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Anche per chi maneggia le parole ogni benedetto giorno della propria vita, è dura trovare quelle giuste per descrivere cosa significa un evento come quello di oggi per una città e per la sua squadra di calcio. Giusto per citare Hornby, ad un certo punto tutto ti si mescola tutto nella testa e… rimangono solo dei flash, dei frammenti, dei concetti che forse messi insieme contribuiscono a spiegare anche solo parzialmente cosa può voler dire, nell’immediato, la SPAL in serie A.

Doveva essere il 2006 o il 2007. All’epoca la SPAL aveva il suffisso 1907, era presieduta da Gianfranco Tomasi e sognava i playoff di C2 confidando nei gol di Sesa, Bisso e Agostinelli. Ricordo che su quello che allora era il forum “Spallinati” (oggi Forza Spal) un utente una volta scrisse: “La SPAL tornerà in serie A quando Ferrara sarà una città diversa”. Abitavo a Ferrara appena da un paio d’anni e frequentavo il Mazza da poco più di uno. Sapevo che avrei impiegato un po’ di tempo a capire, ma non riesco a dire se una decade sia tanto o poco. In mezzo c’è stata una recessione economica mondiale, il fallimento della principale banca cittadina, due proprietà della SPAL che hanno fatto più danni delle cavallette.
Il secondo frammento è più recente e rientra nel decennio. Risale al 2013, era primavera. Quando entrai per la prima volta nella sede della Vetroresina di Masi San Giacomo per conoscere Simone Colombarini, non sapevo cosa aspettarmi. Già da un po’ avevano iniziato a tirargli la giacchetta, perché una prospettiva di una SPAL ancora in serie D dopo il naufragio benasciuttiano appariva quantomeno inquietante. Anche in quel caso, nell’arco di un’oretta di conversazione, disse una cosa su cui ho rimuginato spesso nel corso degli anni. Mi spiegò che prendere la SPAL non rappresentava un problema economico, ma di responsabilità: “Se dovessimo prendere la SPAL la gente ci chiederebbe subito di portarla in C1. Una volta lì ci sentiremmo dire: ‘Perché non provare ad andare in B?’. Da lì sarà un attimo prima che qualcuno ci dica che bisognerebbe provare ad andare anche in serie A”.

Ad oggi non credo gli dispiaccia arrivarci, tutt’altro. Soprattutto perché nessuno glielo ha mai chiesto. Eppure sta succedendo e tutti ci stropicciamo gli occhi. Sia chi c’era cinquant’anni fa e ha fatto in tempo a vedere l’epoca d’oro, sia chi ha sempre ascoltato i racconti degli altri e si chiedeva se avrebbe mai vissuto abbastanza per vivere una simile esperienza in prima persona. Il denominatore comune è un senso di gioia e gratitudine che è difficile quantificare. Una proprietà ferrarese, seria e legata al territorio, che riporta la SPAL in serie A dopo mezzo secolo. Per questo mancano le parole.
Nel corso degli anni ho sentito tanta gente dire che la serie B era l’habitat naturale per la SPAL. Il minimo che ci si potesse aspettare. Dentro questo genere di considerazione ci ho sempre visto uno strano senso di sufficienza. Nobiltà sì, ma di serie inferiore, senza esagerare troppo. Che fosse un retaggio da decadenza del ducato? O forse la volontà di non spingersi troppo in là – per scaramanzia – dopo decenni di legnate sui denti, per non dire di peggio, almeno per quanto concerne la parte anatomica?

Nei prossimi giorni e settimane si discuterà quasi allo sfinimento dei meriti dei singoli e della formula della pozione magica che probabilmente è stata messa insieme in qualche laboratorio sotterraneo dello stabilimento Vetroresina. Ci sarà tutto lo spazio del mondo per approfondire i meriti di una società e di una squadra che hanno realizzato qualcosa di totalmente impensabile e inaspettato. Si sprecheranno gli aggettivi ed è per questo che è difficile trovare le parole, almeno oggi. Sarebbero tutte riduttive, quasi tutte banali.

Intanto il dubbio rimane: in questi famosi dieci anni dal 2007 a oggi Ferrara è diventata una città diversa? Se lo chiedete ai vecchietti che ogni giorno se ne stanno sul Listone vi diranno di sì, che è cambiata in peggio. Vi diranno anche il motivo o i motivi, ma non è questa la sede per fare della politica. Di conseguenza mi verrebbe spontaneo pensare che quella frase scritta su un forum potesse avere una valenza diversa. Ferrara con la SPAL in serie A può diventare diversa. E’ l’opportunità di un inizio, non un punto di arrivo. E’ di nuovo nobiltà senza invidie e senza complessi di inferiorità.



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