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La SPAL è attesa da due settimane di fuoco: all’orizzonte ci sono due partite che possono risultare decisive per la permanenza in Serie A. Prima il Verona al “Paolo Mazza” di Ferrara, poi il Benevento al “Ciro Vigorito”. Una gara per volta però. Anche perché domenica i biancazzuri di mister Leonardo Semplici affrontano l’Hellas Verona, lontana soltanto un punto in classifica e già capace di vincere in trasferta un’importante sfida salvezza con il Sassuolo. Come ogni vigilia che si rispetti abbiamo fatto una chiacchierata con un collega, Lorenzo Salvadori, di calciohellas.it, per farci raccontare da chi la segue quotidianamente come sta la squadra allenata da Fabio Pecchia.

Lorenzo, partiamo dai risultati maturati nelle ultime due settimane: il Verona vince a Sassuolo poi perde in casa con il Genoa. Come sta effettivamente la squadra di Pecchia?
“Prima della partita del Mapei Stadium l’Hellas aveva la speranza di fare 9 punti nei tre scontri diretti che l’aspettavano: Sassuolo, Genoa e SPAL. Contro il Sassuolo i gialloblù hanno fatto una bella prova, con i grifoni un’altra buona prestazione, che purtroppo ha ricordato quella con il Bologna: padroni del campo per larghi tratti poi è arrivata l’ennesima beffa. Per ora la situazione non è troppo pesante, nonostante il penultimo posto, ma lo diventerebbe qualora il Verona perdesse anche a Ferrara”.

L’Hellas ha conquistato due vittorie in campionato, come la SPAL. Di questo passo è difficile salvarsi.
“I numeri parlano chiaro, ma il campionato è ancora lungo. Non perdo la speranza. Il successo con il Benevento è arrivato come un moto d’orgoglio, che però si è spento subito lì come è nato. Però è da un paio di partite che si inizia ad intravedere qualcosa di buono”.

Per esempio?
“Il Verona poteva inabissarsi ma dopo avere quasi toccato il fondo è riuscito ad invertire la rotta, risalendo piano piano. La vittoria con il Sassuolo secondo me ha dimostrato che nonostante una serie di risultati negativi la squadra non ha perso la consapevolezza nei propri mezzi. Il Verona sa giocare discretamente al calcio. E già prima aveva fatto intuire che qualcosa di buono c’è: i ragazzi di Pecchia hanno giocato bene prima con l’Inter, poi con il Bologna, fino ad arrivare al successo di Reggio Emilia. L’Hellas sta crescendo. Ci sarebbero stati a pennello anche i tre punti con il Genoa, ma non sono arrivati.  Adesso pare ci sia un’idea di gioco, al contrario delle prime uscite in campionato, dove sembrava tutto un po’ a caso: il Verona andava puntualmente sotto nel punteggio e provava a rimontare alla disperata. Ora l’Hellas gioca da subito, è migliorata tanto nell’approccio alla partita. C’è più solidità. Favorita forse dal cambio modulo: Pecchia schiera i suoi con un 4-4-2 invece del 4-3-3 con cui aveva iniziato il campionato. I singoli riescono ad esprimersi meglio, basta vedere Cerci: non avendo più lo spunto e l’esplosività che l’ha contraddistinto nelle annate di Torino gioca meglio vicino alla porta”.

Ma se i punti scarseggiano un motivo ci sarà, non tutto evidentemente è stato risolto.
“Sì. Manca un finalizzatore e lo si è visto nella partita del “Bentegodi” con il Genoa. Contro il Sassuolo i compagni sono riusciti a imbeccare con continuità Cerci e Verde là davanti, con i rossoblù no. Anzi, spesso hanno sbagliato l’ultimo passaggio. Poi la squadra di Ballardini è passata in vantaggio con l’unico tiro nello specchio della porta, capisco Pecchia quando dice che il Verona è tutto tranne che fortunato”.

A proposito di Pecchia, la contestazione dei tifosi nei suoi che sta andando avanti da parecchio tempo può avere influito sull’andamento del Verona?
“Il tecnico si sta portando dietro la scia di critiche da più di un anno perché arriva da un’annata complicata in Serie B: con la squadra che aveva a disposizione doveva ammazzare il campionato. Questo i tifosi non glielo hanno perdonato. Ma al contrario di altri colleghi che seguono il Verona io non credo sia il principale colpevole. Credo che il penultimo posto sia più che altro colpa di un mercato non proprio all’altezza della Serie A, dettato da scelte societarie quantomeno discutibili. I nomi ci sono anche, ma ci sono lacune importanti: se manca un titolare l’allenatore non sa più dove andare a parare perché i sostituti hanno dimostrato di non essere all’altezza di un torneo così difficile. Comunque, al netto dell’anno passato in cadetteria, credo che la tifoseria non gradisca Pecchia perché ha visto una squadra molle ad inizio stagione. Ma non penso che gli attriti tra tifosi e allenatore abbiano influito molto perché nel periodo di massima contestazione la squadra ha risposto positivamente sul campo”.

Torniamo al match di domenica. Vista la posta in palio, che partita ti aspetti?
“Molto aperta e divertente nel caso in cui l’Hellas decida di scendere in campo attaccando dal 1′ come ha fatto con il Genoa: dominio territoriale degli scaligeri che controllerebbero il possesso palla, ma lascerebbero buchi in difesa dei quali la SPAL può approfittare in contropiede. Altrimenti bloccata, con il Verona arroccato in difesa in attesa. Al 90% Pazzini non ci sarà, quindi in avanti è molto probabile che Pecchia schieri ancora la coppia Verde-Cerci. E la mancanza di punti di riferimento può mettere in difficoltà i centrali biancazzuri, che non fanno della velocità il loro cavallo di battaglia. La SPAL può mettere in difficoltà il Verona sulle fasce, in particolar modo sulla sinistra, dove sia Souprayen che Fares non danno troppe garanzie. Il primo è un terzino puro, più bravo a difendere che ad attaccare, ma incappa in errori grossolani e sbaglia una palla ogni tre. Per questo ultimamente gioca Fares, che fatica in fase di non possesso ma spinge parecchio.

Credi che possa essere decisiva in chiave salvezza?
“A livello psicologico forse sì. Ma non compromette un’intera stagione, la lotta salvezza è ancora molto lunga, però inizia a delinearsi perché penso che ora della fine il discorso si restringa a poche squadre: l’Udinese, ad esempio, uscirà dalla contesa quanto prima. L’importante è rimanere a contatto e non perdere altro terreno”.



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