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L’affaire Mobyt sta entrando nelle sue ore più calde: da qui a giovedì infatti si terranno la riunione che deciderà il destino economico, e quindi anche sportivo, della società, e l’incontro tra l’attuale presidente Fabio Bulgarelli e il sindaco Tiziano Tagliani per annunciare e spiegare l’eventuale cessione del titolo sportivo a Treviso. A questo proposito abbiamo intervistato proprio il presidente Bulgarelli per ricostruire quali sono i possibili scenari.

Presidente, a che punto siamo sulla cessione del titolo sportivo di Pallacanestro Ferrara 2011?
“Proprio ieri ho incontrato Pulidori, Furlani e Branchini per fare un po’ il punto della situazione e stilare a grandi linee quello che dovrebbe essere un il budget minimo per l’anno prossimo. Stasera vi sarà l’incontro tra gli sponsor per mettere sul tavolo le loro intenzioni. A questo vertice parteciperanno anche i dirigenti della società, che già hanno ben presente quali sono le mie intenzioni e le mie condizioni”.

Quali sono i possibili scenari sul futuro Mobyt?
“Se gli sponsor hanno intenzione di continuare questa avventura con il sottoscritto dovranno rispettare paletti molto rigidi e precisi che io stesso ho fissato, i quali comprendono prima di tutto la riconferma come minimo del budget della stagione scorsa, e a fronte di regolari contratti scritti e vincolanti, e in secondo luogo voglio da tutti un impegno di almeno due anni, che mi eviterebbe di fare ogni anno questa figura e consentirebbe di programmare un po’ meglio il futuro di questa società. Un’altra possibilità è che questa ‘cordata’ potrebbe andare avanti senza di me: in quel caso si potrebbe anche cedere a loro il titolo chiedendo solo l’ammontare delle passività, che è di gran lunga inferiore al valore del titolo. Se invece da questa riunione non emergerà una dichiarazione d’intenti chiara e precisa accetterò l’offerta di Treviso e cederò a loro il titolo sportivo, comunicando la scelta al sindaco già giovedì”.

I tempi quindi sono strettissimi, tutto sarà deciso nelle prossime ore.
“Assolutamente sì. Non posso e non voglio concedere più tempo. La situazione è chiara da un po’, e credo che se un’idea in merito c’è non ci sia bisogno di ulteriori attese. Giovedì ho intenzione di presentarmi dal sindaco con le idee chiare e senza ulteriori incertezze. Se non riceverò una risposta chiara entro allora la mia decisione sarà già presa e il titolo andrà a Treviso”.

Come pensa che andrà questa riunione?
“Io ho dei dubbi che si possa fare qualcosa, non sono molto fiducioso sul suo esito. Non tanto per la volontà delle persone in ballo, per diversi altri motivi. Sicuramente io ho posto dei paletti molto rigidi, e non sono sicuro che possano andare bene, ma per quanto mi riguarda questa volta o così o niente. Sono ancora disposto a dare una mano allo sport ferrarese, ma non voglio accettare altri compromessi e mezze promesse. Nelle ultime ore sì è parlato anche di probabili investitori interessati da fuori Ferrara: però io di richieste concrete non ne ho avute, e comunque anche il loro spuntar fuori solo ora, dopo diversi miei appelli in proposito e quando questo potrebbe comportare la mia uscita di scena cosa dovrebbe farmi pensare? Onestamente non saprei , mi sembra tutto abbastanza incerto e poco definito, per questo non sono molto fiducioso”.

Il suo staff cosa pensa di questa situazione?
“Il mio staff è disposto a continuare il proprio lavoro a Treviso, però ha manifestato anche la volontà di voler provare a proseguire quest’avventura a Ferrara, per questo presenzieranno alla riunione per cercare di portare avanti questa causa”.

Lei non sarà presente a questa riunione?
“No, non sono stato invitato. Rimarrò alla finestra, anche perché in una maniera o nell’altra dovremmo sentirci in merito alla questione”.

Se gli eventi delle prossime ore dovessero sancire la fine della sua presidenza quali saranno i sarebbero progetti in ambito sportivo? Una maggior presenza in ambito SPAL?
“La SPALha già una struttura e una dinamica molto definita, è per il momento va bene così. E’ chiaro che se lasciassi il basket mi orienterei maggiormente verso la SPAL e con me ci sarebbero le persone di mia fiducia. Questo ovviamente riguarda soprattutto il contributo economico, e per la società questo potrebbe essere un buon salto in avanti”.

Alcuni dei suoi dirigenti potrebbero confluire nella SPAL?
“Sicuramente se non c’è il basket da seguire alcuni dirigenti e molti sponsor andrebbero reindirizzati verso la SPAL, perché comunque c’è una credibilità rispetto alle persone e al lavoro che queste hanno fatto. Vorrei sottolineare che questa volta, a differenza di altre situazioni del passato, Pallacanestro Ferrara 2011 è completamente libera da debiti e da problematiche economiche di ogni sorta, e questo è il frutto di una gestione pressoché perfetta della società, che va riconosciuta”.

Questa possibilità potrebbe cambiare anche l’assetto della Polisportiva.
“L’assetto della polisportiva andrebbe rivisto in ogni caso ed è un altra delle mie condizioni per rimanere al basket. Un cambio di passo della raccolta fondi attuata dalla polisportiva e da Raffaele Maragno è necessario. Questa stagione è stato fatto poco o niente di quanto ci si aspettava in termini di utilizzo e valorizzazione del marchio, del merchandising e in generale del reperimento di sponsor.  Qui non si discute la qualità eccellente del manager, che già abbiamo avuto modo di apprezzare, quanto gli effetti negativi oggettivamente riscontrabili del suo impegno su tanti, troppi fronti, che finisce col dissipare risorse ed energie, impedendo un afflusso soddisfacente di risorse alle realtà più importanti. E’ chiaro che con risultati del genere sarebbe necessario rivolgersi  ad un’altra agenzia, ed è per questo che tra le mie richieste vi sono anche garanzie scritte di risultati molto migliori da parte sua”.

Quando parla di dispersione di risorse verso troppi fronti cosa intende?
“Intendo che spesso e volentieri diverse risorse sono state distratte dalle realtà oggettivamente più importanti per essere reindirizzate ad altre decisamente marginali, se non addirittura estranee agli accordi decisi e approvati all’inizio.  Tutto questo fa sicuramente pensare, e la sensazione è che la presenza mia e dei Colombarini induca un po’ la gente a sedersi, a fare di meno o addirittura a dedicarsi ad altro, tanto a coprire ci siamo noi. Se così è non va affatto bene. Noi siamo qui per stimolare il lavoro di squadra, e per indurre soggetti diversi a fare sistema. Se questo non succede, e se si vuole brillare di luce riflessa mentre si investe in altri progetti la cosa non ci sta più bene, e allora anche noi torniamo ad investire solo sulla realtà più importante”.



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