SPAL, OCCHIO A FLORIANO: CON GUCCI E TOLEDO FORMA IL TRIO DEI TENORI DI UNA PISTOIESE AFFAMATA DI PUNTI

Ventisette anni da compiere ad agosto, classe 1986, Roberto Floriano, attaccante esterno di professione, in vista del big-match di domani contro la Spal rilancia le proprie ambizioni personali e di una carriera che sembra proprio dover ancora scrivere le pagine più importanti. In costante crescita di condizione, reduce da un fastidioso infortunio che non gli ha permesso di essere subito disponibile, è arrivato in Toscana a dicembre dopo l’opaca esperienza in Bulgaria al Botev Vratsa, allenato dall’ex spallino Giuliano Sonzogni. Già sei le reti all’attivo del calciatore di origine tedesca con la maglia della Pistoiese. La sua è una storia che vale la pena raccontare: nasce ad Albstadt, in Germania, da papà salentino e mamma avellinese e qui resta per ben dodici anni dove inizia a muovere i primi passi nel mondo del calcio nel settore giovanile dell’ FV 07 Ebingen. Torna in Italia nel 1998 e qui comincia la sua avventura più bella: davanti a lui si aprono le porte dell’Inter di Bernazzani. Saranno sette anni intensi e bellissimi. A Pistoia, insieme a Gucci e Toledo è considerato uno dei tre “tenori” intoccabili ma lui, con grande umiltà, glissa e guarda oltre: “Sono un giocatore come tutti gli altri. Da quando sono arrivato ho capito che la vera forza di questa squadra è nel gruppo. I playoff? Siamo di rincorsa e dobbiamo vivere partita dopo partita senza guardare troppo la classifica. Ma ci crediamo”.

Tutto inizia nel lontano 1998. L’Inter di Bernazzani, in giro come sempre alla caccia di giovanissimi talenti del domani, ti osserva, annota il tuo nome e poi, come d’incanto, ecco la chiamata arrivare nella tua casa di Legnano: da quel giorno Roberto Floriano veste la casacca nerazzurra.
“Fino all’età di dodici anni sono rimasto in Germania poi, insieme ai miei genitori, sono tornato in Italia e mi sono trasferito a Legnano, dove vivo tuttora da ormai quindici anni. Ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile dell’Inter dal 1998 al 2005, sette anni bellissimi e indimenticabili, con me c’erano i vari Giani, Momenté e Fautario, oltre a mister Bernazzani”.

Brevilineo, ambidestro, veloce e particolarmente abile sui calci da fermo, esterno d’attacco abituato, soprattutto, al 433: ti riconosci?
“Non sono molto alto (centosettantuno centimetri n.d.r.) ma posso ricoprire indifferentemente sia la fascia destra, sia quella sinistra senza particolari problemi, io mi metto a disposizione e poi decide l’allenatore, in base alle sue esigenze, come schierarmi alla domenica. Di punizioni e rigori ne ho sempre battuti, dicono, discretamente bene. Ho sempre giocato con il 433, è vero, ma con la Tritium ho anche giocato esterno di centrocampo nel 442. Diciamo che mi adatto”.

A Pistoia, intanto, ti sei perfettamente adattato anche al 343.
“Ci provo, ce la metto tutta, è un atteggiamento tattico diverso dagli altri a cui ero abituato, sembra spregiudicato ma invece se vai a vedere gli highlights delle nostre partite scoprirai una squadra molto attenta a coprire gli spazi, a ripartire con grande lucidità, a creare gioco e provare, di domenica in domenica a creare quante più azioni da gol possibili. Non sempre ci riesce farlo, ma è normale anche questo, altrimenti saremmo lassù”.

Al tuo arrivo in maglia arancione c’era Leonardo Gabbanini seduto sulla panchina, oggi c’è Massimo Morgia, che sembra aver dato finalmente quell’equilibrio e quella sicurezza al gruppo che prima sembrava mancare. Sei d’accordo?
“Mister Gabbanini l’ho avuto per troppo poco tempo per poterlo giudicare ma è senza dubbio vero che con l’arrivo di mister Morgia la squadra sembra più tranquilla e consapevole dei propri mezzi: l’esperienza di una guida navigata come la sua, in un momento cruciale della stagione come questo, possono senz’altro essere una garanzia, anche se in campo, come si dice, alla fine vanno i giocatori”.

La Pistoiese arriva da cinque vittorie consecutive e i playoff sono lì, a due punti, con l’ultimo posto utile attualmente in mano proprio alla Spal. Battere i ferraresi vi metterebbe nelle condizioni di essere con un piede e mezzo dentro agli spareggi promozione.
“Noi non siamo nella situazione di poterci permettere di fare troppi calcoli, dobbiamo giocare partita dopo partita e provare, perché no, anche a vincerle tutte. La Spal è tanta roba, io non mi fido di quello che sento e leggo in giro, dei problemi societari e degli stipendi in ritardo. Sono situazioni che, molto spesso, caricano ancora di più i giocatori. Noi dovremo essere bravi a fare la nostra partita, come sempre. La Spal è una grande squadra, tecnicamente siamo sullo stesso piano, se siamo tutte e due dietro in classifica vuol dire che qualche problemino l’avremo avuto in stagione, mi sembra ovvio, ma da sabato al cinque maggio inizia un altro campionato e i veri valori in campo verranno fuori. Per questo dico che la Spal è pericolosa”.

