le aziende devono tenere i soldi per pagare i dipendenti o le bollette dell’energia elettrica. Questo sport costa tantissimo, e si spende troppo”.

Che presidente è?
“Ho un ottimo rapporto con tutti, non sono un calciomane, rispetto i ruoli e non sto a sindacare le scelte dell’allenatore”.

Quali valori cerca di trasmettere alla sua squadra?
“Tutte le domeniche vado a vedere la partita, e ricordo ai giocatori che si gioca coi piedi, ma anche col cuore e con la testa. Dico loro che devono tenere un comportamento adeguato: se si fanno cacciare dal campo, devono venire da me, e se succede una seconda volta vanno a giocare da un’altra parte. Con me Balotelli non farebbe molta strada. Anche il comportamento dell’allenatore non deve fare eccezione. Si ricorda quando Lippi andò in tivù a dire che, se fosse stato Moratti, avrebbe appeso al muro i giocatori e cacciato via l’allenatore, che poi era lui? Andò a finire che Moratti lo esonerò pagandolo lautamente. Lippi aveva fatto apposta per farsi cacciare, ma, se io fossi stato Moratti, gli avrei detto che doveva essere lui ad attaccare al muro i giocatori, visto che era l’allenatore, e che avrebbe dovuto dimettersi senza prendere una lira”.

Il Formigine ha uno dei settori giovanili più importanti della provincia di Modena.
“Avere un settore giovanile importante ed efficace è l’ultima strada che rimane. Dev’essere un centro per insegnare a giocare a calcio, ma anche l’educazione. Bisogna investire in preparatori che sappiano insegnare educazione fisica e civica”.

Voi state andando bene. Il vostro obiettivo è di evitare i playout?
“Non li prendo neanche in considerazione. Se finiamo ai playout, caccio via tutti e smetto di fare calcio”.

Quali sono il vostro punto di forza e il vostro punto debole?
“Non glielo dico (fa una pausa da consumato attore teatrale). Prendiamo pochi gol e ne facciamo pochi: eccoli qua! Le cifre dicono questo e sono sotto gli occhi di tutti”.

Nei giorni scorsi si era parlato del possibile addio di Greco e invece è arrivato Rabito.
“Greco rimane con noi, ha sempre fatto tanti gol in carriera e continuerà a farne per noi. Rabito si è allenato tanto tempo qui a Formigine e l’abbiamo preso da qualche giorno. Per contro, abbiamo perso Agrillo, che ha smesso per problemi personali”.

Chi vincerà il campionato?
“La Massese, che è fortissima, o l’Atletico Piacenza”.

Qual è la Sua squadra del cuore?
“Il Milan”.

Non il Bologna?
“Quello sempre. Qualche sera fa sono stato malissimo, vedendolo perdere a San Siro in Coppa Italia, oltretutto con l’Inter, dopo una performance incredibile, per colpa di un errore del portiere”.

Dov’è nato precisamente?
“A Crevalcore, a distanza di un giorno da Gigi Simoni (il noto allenatore di Genoa, Torino, Napoli e Inter, tra le altre n.d.r). Quando da ragazzi giocavamo a calcio insieme, lui era la mia riserva. Questo perché io facevo la squadra, e lo tenevo fuori perché era più forte di me. Lei che è senz’altro alla ricerca di una nota di colore, può scrivere che ho sposato una di Poggio Renatico”.

Come vi siete conosciuti?
“Giravo spesso per tutta la provincia ferrarese per lavoro; l’ho conosciuta durante una delle mie trasferte e ci siamo sposati a diciannove anni”. 

Allora sua moglie simpatizzerà per la Spal.
“Quando sente parlare di Spal si ricorda di essere ferrarese, anche se l’accento di quelli di Poggio è già bolognese”.

E per Lei la Spal cosa rappresenta?
“Quando giravo nel ferrarese per lavoro, visitando i clienti a Copparo, a Codigoro, beh, la Spal di Mazza era sulla bocca di tutti. Era una realtà simpatica, la nuova frontiera del calcio”.

Cosa prova adesso nel vederla giocare contro il suo Formigine?
“Mi fa dire che il Formigine è forte a giocare contro la Spal”.

Che partita sarà domenica?
“Faremo del nostro meglio: se vinceremo saremo stati bravi, altrimenti lo sarete stati voi”.

 

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