CINQUANTA SFUMATURE DI BIANCO E AZZURRO: STORIE DI ARGENTINI DI SPAL, DA MONTAGNOLI A PIGNATTA

L’argentino Luciano Ariel Pignatta è stato preceduto, in tempi più o meno recenti, da altri suoi connazionali in maglia biancazzurra. Non stiamo parlando della camiseta albiceleste della nazionale di Maradona e Messi, ma di quella con le strisce più sottili e dall’azzurro più carico della “nazionale” di Ferrara. Ecco una breve carrellata di futbolistas che si sono trasferiti dall’estuario del Rio de la Plata al delta del Po.
Nella stagione di serie A 1954-55, Mazza ingaggia l’oriundo argentino José Ismael Montagnoli, reduce da una serie di annate giocate a buoni livelli nei massimi campionati di Argentina, Brasile e Francia. Cresciuto nel Gimnasia, era poi passato all’Huracan. Lasciata la natìa Argentina, aveva dapprima militato nei brasiliani del Palmeiras, per poi giocare in Francia con Sochaux, Paris e Metz. Per i tifosi spallini divenne ben presto “Pidaza”, per via dell’impressionante lunghezza dei suoi piedi. Purtroppo, non ebbe molti altri motivi per farsi ricordare a Ferrara, perché la sua permanenza si chiuse con un deludente tabellino di undici partite e un gol.
Oscar Alberto Massei non è solo il più celebre argentino ad aver indossato la maglia spallina, ma anche il più grande giocatore in assoluto che la Ferrara calcistica possa vantare. In Italia era arrivato all’Inter dal Rosario Central. Destinato a una sicura carriera da fenomenale centravanti, un grave infortunio in nerazzurro lo costrinse a ripiegare sul ruolo di faro a centrocampo, ma questa sfortunata circostanza segnò anche le fortune spalline. Dopo un’annata così così a Trieste, che gli servì comunque per riprendere fiducia e capire che la sua carriera non era finita, iniziò la lunga storia con la Spal. Nove stagioni dal 1959 al 1968, condite da 244 presenze e 52 gol, ma soprattutto un legame indissolubile con la squadra, la città e i tifosi, fanno sì che la Spal degli anni d’oro sia per tutti la Spal di Massei. Diffidate da chi sostiene che gli amori eterni non esistono: Oscar Alberto Massei e la Spal sono lì a dimostrare il contrario.
Nella Spal edizione 2002-03, targata Pagliuso e Ranzani, arriva dagli scozzesi del Livingston il laterale difensivo Carlos Dario Aurellio. Agli esordi in patria nella massima serie col Gimnasia, era seguito l’approdo nella cadetteria italiana con le maglie di Brescia e Cosenza, prima della breve parentesi nella Scottish Premier League. A Ferrara Aurellio si dimostra giocatore di buon valore e grande temperamento. Colleziona 69 presenze in un triennio, fino a quando è costretto a lasciare Ferrara dal primo grande tracollo societario della Spal, che ne sancì l’esclusione dalla C1 e la ripartenza dal piano di sotto grazie al lodo Petrucci con la dirigenza Tomasi.
E’ proprio a cavallo tra l’era di Tomasi e quella di Butelli che la lunga carriera del gaucho Christian La Grotteria fa tappa a Ferrara. Cresciuto nella cantera dell’Estudiantes di La Plata, dopo sessanta incontri nella Primera Division il forte attaccante sbarca nella terza serie italiana ad Ancona, dove conquista l’affetto incondizionato della tifoseria dorica a suon di gol e prestazioni “sudamericane”. Al passaggio “miliardario” al Palermo fa seguito una trionfale promozione in serie B, ma anche una lunga catena d’infortuni che ne limita la carriera. Dopo le stagioni di Padova, nel 2007 La Grotteria accetta la C2 a Ferrara, dividendo la tifoseria tra gli estimatori della sua tecnica sopraffina e quelli che gli rimproverano qualcosa sul piano dell’affidabilità fisica e della carica agonistica. Quel che è certo, è che mette d’accordo tutte le tifose ferraresi, ma per motivi estetici che esulano dal rettangolo di gioco. Dopo l’annata 2008-09 in C1, La Grotteria va a chiudere la carriera a Bassano, dove inizia quella da dirigente. 

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