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Con la squadra in ferie per dieci giorni e il campionato fermo fino al 21 gennaio, i riflettori torneranno a essere puntati su Davide Vagnati in vista del calciomercato che aprirà il prossimo 3 gennaio. In vista dell’apertura (ufficiale) delle trattative abbiamo fatto due chiacchiere col direttore generale spallino.

Direttore, partiamo da un fatto acclarato: Beghetto può essere considerato un giocatore del Genoa, anche se non è chiaro se in cambio arriverà o meno Brivio.
“Sì, siamo praticamente d’accordo per il trasferimento al Genoa già da gennaio se tutto va come ci siamo detti. La situazione può essere considerata definita. Il discorso di Brivio non è necessariamente legato a Beghetto perché ci sono altre componenti che potevano far saltare la trattativa, nel senso che se il giocatore vuole rimanere in serie A non si può fare molto. Per cui sono due cose slegate”.

Si parla molto di cifre incassate per Beghetto: la più alta arriva a due milioni di euro, la più bassa a trecentomila euro. Posto che non la sapremo mai da te, a tuo giudizio la SPAL può considerarsi soddisfatta di questo affare?
“Beh, se si calcola che Beghetto l’abbiamo preso gratis dalla serie D ed è stato venduto a una squadra di serie A è sicuramente un’operazione di un grandissimo valore per la società. E’ evidente che siamo contenti del fatto che abbiamo ottimizzato su un giocatore arrivato gratis e che porta nelle casse della società cifre importanti. Sicuramente è un’operazione che fa bene alla SPAL”.

Resta il dispiacere per la plusvalenza che si sarebbe potuta ottenere se solo Beghetto avesse allungato il contratto. Puoi dire una volta per tutte cosa non è andato?
“Eventualmente ne parleremo quando sarà fatto tutto. Ma non è che ci sia molto da dire, credimi”.

In un’intervista rilasciata a “Il Resto del Carlino” il presidente Mattioli ha lasciato intendere di voler puntare su un ragazzo di prospettiva anziché su un giocatore affermato per la sostituzione di Beghetto.
“Stiamo valutando tante opzioni. Pensiamo di aver bisogno di un giocatore che in teoria sia un titolare, quindi dobbiamo essere molto attenti a scegliere il giocatore giusto. La nostra politica è quella di prendere giocatori con un certo profilo basato sulle motivazioni”.

Si parla molto di Filippo Costa, classe 1995 del Chievo. Può essere lui l’elemento giusto?
“Sì, tra i giocatori che stiamo valutando uno può essere lui”

Il suo arrivo prescinde dalla possibilità di avere un diritto di riscatto, un po’ come avvenne nella trattativa estiva per Ceccaroni?
“Beh non è così facile dare dei diktat che non si possono modificare. Chiaro che il massimo sarebbe avere solo giocatori di nostra proprietà, ma non possiamo pretendere di avere giocatori come Meret e Cerri a titolo definitivo. Perché ci sono giovani bravi che è molto complicato avere. Per cui club come la SPAL devono essere bravi a creare un mix tra giocatori propri ed altri, bravi, in prestito da società più grandi. Detto questo, quando facciamo un’operazione in prestito tendenzialmente privilegiamo l’ipotesi del diritto di riscatto, ma varia di caso in caso”.

Tra le operazioni previste c’è l’arrivo di un difensore?
“Mah, in difesa penso che in linea di massima rimarremo come siamo. Numericamente ci sono sei difensori per tre posti quindi mi pare un organico sufficiente. Poi sento dire da più parti che dovremmo sfoltire perché siamo troppi, ma io penso che la dimensione della rosa sia giusta”.

Però mister Semplici ha detto esplicitamente che preferirebbe lavorare con un gruppo leggermente ridotto.
“Sì, ma non so se è giusto ridurlo. Poi il mercato è talmente lungo che può capitare di tutto, però mi sento di dire che dietro siamo a posto così. Poi se qualcuno chiederà di andare via allora faremo un innesto, ma non sarà un mercato di movimenti in fase difensiva”.

Quindi l’ipotesi di un ritorno di Ceccaroni rimane in sospeso?
“In questo momento siamo contenti di quelli che abbiamo perché hanno dimostrato di poter dare tutti un apporto prezioso e i risultati lo confermano. Poi se qualcuno dovesse andarsene, sicuramente Pietro è un giocatore che ci piace. Ma da qui a dire che verrà ne passa…”.

Allo stato attuale qualcuno dei ventisei in rosa ha chiesto di andare via?
“No, nessuno ha chiesto la cessione”.

Insomma ridurre non è una priorità?
“Il discorso è semplice: col mister ho un grandissimo rapporto e siamo in simbiosi su tutto. Però bisogna anche rendersi conto della lunghezza di questo campionato e l’abbiamo visto giovedì a Bari: rimanere uno in meno significa rischiare di avere dei problemi. Per cui non è una priorità assoluta sfoltire. Anche quelli che hanno giocato meno come Spighi, Picchi e Pontisso hanno fatto bene quando sono stati impiegati e il punto di Bari è la testimonianza del fatto che un gruppo lavoro ampio e qualità può essere una risorsa preziosa”.

