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La carriera di Roberto Ranzani si è sviluppata nell’arco di quasi sessant’anni: è stato giocatore, direttore e anche presidente. Gli è mancato solo di fare l’allenatore e probabilmente avrebbe potuto farlo, perché aveva l’occhio lungo per il talento. Nel giorno della sua scomparsa c’è da perdere il conto delle testimonianze d’affetto verso il direttore e dei tanti ricordi che sono riaffiorati nella mente di chi lo ha incontrato. Noi abbiamo scelto quattro persone che hanno incontrato Ranzani nei suoi tre passaggi fondamentali: Gigi Pasetti, suo compagno di squadra nei primi anni di SPAL; Gianni De Biasi, allenatore della SPAL promossa in C1 nel 1998; Simone Airoldi, una delle colonne di quella squadra e David Sassarini, l’allenatore alle sue dipendenze nell’anno del Ranzani presidente della Real Spal.

Gigi Pasetti: “E’ un anno un po’ balordo questo, ho già perso cinque o sei amici. Roberto era uno di questi. Abbiamo esordito insieme in serie B, nel 1964, si giocava contro la Pro Patria. In campo era uno di quei centrali forti di testa che le prendeva tutte. Poi le nostre strade si sono separate e solo per caso non ci siamo trovati a lavorare insieme in altri ruoli. Questo però non ci ha impedito di costruire un bel rapporto e non più tardi di una settimana fa lo avevo rivisto in via Copparo. Resterà il ricordo di una bravissima persona, schietta, diretta. Un grande professionista che sapeva come fare il suo lavoro”.

Gianni De Biasi: “Sono sorpreso, stupito, sconvolto. Faccio fatica a capacitarmi di aver perso un amico come Roberto. Lo avevo sentito poco tempo fa e mi aveva detto di sentirsi bene. Spero di trovare un volo per tornare presto in Italia (il mister è in Albania per gli impegni della nazionale, ndr) e poter essere presente al suo funerale. Nel frattempo voglio fare le condoglianze alla signora Anna ed a Gianluca. Ho tanti ricordi che mi legano a lui. Dal punto di vista sportivo abbiamo vissuto insieme due anni molto belli, mettendo insieme dei successi. Ma quello che mi rimarrà impresso era il legame che si era creato, per me era praticamente un fratello maggiore che non mancava mai di darmi consigli e suggerimenti. Se ripenso a quegli anni mi viene da pensare che si sarebbe potuto aprire un ciclo, ma il presidente ebbe poca pazienza e così andai via da Ferrara. Se non fossero state fatte valutazioni solo in base ai risultati probabilmente avrei potuto lavorare insieme a Ranzani anche più a lungo”.

Simone Airoldi: “Mi ricordo ancora il primo incontro col direttore. Ero appena sceso dall’aereo che mi riportava a casa dal viaggio di nozze e Paolo Conti, il mio procuratore, mi chiamò per dirmi che la SPAL era interessata a me, ma che mi proponeva un solo anno di contratto. Andai subito dove si svolgeva il calcio mercato, entrai nel box, ci guardammo, firmai senza guardare e ci stringemmo la mano, il tutto senza dire una sola parola. Fu chiaro da subito che a tutti e due interessavano più i fatti delle parole. Ranzani mi ha sempre dimostrato la sua stima ed ho sempre sentito una fiducia incondizionata da parte sua. Oggi sento ancora di doverlo ringraziare ancora per tutto quello che ha fatto per me. Rimarrà sempre nel mio cuore”.

David Sassarini: “Era davvero una persona eccezionale. Ricordo ancora come il gruppo lo adorasse per la sua capacità di creare complicità nelle dinamiche interne della squadra, nonostante le difficoltà. La sua infinita esperienza mi ha insegnato come si gestisce un gruppo. Lo ricorderò sempre con affetto”.

Il funerale di Roberto Ranzani è fissato per sabato alle ore 10.15 presso la chiesa della parrocchia di San Biagio, in via Aldighieri a Ferrara.



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