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Il caso ha voluto che a prendere la parola nella tradizionale conferenza stampa di inizio settimana fossero due romani de Roma come Federico Gentile e Giordano Fioretti. Due gladiatori in una SPAL più di lotta che di governo, più grinta che gioco. Il deludente livello della manovra biancazzurra e il risultato contro l’Ancona sono stati i due argomenti principali di discussione con i due giocatori. Due che domenica dovranno necessariamente stare separati: Gentile è infatti squalificato per aver incassato la quarta ammonizione stagionale, ma sarebbe comunque destinato a saltare la trasferta di Forlì vista la contusione alla coscia che lo ha tenuto fermo negli ultimi due giorni.

“Non sto benissimo, – ha spiegato il diretto interessato – contro l’Ancona ho preso una ginocchiata e il dolore ha finito col condizionare la mia partita. Pensavo il dolore diminuisse col passare dei minuti, invece c’è stato un versamento di liquido. Ora dovrò fare un po’ di terapia e di lavoro in piscina, sperando che tutto torni alla normalità il prima possibile”. Le critiche sulla prestazione di domenica restano l’argomento principale dell’attualità biancazzurra: “Dovevamo sicuramente fare meglio, soprattutto nel primo tempo non siamo riusciti a esprimerci come avremmo voluto. Penso sia evidente che dovremo fare meglio nelle partite in casa. Nelle prime parti di gara bisogna far capire agli avversari che siamo noi i padroni di casa, che noi siamo la SPAL. Il secondo tempo di domenica ci ha visti rientrare in campo con la mentalità giusta, volevamo spingere, ma l’episodio dell’espulsione ci ha condizionati. Diciamo che la direzione di gara è stata un po’ particolare. Quando a fine partita mi hanno detto che l’arbitro è il fratello del giocatore dell’Ascoli credevo scherzassero… invece è vero. In questo campionato le stiamo vedendo un po’ tutte, speriamo di aver esaurito gli episodi a nostro sfavore e di cominciare a riscuotere il credito con la fortuna”.

Un altro che può recriminare con la fortuna è appunto Giordano Fioretti: il centravanti spallino è fermo a quota tre gol in stagione, pochi per uno con la maglia numero nove sulle spalle. Domenica scorsa il suo unico tiro in porta si è infranto sul palo. Impossibile non ripensarci: “Purtroppo sono cose che capitano, sappiamo che la fortuna conta molto nel calcio. Devo ammettere che ripensando all’azione non ho avvertito un tocco del portiere, ma dopo averla rivista sul telefonino mi è venuto qualche dubbio. Se l’ha toccata come sembra è stato veramente bravo. Ovviamente mi dispiace perché sarebbe sarebbe stato un gol importante e forse da tre punti”. Fioretti è parso comunque concorde con Gentile sulla necessità di osare di più nelle partite casalinghe: “Dobbiamo ripartire dal carattere fatto vedere nel secondo tempo di domenica. Sta a noi essere più spavaldi”. Inevitabile chiedergli quanto sia faticoso fare l’attaccante in una squadra che fatica così tanto a manovrare palla a terra: “Se giocassimo come il Barcellona sai quanti gol farei (ride)! La verità è che in serie C nessuno gioca bene. I valori principali sono quelli della grinta e dell’agonismo e non della tecnica. D’altra parte si fatica a vedere giocare bene in serie A, figuriamoci due piani più sotto. Sappiamo di doverci aiutare a vicenda, e in questa ottica anch’io devo rientrare fino alla difesa e ripartire. La categoria richiede questo. Dobbiamo senz’altro migliorare, ma prima di pensare al gioco non ci deve mancare l’atteggiamento giusto. Detto questo, ci sta che il pubblico sia esigente e chieda di vedere qualcosa di più. Però i risultati sono comunque buoni e se guardiamo davanti a noi Ascoli e Pisa non è che giochino un calcio spettacolare”.

Fioretti è anche uno dei cosiddetti “fedelissimi” di Oscar Brevi. L’occasione è chiedergli un punto di vista su un allenatore che non sta esattamente riscaldando i cuori della tifoseria biancazzurra, guadagnandosi talvolta l’etichetta di ‘antipatico’. “Penso che prima di definire antipatica una persona sia necessario conoscerla, – ha spiegato l’attaccante – vedere Brevi solo dagli spalti non è sufficiente per dargli un giudizio da questo punto di vista. Io posso tranquillamente dire che se sono qui è perché apprezzo prima di tutto le sue doti umane. È una persona vera e in gamba, che ha contribuito a farmi migliorare anche a livello caratteriale. Con i giocatori ha sempre un atteggiamento onesto e corretto, credo tutti lo apprezzino all’interno dello spogliatoio”. E domenica cosa ha detto alla squadra? “Ci ha incoraggiati a portare avanti il nostro atteggiamento e a fine gara si è complimentato per il carattere che abbiamo mostrato, spiegando che è stata una buona gara da parte di tutti quelli scesi in campo. Poi è ovvio che si vuole sempre vincere, ma non sempre è possibile”.



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