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143 minuti nelle ultime sei partite, divisi in due apparizioni: 67′ nel derby contro il Bologna, gli altri 76′ sabato scorso con l’Atalanta. Per il resto, da fine febbraio Federico Viviani si è visto cambiare il suo status da titolare inamovibile a riserva di lusso. Una mutazione dovuta inevitabilmente alla crescita di Schiattarella nel ruolo di regista, posizione cruciale nello schieramento di Leonardo Semplici, che con il napoletano davanti alla difesa ha trovato, nello stesso tempo, solidità difensiva (6 gol subiti nelle ultime 6 partite, 5 dei quali su rigore) e pericolosità in attacco, come testimoniano i due assist per Antenucci e Lazzari contro Sassuolo e Genoa.

Ma con lo stesso Schiattarella fermo per infortunio e la certa indisponibilità di Grassi a Firenze, Viviani è tornato per forza di cose indispensabile, oggi più che mai. Già contro l’Atalanta il suo destro ha permesso a Cionek di segnare in tuffo di testa il gol del momentaneo 1-0, per poco non valeva il 2-0 sotto la Ovest e più in generale la sua prestazione è stata decisamente oltre la sufficienza, con la solita mole di lavoro sporco che in pochi notano ma che, alla fine i giochi,  fa la differenza. E al “Franchi”, casa della Fiorentina, squadra che tra l’altro sembra aver fatto un pensierino su di lui in ottica mercato, la sua presenza al momento è fuori discussione.

Così come quella di Everton Luiz, che insieme a Kurtic (ma sullo sloveno pende un punto interrogativo per via di un problema muscolare) andrebbe a comporre una linea mediana più muscoli che fosforo. Ma il brasiliano che giocatore è? Di lui pare evidente che esistano due versioni: quella buona è quella ammirata a Genoa. Scatti, recuperi, scelte lucide e una sana dose di cattiveria – quasi mai sopra le righe – che non guasta mai. Poi c’è quella ai limiti del deleterio, quello che entra a gara in corso e rischia, con interventi ai limiti della tollerabilità, di finire sotto la doccia dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo, quello che entra a forbice su Barzagli nei minuti finali della resistenza contro la Juventus, quello che scalcia chiunque gli passi vicino quasi impossessato da uno spirito demoniaco.

E poi c’è Mattia Vitale, classe 1997, una presenza in campionato fin qui, nel finale contro il Genoa al “Ferraris”, poi solo panchina, eccezion fatta per la disastrosa prestazione della SPAL nel quarto turno di Coppa Italia contro il Cittadella. In quell’occasione, però, il giovane centrocampista scuola Juventus fu uno dei pochi a salvarsi. Così, qualora Kurtic non dovesse essere al 100% (anche in ottica Chievo, mercoledì prossimo), potrebbe essere arrivato il suo momento e proprio nella prima di un trittico di gare dall’elevato tasso di difficoltà e importanza per le sorti biancazzurre. In Coppa contro i granata Semplici lo schierò titolare in regia al posto di Viviani nonostante i suoi precedenti allenatori in B (D’Aversa e Maragliulo a Lanciano nel 2015-2016 e Drago e Camplone a Cesena lo scorso anno) lo utilizzassero più in posizione di mezzala. Di lui si sa poco e niente a questi livelli, dal momento che l’esordio in A risale ad aprile 2014 in maglia bianconera (Parma-Juventus 1-0). In B il primo vero test nel calcio professionistico e un riscontro positivo, prima dell’arrivo estivo alla SPAL, dove ha sicuramente trovato poco spazio, ma evidentemente non è mai troppo tardi per cullare sogni di gloria.



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