SETTE GIORNI DI PREOCCUPATI PENSIERI ATTORNO A UNA SALVEZZA DA TUTTI I PUNTI DI VISTA: DAL TRIBUNALE AI PLAYOUT. EPPURE E NONOSTANTE TUTTO L’INCERTEZZA E’… FUTURISTICA

La parola d’ordine è: salvezza. La parola chiave è: salvezza. La speranza è: salvezza. Salvezza come mantra da ripetere e auspicare in questi giorni decisivi da tutti i punti di vista. Il tribunale, prima, i playout poi. I lettori del nostro sito avranno notato che negli ultimi giorni abbiamo girato al largo con convinzione dall’aggiornamento quotidiano sulla situazione societaria che poi aggiornamento non è perché nessuno sa esattamente come stanno le cose. Chi scrive, non è certo una notizia, pensa positivo anche quando la Spal è sotto di tre gol o piovono le penalizzazioni. Motivo per cui continuo a credere e sperare che il de profundis insieme con le campane a morto che suonano non da oggi domani in tribunale potrebbero subire l’ennesima umiliazione. Lo spero, ripeto, come la maggioranza dei tifosi spallini. Paradossalmente non è questa imminente scadenza che mi preoccupa così come non sono i playout oppure la probabile penalizzazione della prossima stagione. No, a me preoccupa il futuro biancazzurro in generale perché, sarà una mia assurda e sbagliata convinzione, ma continuo a pensare – anche qui non da oggi – che ci siano molte forze in campo che per motivi vari (calcoli sbagliati, interessi personali o magari anche semplice e motivato realismo legato alle forze cittadine) spingano da tempo verso il secondo, recente fallimento della Spal. Ecco perché sono preoccupato. Sono preoccupato perché a parte qualche povero cristo perbene che da tempo lavora proprio per costruire o salvaguardare il futuro in bianco e azzurro le sorti dell’Ars et Labor in realtà freghino a pochi.
Da una parte, si sa, c’è la proprietà attuale che sta cercando di vendere il fotovoltaico ma la crisi delle banche rallenta ogni operazione (ma non è detto…), dall’altra ArsLab che sta, anche qui da tempo, cercando di convogliare soldi locali attorno al progetto (ma con fatica immensa per i motivi di cui sopra), da un’altra parte ancora il mondo imprenditoriale e politico e sociale che in tutte le piazze del mondo o quasi cerca di dare una mano, di invogliare chi ha i soldi (e a Ferrara ce ne sono, fidatevi!) ma che attorno al castello estense ha un andamento che lento è dir poco e infine c’è chi resta ad aspettare come l’imprenditore Santarelli.
Il bello, si fa per dire, è che alla fine, proprio come in principio, la patata bollente era ed è nelle mani e nel portafogli di Butelli. Che mentre tutti o quasi continuavano a scrivere o a cantare o a discutere o a fargli i conti in tasca pagava una grande parte degli stipendi arretrati (attenzione: arretrati, quindi comunque un atto doveroso da parte sua per una,sempre sua, mancanza precedente) e oggi continua a cercare di salvare il club rischiando di suo da tutti i punti di vista. Per chi ancora non l’avesse capito la mia atavica “butellianità” nasce, vive e si alimenta proprio qui. Dalla considerazione, ovviamente personale ma convinta, che aldilà delle parole, alle nostre latitudini non ci siano alternative. Ma andiamo oltre e aspettiamo quest’ennesima data cruciale di domani prima di tirare somme, fare conti, immaginare il futuro.
Il resto dell’ottimismo, e si tratta anche qui di un argomento già scritto, nasce dalla fiducia infinita nei confronti di questa squadra. Una squadra fatta da uomini veri e giocatori buoni e allenatori bravi e preparatori capaci che ha dimostrato fin qui di meritare ben altro piazzamento in classifica. Colpa delle penalizzazioni, certo, ma colpa anche del non aver avuto la forza economica per sostituire Mendy che – ha ragione mister Vecchi – sarebbe stato assai utile. Ecco, almeno dal punto di vista sportivo, considerando il budget, l’età e la rivoluzione estiva, credo sia doveroso dar atto alla società di aver fatto le cose per bene l’estate scorsa. Lo dicono le partite giocate, i punti fatti, l’atteggiamento dimostrato, la qualità esibita, le prospettive dei singoli. Adesso c’è lo scoglio più duro che si chiama playout e c’è nulla da dare per scontato, per carità e pure scarmanzia, ma ribadisco ancora che questa Spal, la Spal di Vecchi, Brescia, Capecchi e Zamboni per citare soltanto quattro punti fermi, una volta superata l’emergenza economica (ari spero!) e concedendo ai giocatori che avranno più richieste un meritato salto di qualità (Arma, Laurenti, Castiglia e Ghiringhelli) abbia tutto per poter disputare un torneo, il prossimo, con qualche velleità in più.
Poi, è normale che sia così, i tifosi vogliono sempre vincere, sognano da una vita la serie B e tante altre ambizioni sane e lecite ma molti hanno capito per tremila motivi a Ferrara è, e temo continuerà a essere, quasi impossibile. Attenzione un’altra volta, però: non sottovalutiamo l’imminente rivoluzione che sconvolgerà la Lega Pro. Mi riferisco soprattutto ai contributi per l’utilizzo dei giovani e non solo. La strada è questa. Bisogna provare a percorrerla a testa bassa investendo i gufi che attraversano lontano dalle strisce pedonali. Tutti insieme, però. Così come tutti insieme si devono sostenere Zamboni e compagni in queste due partite più importanti di quel che sembrano. La solita parte dei tifosi sempre vicini alla squadra il suo lo sta facendo da un pezzo. Adesso tocca anche agli altri, Palio o non Palio. Considerando tutto, mettendo sul piatto le varie difficoltà che ci sono state e lasciando stare gli irraggiungibili eroi del Torchia-Lancini-Paramatti-Zamuner… è la Spal di oggi quella che più ha incarnato negli ultimi vent’anni lo spirito giusto fatto di serietà e attaccamento alla maglia. Un motivo in più per sostenerla, amarla e seguirla fino alla fine. E per fine, sia ben chiaro, non penso affatto al passaggio dei titoli di coda di hollywoodiana o spallina recente memoria.
Ultima cosa. Domani in tribunale credo che Butelli si presenterà con le garanzie che servono e che in un modo o nell’altro salderà tutti gli arretrati nei prossimi giorni. Se così sarà il rischio più grande sarà superato. Ma resterà un altro problema più importante. Chi avrà la forza economica di garantire il futuro, anche imminente, della Spal? La domanda è retorica, sia chiaro.

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