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E’ fatta! E’ stata dura, ma alla fine la salvezza è arrivata. Alla faccia del VAR e di chi non ci credeva, di chi dava per spacciata la SPAL a gennaio e di chi, dopo la serie infinita di pareggi, ha iniziato a storcere il naso. I biancazzurri hanno battuto la Sampdoria per 3-1 con una prestazione di enorme grinta e concentrazione, mettendo fine alle ansie di un’intera città che quest’anno si è riscoperta talmente nobile da potersi sedere al tavolo delle grandi senza timori reverenziali. Festeggiamo, cantiamo, abbracciamo tutti, anche gli scettici. Non c’è tempo per le sterili polemiche da social network, bisogna invadere le strade della città, la SPAL ha vinto il suo scudetto più importante, condannando senza nessuna possibilità di replica il Crotone, battuto nella corsa salvezza sul filo di lana.

C’è chi la tensione la sente da mesi perché la SPAL ce l’ha tatuata sul cuore, chi da settimane, chi da poche ore, ma l’aria che si respira in città è quella tipica di un giorno speciale. L’ottimista non crede ai complottismi da bar sport, non ci pensa neanche e vede una SPAL salva, a prescindere dal risultato del Crotone a Napoli. Il pessimista, invece, che si trovi al Mazza, sul divano o al pub con gli amici, con la gamba tremante avrà testa e radioline (ai giorni nostri è più plausibile app) collegate al San Paolo e alla Sardegna Arena, dove Crotone e Cagliari (contro l’Atalanta) cercano punti salvezza, i calabresi addirittura punti per l’impresa. Le facce in corso Piave e nelle vie del centro sono serene, tra una birra e l’altra, un mezzo pasto e l’altro il popolo biancazzurro inizia a dirigersi verso quella che per un giorno è La Mecca del calcio estense, perché come ha detto Semplici alla vigilia “questo è l’appuntamento più importante degli ultimi 50 anni”.

Nemmeno il boato che accoglie l’ingresso in campo dei giocatori può sciogliere la tensione. Lazzari c’è, qualche sospiro di sollievo si leva dagli spalti senza che venga minimamente nascosto. Con lui rientrano anche Viviani e Mattiello. Ci sono proprio tutti, con Schiattarella a guidare la truppa delle riserve in panchina. La Sampdoria, invece, non è in formazione rimaneggiata, di più, perché Giampaolo rinuncia ai suoi difensori centrali titolari, a Torreira e a Quagliarella. Bisogna giocare, serve giocare, la Ovest scalda l’ambiente con una coreografia chiara: “Che sarà sarà, ovunque ti seguirem, ovunque ti sosterrem”, che sia salvezza o retrocessione. Ma la partita inizia come meglio non potrebbe, perché dopo 4’ Viviani trova la deviazione di mano di Caprari in area. E’ rigore, nessuno ci crede, il VAR che veglia sopra tutto e tutti non smentisce la decisione di Di Bello e al gol di Antenucci (4’) quello che succede sugli altri campi interessa meno del futuro di Borriello. SPAL virtualmente salva, e ancor di più al 23’, quando dalla tribuna si alza un grido “GOL DEL NAPOLI”. Vero, verissimo, Milik ha fatto il suo dovere bucando Cordaz e la lotta per non retrocedere ora sembra apparentemente chiusa. Ma mancano ancora più di sessanta minuti, guai alzare le mani dal manubrio. L’Udinese si scrolla di dosso l’impiccio con il gol di Fofana alla mezz’ora esatta (1-0 sul Bologna), ma anche per la SPAL piovono notizie super, e le gambe dei pessimisti iniziano a tremare meno: Callejon raddoppia a Napoli e contemporaneamente Caprari si fa cacciare fuori per doppia ammonizione al 33’ lasciando la Sampdoria in inferiorità numerica. Antenucci si divora il 2-0 a tu per tu con Belec, ma lo spunto per alzare i decibel lo offre direttamente Semplici, che manda Schiattarella a scaldarsi poco prima dell’intervallo, mentre Paloschi usa le maniere forti per tenere a calma un Lazzari nervoso, nonostante la situazione richieda calma olimpica.

