LA RINASCITA DI MATTIA PIRAS: STO BENE E SENTO DI POTER DARE TANTO ALLA SPAL. LA CLASSIFICA? CI STIMOLA

Mattia Piras è uno dei reduci dalla disastrosa stagione scorsa. A sentire le sue parole, però, dell’esperienza in maglia 1907 non tutto è da buttare nel dimenticatoio. Di sicuro non il gruppo, straordinario, come ci tiene a sottolineare, che lo ha fatto sempre sentire importante, anche nei momenti più difficili, quando erano più i week-end passati in tribuna di quelli sul campo da gioco. A distanza di un anno, ancora in maglia biancazzurra, l’esterno originario di Crema, soprattutto nelle ultime settimane, ha dimostrato una crescita esponenziale sotto tutti i punti di vista e una maturità che lo hanno portato, oltre a mettere a segno i primi gol con la maglia dei ferraresi, a conquistarsi in pianta stabile, al momento, un posto nell’undici titolare. Ma lui non ci pensa e guarda avanti: “Dobbiamo ricominciare a correre, perché davanti non vogliono proprio fermarsi”. E ha ragione.

Mattia, molto probabilmente, questo, è il tuo periodo migliore da quando indossi la maglia biancazzurra.
“Sì, sto bene, soprattutto fisicamente. Quando vai in campo e senti di riuscire a fare tutto, ti diverti e non senti la fatica, le cose non possono che girare bene. E’ un bel momento, sono arrivati anche i primi gol in campionato e questo un po’ mi ripaga delle tante domeniche in cui ho sofferto in silenzio in attesa che arrivasse il mio turno”.

Dopo una stagione, come quella passata, trascorsa praticamente ai margini, fortemente voluto da mister Sassarini in estate, per te le cose sono di punto in bianco radicalmente cambiate.
“Il mister si ricordava di me dopo avermi visto a La Spezia in Coppa Italia a marzo. Gli feci una bella impressione, ho poi saputo. Nel frattempo faticavo a trovare una sistemazione in estate e queste due coincidenze, con l’arrivo del mister in panchina, hanno fatto sì che tornassi a vestire la maglia della Spal, una soluzione che gradivo parecchio, perché dentro di me ho una gran voglia di dimostrare che merito un’occasione come Ferrara”.

Occasione che l’anno scorso non ti è mai stata concessa.
“Eppure sono cresciuto tanto. Ho vissuto uno spogliatoio stupendo: Agnelli, Arma, Belleri e Zamboni avevano sempre una parola per me e per i ragazzi più giovani. E’ vero, volevo giocare. Mal digerivo la tribuna, ma penso sia una cosa comune a tutti quelli che amano questo mestiere. Adesso è diverso: un altro gruppo, bello uguale, con i vari Braiati, Nodari e Marchini pronti sempre a incoraggiarmi, ma sono soprattutto io a sentirmi bene, di fisico e di testa”.

A onor del vero, non una grande prima parte di stagione la tua: più bassi che alti, non una grande continuità e tanti spezzoni di partita. Almeno fino alla gara di Massa: in quel frangente cos’è successo?
“E’ successo che sono finito in panchina e ci sono rimasto praticamente due mesi senza mai giocare o comunque solo a tratti. Il mister ha deciso così, probabilmente perché voleva da me una reazione, è stato il suo modo per dirmi che per lui ero importante ma che ero io a dovergli dimostrare che aveva ragione ma in un’altra maniera perché, evidentemente, fino a quel momento, non lo avevo soddisfatto abbastanza. Ma neppure io ero soddisfatto di me, sia chiaro. Ho iniziato tardi con la Spal, non ho fatto la preparazione e ho giocato poco nel mio ruolo naturale”.

Ti ricordiamo punta in più di una partita quest’anno.
“E qui mi è venuto in soccorso il settore giovanile che ho fatto a Genova, anche se non potevo rendere al meglio delle mie possibilità ovviamente: non sono una punta da quando avevo sedici anni, ma in quel momento ero l’unico, secondo il mister che, se si applicava, poteva, se non far gol, almeno aiutare la squadra a salire, a creare spazi e fare qualche assist. Pensavo a fare il compitino, la domenica andavo in campo con il pensiero di fare i movimenti giusti e niente di più. C’era bisogno di un sacrificio in quel momento e ho cercato di fare del mio meglio”.

Da esterno, è il caso di dire, la rinascita.
“E’ il mio ruolo, mi piace attaccare gli spazi, mi trovo a mio agio perché in questa posizione riesco a esprimere al meglio le mie caratteristiche”.

Due pareggi nelle ultime due partite ma anche solo una sola sconfitta nelle ultime quattordici giornate: nonostante questo la classifica continua a essere impietosa e a relegarvi a nove lunghezze dalla capolista.
“La classifica non deve essere per noi un qualcosa che ci penalizza o ci fa andare in campo la domenica meno sereni. Deve essere uno stimolo, sappiamo che siamo di rincorsa e sappiamo che dobbiamo cercare di arrivare allo scontro diretto contro l’Atletico Piacenza con al massimo due punti di svantaggio. Abbiamo i mezzi per farlo”.

Domani arriva il Rosignano, un avversario, come si dice, da prendere con le molle. Sassarini è stato chiaro: è una partita che nasconde più insidie che altro. Sei d’accordo?
“Hanno cambiato davvero tanto in pochi mesi, sono una squadra che non conosciamo, per questo penso sia un bene non soffermarsi sulla classifica per non trarre giudizi affrettati e pericolosi. Dobbiamo pensare solo a scendere in campo concentrati e sereni, fare la nostra partita e giocare come sappiamo e allora sono convinto che riusciremo a sbloccarla quanto prima e portare a casa i tre punti che ci servono per continuare a coltivare il sogno promozione”.

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