Con Spal e Lucchese nelle prossime due settimane, il vostro, a guardarlo bene, si direbbe un calendario mica facile, anche se le ultime tre partite sembrano poco più di una formalità. Secondo i nostri calcoli i playoff sono a quota sessantaquattro.
“Se non perdiamo mai abbiamo buone possibilità di farcela. Diciamo che almeno una tra Spal e Lucchese dobbiamo assolutamente batterla anche se nel calcio, di scontato, non c’è assolutamente nulla. Anche le ultime della classifica possono crearti problemi, per questo dobbiamo tenere altissima la concentrazione e il mister in questo è davvero bravo e sta facendo veramente un grande lavoro”.

Torniamo alla tua carriera: dopo aver completato il percorso di crescita nelle giovanili nerazzurre, vai in D al Seregno, poi, per quattro stagioni e sempre nella quinta serie nazionale vesti la casacca della Colognese dove, come allenatore, tra gli altri, hai anche l’ex spallino Stefano Vecchi.
“Bella esperienza, sono anche andato in doppia cifra per due stagioni consecutive. Con mister Vecchi sono ancora in contatto, ci sentiamo molto spesso, è una persona eccezionale a cui sono molto legato. L’ho ritrovato anche alla Tritium, lì abbiamo vinto il campionato di Seconda divisione. L’anno dopo me lo sono ritrovato di fronte come avversario, con la Spal finì 1 a 1 e ricordo che mi fece una grande impressione Laurenti. E’ lui il calciatore che temo di più”.

Un anno e mezzo a Trezzo, una cinquantina di partite condite da sei reti e poi ecco l’Alessandria di un altro ex allenatore spallino: Giuliano Sonzogni.
“Non era iniziata male l’avventura alla Tritium: a parte il campionato vinto anche la stagione successiva in Prima divisione era cominciata con il piede giusto, tanto che avevo segnato subito all’esordio in casa contro la Ternana. Con il cambio dell’allenatore mi sono un po’ perso, ho trovato poco spazio e a gennaio ho preferito andare all’Alessandria dove, oltre a mister Sonzogni, c’erano anche Roselli e Artico, altri due ex spallini”.

Sappiamo tutti quanto sia difficile andare d’accordo con Sonzogni: non a caso, a parte le tre lauree, lo chiamano “Il professore”. Eppure è stato proprio lui a volerti con sé nell’avventura in Bulgaria iniziata lo scorso agosto.
“Devo ammettere che con il mister andavo d’accordo e avevo anche un bel rapporto e non ero l’unico di quella squadra. Che sia un personaggio assolutamente fuori dagli schemi è noto, ha un modo tutto suo di comunicare, è un tipo molto schietto e diretto che magari all’inizio, se non sei abituato, ti traumatizza un po’. Ma con lui mi sono trovato davvero bene, perché è una persona onesta, che ti dice tutto quello che pensa e ti aiuta tantissimo. Siamo andati in Bulgaria insieme la scorsa estate, al Botev Vratsav, in Serie A: lui, dopo cinque partite, è stato esonerato, io invece sono rimasto due mesi in più, ma solo per risolvere qualche problema burocratico perché anche per me non è stata di certo un’esperienza esaltante. A dicembre è arrivata la Pistoiese e ora sono qui”.

Da questa tua avventura oltre i confini nazionali cosa hai portato a Pistoia?
“Probabilmente un po’ di cattiveria in più (ride). A volte ci penso e quasi quasi mi convinco sia vero perché, appena arrivato a Pistoia, ho subito preso il mio primo cartellino rosso della carriera, diretto tra l’altro, e ben due turni di squalifica. Non mi era mai successo e penso che l’arbitro in quell’occasione abbia anche calcato un po’ la mano. Non ero mai stato espulso in vita mia, quindi o sono io più cattivo, o sono gli arbitri più morbidi in Bulgaria, non saprei (ride)”.

Con sei centri sin qui, ti sei fatto parzialmente perdonare le due settimane di assenza forzata. Con Gucci in attesa di sbloccarsi e ancora con le polveri bagnate, che obiettivo stagionale ti sei prefissato?
“Di continuare a segnare e di vincere con la Pistoiese. Poi. se segna Niccolò e vinciamo va bene lo stesso. Fino a giugno il mio pensiero è soltanto questo poi, come sempre, discuteremo il da farsi insieme alla società”.

Domani sarà un grande match e per questa occasione il Melani, al di là della diretta televisiva, si vestirà a festa. 
“Come per tutte le piazze blasonate, Ferrara compresa, il tifo ha la sua importanza, spesso è addirittura decisivo, soprattutto in casa. Spero di vedere tanta gente domani: è serie D, è vero, ma noi ci giochiamo davvero tanto in questo momento e abbiamo bisogno del calore e del sostegno di tutti”. 

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