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Con le dimissioni di Mario Macalli e dell’intero consiglio direttivo della Lega Pro si è concluso anche il quadriennio di Walter Mattioli all’interno della stanza dei bottoni. Il presidente della SPAL infatti era parte del consiglio direttivo fin dal giorno della sua elezione nel 17 dicembre 2012 ed è era considerato uno dei consiglieri più vicini a Macalli. Etichetta però che lo stesso Mattioli si rifiuta di accettare: “Io sono sempre stato legato alla Lega, non a Macalli. E non lo dico con l’intenzione di scaricare lo stesso Macalli, ma per sottolineare che io sono sempre rimasto e ho votato certe decisioni perché sono sempre stato convinto facessero l’interesse della Lega Pro e delle società che ne fanno parte. Anzi, spesso nel consiglio direttivo siamo andati contro il volere di Macalli, a tutela di tutte le società”.

“Quella che si è consumata – commenta Mattioli – è stata un’operazione esclusivamente politica, che ha origine dal licenziamento dell’ex dg Ghirelli, perché il bilancio non c’entrava niente. In assemblea non ci sono state critiche concrete che lo riguardassero. Anzi, sono saltate fuori un sacco di cose che non c’entravano niente: semplicemente era l’occasione per dare una spallata a Macalli a causa di contrasti che andavano avanti da mesi. Purtroppo molti presidenti nutrivano rancore nei suoi confronti e volevano mandarlo a casa, a prescindere dalle scelte operate dalla Lega”.

L’amarezza nelle parole di Mattioli si avverte nettamente: “Ovviamente sono deluso, perché non meritavamo di uscire di scena in questo modo… diciamo accompagnati all’uscita. Soprattutto perché ritengo di aver lavorato bene, sempre con passione e senza prendere un euro. Solo perché credevo nella bontà delle decisioni che venivano prese. Penso che tutti, anche i nostri oppositori, ci riconoscano serietà e capacità di lavorare bene. Personalmente io sono sempre andato d’accordo con chi voleva il bene delle società e posso dire di essere entusiasta di questa esperienza nel suo complesso”.

E adesso? La SPAL perde il suo riferimento ai piani alti della Lega: “Beh – frena Mattioli – intanto dobbiamo aspettare che la Figc nomini un commissario che per due, tre mesi si dovrà occupare di tutto: dalle iscrizioni ai ricorsi, dai gironi ai calendari, poi ci sarà una nuova assemblea elettiva e vedremo chi si presenterà. Se arriva qualcuno di serio, con un programma convincente e che rappresenti davvero un rinnovamento, io non ho problemi a dare il mio contributo. Ma ogni valutazione adesso è prematura, davvero non ho idea di chi si possa presentare. Speriamo che nei prossimi mesi si possa riflettere seriamente e arrivare pronti all’appuntamento”. Considerato che a guidare il fronte degli anti-Macalli c’erano l’ex dg Ghirelli e il consigliere federale Gravina, viene spontaneo pensare a uno schieramento guidato da loro come favorito per la leadership della futura Lega Pro. A questo proposito Mattioli è cauto: “E’ una possibilità, ma non si tratterebbe di un vero rinnovamento visto che sono persone che hanno contributo alla governance attuale”.

Ora, per un po’ di tempo, Mattioli non potrà più esercitare la sua influenza in Lega: “Ma questo non vuol dire che rimarrò vigile, – precisa il presidente – anzi, starò molto attento a ogni decisione assunta dal commissario. Se dovesse succedere qualcosa di strano i presidenti potranno intervenire e far sentire la propria voce”.



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