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UNA VITTORIA NON CANCELLA I PROBLEMI – Alzi la mano chi, dal banchetto della prima vittoria della Spal contro il Bra, si è alzato veramente sazio e soddisfatto dallo scranno del Mazza, convinto che, finalmente, qualcosa stesse cambiando sul serio. Nessuno. “Abbiamo vinto! A era ora! Adès a tachèn, adès arivèn, va pur pian! Vai Rossi, dai che tiè fort!” Lo avremo detto, sì, magari con gli amici, al bar. Era più una speranza che una convinzione. Che Santarcangelo sarebbe stato crocevia decisivo lo sapevamo un po’ tutti. Di quel tre a uno così netto a parole, contro i piemontesi, ma così vago nei fatti, non ci eravamo di certo illusi. I fantasmi, al 90′, sembravano essersi diradati sul far di una nuova alba che, però, non li avrebbe del tutto scacciati. In Romagna, ieri, la conferma. Inevitabile il cambio: arriva Massimo Gadda.
Ora, a voler essere caustici, col famoso senno di poi si potrebbe dire, parafrasando Marquez, che la sconfitta di ieri non sia stata che la “cronaca di una morte annunciata”. Un pensiero tabù, questo, un intimo sospetto sopito e affogato sul nascere, perché consapevoli che le inversioni di tendenza sono processi non sempre rapidi e immediati; senza contare che eravamo perfettamente convinti che i giocatori, dal rigore parato da Menegatti in poi, avrebbero messo nerbo e carattere in campo, oltre all’orgoglio e alla fame di vittoria. Giocano pur sempre nella Spal, nella squadra dei nostri sogni, che seguiamo e tifiamo come non mai! Possibile accettino e con così tanta nonscialance di prendere bastonate a destra e a manca e come massimo da offrire ai tifosi abbiano quello di  presentarsi a capo chino, come ieri, dopo una sconfitta?

OSARE OLTRE EVIDENTI LIMITI – Hanno sfilato tutti i limiti della squadra di Leo Rossi al ‘Mazzola’: alla faccia del cambio di modulo e degli interpreti, ieri, alla fine, a festeggiare è stata una squadra piccola ma tosta come il Santarcangelo; marcature larghe e manovra lentissima il piatto forte offerto dai nostri, bombardati con metodo e solerzia dai due ex Giovanni e Paolo Rossi che siamo riusciti a far diventare autentici incubi di giornata. Il primo gol è da mani nei capelli; il raddoppio è solo un giochetto sadico. Tutte le altre occasioni accademia. Reazione nel secondo tempo: non pervenuta. Non è finita qui. Un attacco stellare completamente privo di rifornimenti e lo spettacolo imbarazzante di una difesa perforata a ripetizione che lascia persino il tempo all’avversario di prendere la mira prima di concludere sono solo la punta di un iceberg che, molto probabilmente, ha problemi irrisolti, sì, e non da ora, forse anche di carattere strutturale. La situazione preoccupa: i biancazzurri, anche a Santarcangelo, sono partiti con il vento in poppa, andando addirittura vicini al vantaggio. E’ bastato un gol per rispedirli negli spogliatoi anzitempo, impauriti, con quell’aria da cane bastonato che ti fa rabbrividire. E non è la prima volta: Monza, Castiglione, Torres, sono esempi che, sommati, iniziano a far suonare qualche campanello d’allarme di troppo. Reagire. Osare. Questi giocatori possono dare molto di più.

I CENTO GIORNI DI MATTIOLI – Glielo si legge negli occhi al ‘Pres’, al triplice fischio di chiusura: questa volta è proprio dura da mandar giù. Sono schiaffi pesanti quelli di Dell’Acqua e D’Antoni che, in poco  tempo, lo obbligano a fare mente locale e ripercorrere tutte le settimane di questi suoi primi cento giorni di presidenza, i più difficili. Tredici settimane in cui, inevitabilmente, semina e raccolto non hanno potuto che coesistere, colpa del calendario e dell’inesorabile successione di avvenimenti, uno dopo l’altro. Non ha avuto tutto questo tempo a disposizione Mattioli per calarsi nella realtà di Ferrara: nella fretta e nella furia di voler allestire il miglior spettacolo possibile per la ‘sua’ piazza, qualcosa gli deve essere per forza sfuggito. Se ne sta accorgendo, il ‘Pres’, che la notte la trascorre a pensare ai suoi giocatori: uno dopo l’altro e alla ricerca di risposte che, oggi, ha potuto trovare solo nel cambio della guida tecnica. La più semplice possibile. Fa male perdere? Mai quanto non riuscire a vincere in maniera netta: mancano tre punti convincenti che mostrino una squadra pronta e preparata al meglio per affrontare questa stagione con grinta. Mattioli lo sa. Dei suoi ragazzi è il primo tifoso ma, se il caso, sa diventare anche il più critico e spietato dei paganti.

FORZA GADDA, FORZA SPAL! – Gridiamolo, anche solo come sfogo. Per vincere. Per risalire la china. Per riacciuffare un ottavo posto vicino ma, mai come oggi, ancora così lontano. Società, giocatori e tifosi stiano uniti come prima e, se possibile, ancora più di prima. Domenica, contro il Delta – si gioca alle 14.30 –  servirà tutto il calore possibile: alla Ovest si chiede l’ennesimo tributo d’amore mai restituito, un muro umano da brividi come quello visto contro il Monza. Andiamoceli a prendere questi tre punti benedetti. A qualsiasi costo. E’ questa l’unica strada possibile per uscire da un tunnel che sembra davvero non volere finire mai.



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