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Se è vero che qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure, nel caso di David Sassarini si può dire che rimangono solo i bei ricordi di un’esperienza decisamente frustrante. Sabato, a cinque anni esatti da un Pro Piacenza-SPAL 3-1 giocato nel nebbione del “Garilli”, l’allenatore della (Real) SPAL in serie D tornerà a Ferrara da avversario, alla guida della Primavera della Virtus Entella: “Sì, ma perché mi devi ricordare quella sconfitta? L’avevo rimossa…” dice lui con tono lieve, quello di chi a distanza di anni si può permettere di scherzare su una situazione che all’epoca era veramente surreale.

Mister cosa ti è rimasto di quella annata terribile?
“L’affetto della gente, il legame con una bella città come Ferrara, la civiltà del suo pubblico che capì cosa stava succedendo e ci sostenne fino all’ultimo giorno. Il resto conta poco, perché dal punto di vista sportivo mancavano i presupposti per fare le cose seriamente”.

Si può dire che quella stagione ti è costata parecchio, al di là dei soldi che ci hai rimesso?
“Non ci sono dubbi, è stato l’anno più difficile della mia carriera. L’estate successiva non mi chiamò nessuno, mi arrivò in autunno una proposta dal Seregno in serie D che al tempo era ultimo. Avevo voglia di allenare e accettai: lì ho trascorso due anni bellissimi, perché la squadra cambiò passo e fece anche i playoff nella stagione seguente. Solo che la domanda di ripescaggio in Lega Pro non venne accettata”.

Però oggi che la SPAL è in serie A puoi sempre dire di averla allenata, è pur sempre una cosa di cui andare fieri.
“Quello sì, alla fine sul curriculum rimane scritto che ho allenato la SPAL e non è una cosa che possono dire in tanti. Ma al di là di quello mi porto dietro l’insegnamento di quell’anno, soprattutto a livello umano. E la convinzione che se una società non ha soldi né progetti si fa poca strada. Per cui ho imparato a tenermi alla larga dalle situazioni difficili. Qui all’Entella invece ho trovato una società di grandissimo livello”.

Ti capita ancora di sentire qualcuno di quella SPAL sciagurata? A parte Laurenti nessun altro si è affacciato tra i professionisti.
“Sì, sono ancora in contatto con alcuni dei ragazzi. Sento spesso Marchini, so che adesso fa l’allenatore. Altri hanno avuto molta sfortuna, ma ci dobbiamo sempre ricordare che quella squadra venne messa insieme ad agosto in tutta fretta”.

All’epoca il tuo rapporto con Marchini, che era capitano ed anima di quella SPAL, non era proprio dei migliori.
“(Ride) Davide ha il suo carattere e se pensa una cosa te la dice, ma è un bravo ragazzo. In quella situazione di sbando non era per niente facile stare sereni e portare avanti il campionato in maniera normale”.

Sabato tornerai a varcare il cancello del centro di via Copparo. Lo troverai parecchio diverso.
“Sì, ho saputo che è stato sistemato e tirato a lucido, non può che farmi piacere. Anche dai video che ho visto si notano i miglioramenti. Una volta lì torneranno i ricordi di tutte le ore che ci ho trascorso dentro”.

Ogni tanto dai un’occhiata anche alla prima squadra?
“Certo, allenando la Primavera sono libero alla domenica alle 15, quindi ho visto diverse partite. Vedere il ‘Mazza’ rinnovato e sempre pieno è sempre un’emozione. Per quanto sia vecchio, ora sembra uno stadio modernissimo”.

Com’è avere la domenica libera dopo oltre quindici anni di calcio dei grandi?
“E’ senz’altro diverso, mi sto ancora abituando. Ne approfitto per guardare le partite e stare in famiglia”.

Ti manca allenare una prima squadra?
“Sicuramente ci sono componenti che mancano: la pressione del risultato, l’apporto del pubblico, i rapporti con la stampa… però si vivono sensazioni diverse e per me è una gran soddisfazione poter insegnare calcio ai ragazzi. E’ un lavoro impegnativo e finisco con arrabbiarmi spesso perché sono pignolo, vorrei sempre vedere progressi in quello che facciamo. D’altra parte i ragazzi della Primavera sono all’ultima curva prima di arrivare nel calcio dei grandi e il mio compito è quello di renderli pronti il più possibile, perché so cosa li attende”.

I risultati per ora sono altalenanti. Segnate tanti gol e ne prendete tantissimi.
“Eh diciamo che alle nostre partite non ci si annoia mai (ride). Rispetto all’inizio ci sono comunque dei progressi, si tratta solo di aumentare la qualità dell’allenamento e maturare sotto il profilo dell’atteggiamento, fermo restando che con i giovani gli alti e bassi vanno messi in conto”.



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