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Cominciamo dalla fine. C’è un corteo festante che da corso Piave se ne va verso corso Isonzo, e prende via Garibaldi fino ad incontrare il Palio, in piazza Municipale. Il Palio si sposta per fare passare. Ci sono le bandiere che sventolano di fronte alla cattedrale. Cori e boati e battimani, le bandiere che si agitano, la gente felice che si abbraccia. La Spal ha battuto il Bellaria e gli ultras percorrono le vie del centro intonando i canti della Ovest. La gente guarda e applaude, incuriosita.

Arrivati all’angolo dei quattro esse si torna indietro su corso Martiri, costeggiando il castello, e qui si uniscono anche i giocatori di questa S.P.A.L di nuovo vincente. I primi ad arrivare, assieme al d.s. Vagnati, sono Silvestri, Lazzari, Coletta e Personè. Si canta e si balla anche con loro, foto ricordo e strette di mano. Manuel Lazzari viene lanciato in aria. Partono le telefonate e si vedono arrivare Di Quinzio, Buscaroli, Lebran, Capellupo, Falomi e il capitano, Massimiliano Varricchio, eroico capocannoniere spallino con 20 gol, che sorride e scherza e canta i cori che sono per lui: “C’è solo un capitano”, “E dai Varricchio facci un gol” e “Varricchio paga da bere”. Un tifoso sale sulla statua di Girolamo Savonarola e gli lega al braccio una sciarpa biancazzurra. Nato a Ferrara, eretico sciagurato, spallino senz’altro. Continuano i cori fino a sera, con il terzino Samuele Sereni che prende il megafono e s’improvvisa capo ultrà, come già aveva fatto negli spogliatoi, poco prima, a guidare i compagni nei festeggiamenti.

Una domenica così la si desiderava da tempo, una domenica in cui succede quello che per un tifoso spallino è quasi impensabile: tutto che va come doveva andare, niente brividi, niente beffe finali. La vittoria per tre a uno sul Bellaria garantisce la promozione diretta in lega pro unica, e i risultati delle altre non importano più: la S.P.A.L. può finalmente gioire. La partita ha poca storia. Segnano i due attaccanti, come nel migliore dei sogni dei tifosi, prima Cozzolino, poi Varricchio, entrambi sotto la Ovest. Entrambi si tolgono la maglia e esultano sotto la Curva, il primo battendosi la mano sul cuore, il secondo facendo roteare la casacca spallina sulla bandierina del calcio d’angolo, sradicata per l’occasione.
Dopo ogni gol, i tifosi si abbassano, piegati sulle ginocchia, intonano un coro preparativo: “Ooooh” e poi scattano in piedi e saltellano al ritmo ormai famoso che ha scandito la rimonta in campionato: “E facci un gol / poromporompomperoperó poroporompom pon”. Dal tre a zero in poi è solo attesa del fischio finale e quando il Bellaria segna, con un tiro a giro solo da apprezzare, tutto lo stadio applaude, a ulteriore dimostrazione che a Ferrara ci sono tifosi speciali, che dovrebbero essere presi a modello per il calcio italiano: tifosi capaci, dopo anni di delusioni e fallimenti, di accorrere allo stadio dalla prima giornata, numerosissimi, fino al record stagionale di presenze in questa splendida domenica. Cinquemila spettatori, in C2, negli anni delle pay-tv e degli stadi semivuoti, negli anni delle inutili tessere e delle diffide e dei camorristi da stadio che bloccano le partite e poi le fanno ripartire.

Una Curva straordinaria, che vive la propria passione nel migliore dei modi, già dal riscaldamento, quando partono i canti a caricare i ragazzi. L’obiettivo è uno solo, lo si scandisce a gran voce: “Noi vogliamo questa vittoria” e poi “ E Spal Ferrara / devi segnare / e la C unica dobbiamo conquistare / e Spal Ferrara / portaci via / da questa merda di categoria”. Già prima dell’inizio della partita si canta senza sosta: “Canterò forza Ferrara / finché vivrò / finché vivrò” e “Dai ragazzi noi ci crediamo”. Poco dopo arriva l’annuncio degli organizzatori del tifo spallino: oggi la coreografia, all’entrata delle squadra, sarà una sciarpata di tutta la Curva a comporre un unico muro biancazzurro. E così è. Le squadre entrano, si accende anche un fumogeno, su le sciarpe, tese, e su i bandieroni: c’è quello storico dell’Astra Alcol, quello con i simboli spallini, l’ovetto e il cerbiatto, altri che alternano bande azzurre e blu e bianche e poi quello, amatissimo, del Club Privè, che su sfondo biancazzurro ritrae una nuda Venere spallina in tutto il suo erotismo. Il coro è “Che sarà sarà / ovunque ti sosterrem / ovunque ti seguirem / che sarà sarà”. Spunta un cartello: “E’ tanto tempo che lottiamo insieme a te è ora di vincere”. Sotto, lo striscione immenso che ha accompagnato tutte le partite casalinghe, da inizio stagione, a suggellare la rinata fiducia tra squadra, società e tifosi: “Non camminerai mai sola”.