L’intervallo è l’antipasto della festa, i volti che si incrociano sugli spalti sono molto più distesi, qualcuno addirittura parla di vacanze e calciomercato, si sogna in grande, e dell’inizio del secondo tempo se ne accorgono in pochi, nonostante lo speaker annunci l’ingresso di Quagliarella. Il Mazza si risveglia all’uno-due firmato da Antenucci e Grassi che chiude definitivamente la pratica. Le radioline si spengono, nessuno pensa più a niente se non ad abbracciare chi si trova di fianco, nell’attesa di dispensare affetto a oltranza in una notte che si prospetta movimentata e ricca di cose belle, proprio come piace a noi e come Semplici ci ha abituati bene a fare. La SPAL lascia a Cagliari e Crotone le ultime scintille, ma i calabresi sono più di là che di qua. Mentre il Mazza c’è, eccome se c’è, e con tutte le energie che ha in corpo ricopre di applausi Lazzari al momento della sostituzione. La standing ovation è meritata, e lo striscione che appare magicamente in curva è quasi commovente. “Eros e Manuel simboli di coraggio e dedizione, per sempre nel cuore della ovest”, entrambi con ogni probabilità lasceranno questi colori, chi per spiccare il volo, chi per decidere cosa farà da grande. Kownacki segna, ma è un 3-1 che non fa male. Antenucci sfiora la tripletta con un mancino impensabile per bellezza e coordinazione e Semplici si prende i meritati cori che suggellano l’ennesima impresa da quando è arrivato in città. Se si candidasse alle prossime elezioni amministrative verrebbe eletto all’unanimità. Passerella anche per Viviani, che lascia il campo a Schiattarella per un ultimo quarto d’ora di totale relax, e pure per il buon Marchegiani c’è tempo per esordire in A, tra gli applausi della gente che ormai sono contagiosi. Il VAR nega a Paloschi la gioia dell’ultimo gol dell’anno sotto la ovest, ma questa volta non ci saranno musi lunghi alla moviola. La SPAL resta in A, a scendere è il Crotone, e va più che bene così.

La fine della partita coincide con l’inizio dei brindisi, l’invasione di campo è già apparecchiata da diversi minuti ma viene vietata. Nonostante questo maggio si conferma il mese del capodanno per la SPAL, che stappa lo spumante ancora una volta dopo le due promozioni consecutive. Questa volta, però, non si sale, andare più in su del Paradiso è impossibile. La SPAL resta ferma lì, dove merita di stare, dove Ferrara e la Ovest meritano di stare, e poco conta se ci sia stato da soffrire fino alla fine, è più bello così, davanti all’ennesimo sold out che chiude una stagione indimenticabile e, ora possiamo dirlo, non irripetibile.

SPAL-SAMPDORIA 3-1 (1-0)

SPAL: (3-5-2): Gomis (46’st Marchegiani); Simic, Vicari, Felipe; Lazzari (13’st Costa), Kurtic, Viviani (33’st Schiattarella), Grassi, Mattiello; Antenucci, Paloschi. A disp.: Poluzzi, Bonazzoli, Floccari, Vaisanen, Esposito, Schiavon, Vitale, Dramé, Russo. All. Semplici.

SAMPDORIA (4-3-1-2): Belec; Bereszynski, Regini, Andersen, Murru; Linetty, Capezzi (34’st Verre), Praet; Ramirez (1’st Quagliarella); Caprari, Kownacki. A disp.: Krapikas, Tozzo, Alvarez, Ferrari, Strinic, Silvestre, Torreira. All.: Giampaolo.

ARBITRO: Sign. Di Bello di Brindisi (Assistenti: Tonolini-La Rocca. IV Ros. VAR/ A. VAR: Manganiello/Di Iorio).
MARCATORI: 4′ rig. Antenucci (Sp), 5′ st Grassi (Sp), 7′ st Grassi (Sp)
AMMONITI: Linetty (Sa), Quagliarella (Sa), Viviani (Sp)
NOTE: 33′ Caprari per doppia ammonizione. Recupero: 4′ pt 3′ st



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