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Dopo aver presentato la campagna abbonamenti 2017/2018 opportunamente revisionata, la dirigenza della SPAL ha lasciato le luci della ribalta della sala stampa del centro sportivo “G.B. Fabbri” di via Copparo al direttore sportivo Davide Vagnati per le presentazioni di Alfred Gomis e Federico Viviani

Il primo a finire in pasto ai giornalisti è il portiere senegalese ( naturalizzato italiano) classe 1993, scuola Torino. “Alfred da oggi è a tutti gli effetti è un giocatore della SPAL, – ha spiegato  Vagnati – perché abbiamo trovato l’accordo col Toro sulla base di un prestito con obbligo di riscatto. La formula, quindi, presenta delle condizioni tali che ci permetteranno di vederlo vestire biancazzurro anche nelle prossime stagioni. Penso possa stare qui per tanto. La trattativa non è stata facile perché il Torino aveva delle richieste particolari, ma alla fine è arrivato a Ferrara un profilo importante e di grande prospettiva. L’esperienza non gli manca di certo perché alle spalle ha già quattro o cinque campionati ad alto livello. Grazie alla società che ci ha permesso di prenderlo”.

“Sono molto contento di essere arrivato qui – ha detto Gomis – e ringrazio la società e il direttore per avermi dato l’opportunità di giocare la Serie A in una piazza importante. La SPAL è stata la squadra più decisa nel volermi prendere e il progetto che mi ha presentato mi ha affascinato: qui si stanno gettando le basi per il futuro, non sempre è così per una squadra che viene dalla serie B, perché molte realtà ragionano alla giornata. Penso di non avere problemi ad integrarmi anche perché conosco molti compagni di squadra. Che tipo di portiere sono? Ho un fisico che mi permette di essere più elastico che esplosivo, in campo cerco di stare il più tranquillo possibile per trasmettere la stessa sensazione ai miei compagni del reparto difensivo. Mi reputo pronto per fare il titolare in Serie A anche se ovviamente non credo che il mio percorso di crescita sia già concluso, devo ancora migliorare tanto. La storia di Lys (fratello di Alfred, portiere anche lui, che nell’estate del 2009, portato dall’allora Pozzi, lasciò dopo un solo giorno di ritiro; ndr) non ha influito sulla mia scelta. Anche se ne abbiamo parlato diverse volte. Sono uscite sui giornali tante cose non vere che poi hanno finito col condizionare la sua carriera. La SPAL? La ricordo bene contro la Salernitana nel ritorno della scorsa stagione di B, e devo essere sincero: mi impressionò davvero molto”.

Poi è toccato al regista classe 1992 ex Roma, Hellas Verona e Bologna.  Vagnati in questo caso ha faticato a trattenere l’entusiasmo: “Signori, questo è un gran giocatore. Ed è voluto lui venire alla SPAL. Federico ha avuto sensazioni positive sin da subito e, nonostante sappia che il suo valore assoluto gli avrebbe potuto permette di strappare un contratto in piazze più consolidate, non ha avuto dubbi quando è stato il momento di scegliere se abbracciare il nostro progetto. Il mister adesso sa a chi far tirare le punizioni, visto che prima non aveva un vero specialista in squadra. Al momento della firma gli ho detto di fare almeno otto gol su calcio piazzato, ma il bonus l’abbiamo fissato a nove (ride; ndr)”.

“Le parole del direttore non posso che sottoscriverle in pieno” ha detto Viviani. “Ho scelto di venire qui a Ferrara perché quando mi hanno contatto presentandomi il progetto che hanno in mente non ho avuto dubbi. La società è seria e responsabile e ha ambizione: non ha alcuna intenzione di far solo una comparsata da meteora in Serie A. Sono motivato e carico a palla per iniziare questa mia nuova avventura. La considero come una prova del nove: se la supero vuol dire che effettivamente merito questa categoria, che per il momento sono riuscito solamente ad assaporare e non gustare fino in fondo. Perché? La maggior parte della colpa è mia, senza dubbio. Ma la fortuna non mi ha di certo aiutato. A Verona siamo retrocessi ed è stata un’annata complicata sotto tanti punti di vista, soprattutto quello fisico. A Bologna finalmente non ho avuto problemi e sono riuscito ad allenarmi e giocare con discreta regolarità. Adesso devo giocarmi il tutto per tutto per dimostrare quanto valgo. Penso che questa realtà e l’idea di calcio che ha mister Semplici siano l’ideale per la mia carriera. Decidere di vestire la maglia della SPAL è stata la scelta giusta, ne sono sicuro. Voglio ripagare la fiducia che la dirigenza ha dimostrato di avere nei miei confronti. Il problema alla caviglia che mi ha attanagliato dopo Latina e all’Europeo Under 21 ormai posso dire di averlo messo spalle. La ricetta per salvarsi? Trovare la coesione del gruppo, fondamentale per sopperire ad eventuali carenze del tasso tecnico. Poi poche parole e tanti fatti, non risparmiarsi per aiutare un compagno. L’esperienza alla Roma? Il ritiro con la prima squadra (nel 2011; ndr) è stato un sogno ad occhi aperti, alla fin dei conti ero un ragazzo di diciannove anni appena uscito dalle giovanili. Ma Luis Enrique e il suo secondo Iván de la Peña mi hanno insegnato tanto, sia dal punto di vista tattico che tecnico. Inculcandomi in testa un credo: cercare di giocare la palla in ogni situazione, senza mai buttarla via”.



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