L’emozione avvolge nuovamente gli spalti quando Andrea Landi esce e lascia spazio a Edo Braiati, ferrarese e idolo della Ovest, forse giunto all’ultima apparizione in biancazzurro. Sono applausi scroscianti, tanto per Landi che per Edo: “Braiati uno di noi / uno di noi”. Mister Gadda decide poi di fare entrare il secondo portiere Jacopo Coletta, permettendo a Pietro Menegatti di ricevere l’ovazione che merita, in una stagione in cui ha più volte salvato i biancazzurri con parate miracolose: “Menegatti eeeeeh / Menegatti ooooh / Menegatti eeeeeh / Menegatti alè alè”. Manca poco alla fine della partita. Molti tifosi si arrampicano sulle transenne per applaudire i giocatori e ricevere da loro magliette e pantaloncini, ricordo di una giornata come questa. Quando arriva il triplice fischio può finalmente liberarsi la gioia così a lungo trattenuta: un unico filo emotivo percorre tribune e terreno di gioco, ci si abbraccia e si continua a cantare, la squadra viene sotto la Curva e si balla, tutti insieme. Arriva un coro anche per Alessandro Sovrani, storico cronista spallino di Telestense, impegnato a intervistare i giocatori in campo: “Sovrani sotto la doccia / sotto la doccia”.

Ora, con i giocatori che sono già negli spogliatoi, si invoca solo lui: “Walter Mattioli sotto la curva”. Dopo un po’ si vede il Pres, insieme a Simone Colombarini, percorrere i gradoni della tribuna e raggiungere la porta sotto la Curva. “C’è solo un presidente” e “Mattioli uno di noi”, si canta. E quando il Patron prende in mano la bandiera del Club Privè, ecco che parte un: “Famiglia Colombarini / Colombarini”, a ringraziare dirigenti e proprietà. Mattioli fa l’inchino, poi lui e i Colombarini raggiungono i tifosi in Curva. Mattioli è commosso, quasi irriconoscibile. Chiede a un bambino se si è divertito, si ferma, come fosse un usciere, a salutare ad uno ad uno i tifosi: “Spero che siate felici”, dice. Anche lui sognava una giornata così chissà da quanto tempo.

La festa si trasferisce negli spogliatoi. Prima sono i giocatori a rincorrere il presidente con un enorme secchio d’acqua rosso: “Dov’è?”, urla Sereni, “Dove sei???” lo riprendono Jurgen Pandiani e tutti gli altri. Corrono da una parte all’altra della sala stampa, i ragazzi, anche loro finalmente liberi di festeggiare questa sospirata promozione. Alla fine lo trovano, e Mattioli si mette a fare le interviste grondante d’acqua, come Colombarini e gli stessi giocatori. Poi, come detto, è di nuovo Sereni a fare partire i cori, uno dedicato ad ogni giocatore, che viene via via preso a sberle sulla schiena, e poi per la “Susi”, maschera del “Paolo Mazza”, e per la dottoressa Giagnorio.

Gli ultras iniziano il corteo e la prima tappa sono proprio gli spogliatoi, Mattioli esce e canta con loro. Fa un breve discorso e poi dice: “Adesso però vorrei cantare insieme quel coro che mi piace” ed ecco che è lo stesso Pres a intonare il ferraresissimo e autoironico: “A sen di grez e di aldamar”. Foto e ringraziamenti, abbracci e poi via verso il centro, a raccontare a tutti chi siamo e cos’è successo oggi, in questa domenica di festa, mentre nella mente si affaccia già il prossimo obiettivo, per ora sussurrato, eppure, da oggi, lontano solo una serie: “Noi abbiamo ancora quel sogno, e quel sogno è rimasto li: ritornare in serie B”.



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