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Una partita. Una partita i cui ricordi e aneddoti sono quasi un passaggio di consegne. Chi mai ha avuto la fortuna di una trasferta al Menti, o di una sfida casalinga, ha tramandato i propri ricordi alle generazione future. Ai presenti di oggi. Il colpo d’occhio è pazzesco. La Ovest, in formissima, stipata in ogni ordine di posti. Si incrociano gli sguardi, la tensione è palpabile, non è una giornata come un’altra. A 36 anni è la mia prima serie B. Provo a rivivere questa giornata, con gli occhi ebeti di chi ha appena rivisto il proprio amore.

Sono le 06:30 del mattino. Connetto i miei cinque sensi all’universo mondo. Spal-Vicenza, Ovest, abbiamo il biglietto. Grigliatina dagli amici, birre da sudare. Ok, punto la sveglia. Impossibile, 06:50, di nuovo in piedi (eufemismo…); caffè, passeggiata. Non mi passa un cazzo! Fingo di pulire la stanza, metto tutto in ordine. C’è confusione, ma oramai sono le 11. Direzione Ferrara, Arrosticini, vodka, hamburger, birrazze. All’ora del the inglese cinque uomini giacciono dormienti sul pavimento quando in realtà dovevano vigilare il riposino pomeridiano delle piccole Greta e Anita.

Usciamo a prendere una boccata d’afa, ansia e umidità. Son le 18:00, ci passa niente. Andiamo allo stadio. Come da routine ci dividiamo tra tesserati e non, all’entrata, per poi ricongiungerci al solito posto, lo stesso da 24 anni a questa parte. Ho i jeans. Ho i jeans ad agosto. E mi odio. Poi, incredibilmente sono le 20:30. I vicentini continuano ad entrare, la Ovest è seria “come non mai”, molto carino il fatto che manchi la rete che divide la Curva dal campo, il Mazza ha subito qualche ritocco ma resta bello nel suo trasudare storia. Una manciata di minuti e il Vicenza è sotto di un uomo. Un’altra manciata, Arini! Testa di Cremonesi, mega palo di Antenucci. Non svegliatemi. Provo a fare ciò che tutti dovrebbero fare in curva, batto le mani, canto, urlo, mi diverto. Ogni gol è un sorriso diverso, ti ritrovi abbracciato tre file più a sinistra, o giù. O boh! La nostra Casa, la Nostra gioia. Non reggo il misto ascelle pezzate-Averna. Emigro. Piano terra, faccia attaccata alla recinzione. Sembra in HD! Sento le note della Ovest e mi lascio cullare, ogni verso un ricordo. Sono fiero di appartenere a questa città. Poco m’importa in quante o più cose mi rappresenti. Sento il cuore vibrare, vedo sconosciuti incrociar sguardi con cenni d’intesa. Zigogol! Adesso è finita. Restano solamente altre quaranta battaglie. Sulle note di Amandoti la Ovest cinge in un abbraccio la sua squadra. Domenica sera, a Ferrara, c’era il sole.

Luigi Telloli alias Giginho



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