L’unico concretamente in partenza può essere considerato Grassi?
“Sicuramente Gigi è uno di quei giocatori che ha avuto meno spazio e penso che per il suo bene sia più giusto che si guardi intorno per trovare qualcuno che gli permetta di giocare, visto anche il contratto in scadenza. Io gliene ho parlato e lui da ragazzo intelligente ha capito. Nel periodo in cui è stato con noi ci ha dato tanto, soprattutto nei primi mesi dell’anno scorso, quindi ora sta valutando il suo futuro lontano da Ferrara”.

Di sicuro in entrata c’è Costantini dal Mezzolara: rimarrà alla SPAL o verrà girato in prestito?
“Lo terremo qui per farlo crescere col resto del gruppo”.

A inizio dicembre Semplici disse: “Arriviamo al 30 dicembre e poi decidiamo cosa vogliamo fare da grandi”. Vale la pena in un momento del genere provare a investire ulteriormente per stare in alto?
“Queste sono domande a cui è difficile rispondere perché per rinforzare ulteriormente la SPAL sarebbero necessarie ulteriori risorse economiche. In più migliorare questo organico in questo momento è difficile e dal punto di vista tecnico potrebbe essere un errore, perché penso che le nostre qualità siano il gruppo e lo spirito di squadra. Per cui andare a inserire giocatori tanto per dire ‘spendiamo dei soldi e proviamoci’ può essere una possibilità, ma non è detto che sia la cosa migliore da fare. Ma l’ultima parola non spetta a me”.

Due anni fa a quest’ora la SPAL languiva ben sotto la metà della classifica in Lega Pro e piovevano critiche per un organico abbastanza male assortito. Guardando indietro ora senti di esserti preso una rivincita e di aver maturato una crescita su piano professionale?
“Chiaro che quando uno lavora deve cercare di migliorare e dare il massimo per l’organizzazione. Quindi sì, sento di essere cresciuto. Ma i risultati non arrivano solo per merito del direttore generale, c’è una lunga lista di persone che contribuisce a quello che viene fatto. Sul lungo termine conta costruire un’organizzazione in cui tutti fanno la loro parte. Dal punto di vista personale io da una parte mi sento quello di prima perché ci ho messo la faccia ieri e lo faccio ancora oggi. Questo è fondamentale quando si fanno delle scelte: prendersi le responsabilità. Dall’altra sarebbe sciocco pensare di non poter sbagliare mai. Per un dirigente è importante cercare di sbagliare il meno possibile e cercare di avere sempre un atteggiamento positivo nei confronti dell’ambiente. Quindi posso dire di essere felice di tutto quello che è stato fatto e penso si possa fare ancora meglio. L’ho detto in tempi non sospetti: penso che la SPAL non abbia da invidiare nulla a società di B e di A. Non c’è un margine per cui si deve dire ‘La SPAL non può andare più su di così'”.

Recentemente Vicente del Bosque ha detto – in un’intervista rilasciata a Fabio Capello su FoxSports – che la componente umana conta, ma alla fine dei conti senza fortuna non si vince. A tuo giudizio in questo ultimo anno la SPAL ha avuto fortuna?
“Diciamo che ha avuto la forza di portarsela dalla propria parte. Perché nel singolo episodio la fortuna ti può aiutare o sfavorire, ma sul lungo termine la fortuna premia le realtà serie e in cui si lavora facendo una programmazione volta a migliorare. Diciamo che abbiamo fatto il possibile per migliorare le nostre probabilità di avere fortuna. Mi spiego: puoi segnare con un palo-gol, ma se capita al decimo tiro della partita è sbagliato pensare sia stata solo fortuna. Lo sarebbe stata se quello fosse stato l’unico tiro in novanta minuti”.

In questo mese inizierà un girone di ritorno in cui la SPAL verrà attesa dai fucili puntati: credi che vedremo più o meno lo stesso andamento della prima parte di stagione o ci saranno stravolgimenti?
“Intanto il fucile era puntato anche mesi fa, perché dopo ventitré anni dobbiamo ancora conquistare la permanenza in categoria. Quindi quella rimane la nostra prima grande sfida per il girone di ritorno e le motivazioni rimangono intatte. Il mercato di gennaio sicuramente cambierà alcune carte per i prossimi mesi, però adesso faccio fatica a dire quanto inciderà. Sarà il genere di valutazione che potrà essere fatta solo da febbraio in poi. Storicamente nel girone di ritorno è più difficile fare punti, perché chi lotta per la zona calda difficilmente gioca partite aperte e magari punta al pareggio. Senz’altro sarà tutto più complicato”.



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