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Uno era arrivato per tenere in caldo il posto a un titolare infortunato. Un altro era progressivamente retrocesso nelle gerarchie (disegnate su carta) dell’attacco. Un altro ancora sembrava avviato a una onorevole stagione da spettatore o quasi. Ora questi tre signori, GomisAntenucciSchiavon, si ritrovano a essere gli uomini copertina di uno dei momenti chiave della stagione della SPAL. Rami solidi (radice nel caso di Schiavon) ai quali aggrapparsi per non farsi trascinare nelle sabbie mobili in cui la lettera B suona proprio male, oltre che esser doppia. Alzi la mano chi ci avrebbe puntato un euro ad agosto. Chi lo ha fatto si goda pure la vincita come meglio crede.

Alfred ha dimostrato fin dal giorno della presentazione di avere idee chiare e voglia di imporsi. Si è trovato tra le mani un’opportunità gigantesca per la propria carriera. Tra i guantoni un pezzo fondamentale della storia di questa stagione. La convalescenza di Meret ha finito con lo spianargli la strada, ma non si può dire che anche nei tempi in cui il recupero del numero uno friulano era una probabilità più concreta Gomis lo abbia fatto rimpiangere. Tanto che quando ad agosto venne anche solo suggerito cautamente l’acquisto di un altro portiere (per precauzione), Vagnati la prese male e disse: “Per fare cosa? C’è Alfred”. Scommessa vinta finora, perché Gomis a suon di ottime prove si è anche guadagnato la chiamata in nazionale ed a 23 anni si trova nello snodo centrale della propria crescita ai massimi livelli. Ha conquistato il pubblico non solo per reattività, ma anche per personalità. Merce che non si compra e che per i portieri fa parecchia differenza.

Mirco in estate ha visto arrivare in spogliatoio nomi di un certo riguardo. Gente come Paloschi e Borriello, che i giocatori dell’attuale serie A li hanno già incrociati chissà quante volte e danno loro del tu con disinvoltura, che hanno pagine Wikipedia interminabili e un carico di presenze in categoria (rispettivamente 194  e 324 al momento dell’arrivo a Ferrara) che faceva impallidire le 19 apparizioni del bomber di Roccavivara. Mettiamoci anche Floccari con i suoi 305 gettoni, mica spiccioli. In campo non ci vanno i curricula né gli stipendi, ma era inevitabile pensare ad un ruolo meno rilevante per Ante7. Che infatti a fine agosto ha vacillato di fronte agli argomenti – tecnici ed economici – messi sul tavolo dall’Empoli ripartito dalla B. Il 33enne Antenucci si è trovato di fronte a una scelta: re in Toscana o alfiere a Ferrara? Nessun dubbio: re a Ferrara. Anzi, duca. Semplici ha ritrovato il giocatore decisivo della B anche al piano di sopra: grintoso, creativo, letale quando ha l’opportunità di inquadrare anche solo metà della porta. Se c’era qualcuno che doveva segnare un gol decisivo sotto la Ovest in questo momento complicato era proprio lui. Con buona pace degli almanacchi.

Eros infine. 34 anni, una bella carriera, una bella famiglia (a Ferrara), la pace dei sensi di due (belle) promozioni consecutive conquistate con la maglia che ama di più. Poteva chiedere altro al dio del pallone? Conoscendolo probabilmente la risposta è “no”. Forse avrebbe potuto chiedere qualche grazia in più a quello della pesca, che di tanto in tanto gli capita ancora di interpellare durante le sue battute tra fiumi e lagune. Eppure eccolo lì, a sudare in allenamento con compagni che hanno anche una dozzina d’anni in meno di lui e molti meno segni sulle caviglie. Ma non solo: lo abbiamo ritrovato in campo a contrastare Pjanic, Khedira, Marchisio, Dybala. Con la tigna di sempre, con quella di cui ci si era accorti ai tempi della C2. Ma l’esempio si dà in tutte categorie. E se c’è una categoria nella quale bisogna lottare su ogni pallone – anche a costo di uscire con la lingua alle ginocchia – è proprio quella attuale. La sua presenza poteva essere un premio alla carriera, un punto esclamativo su una storia d’amore che in circostanze diverse poteva durare anche di più. Un forte sentimento che non si riesce a controllare (cit.). E’ diventata una bandiera in più da sventolare. Con orgoglio, per difendere i colori della propria città (ri-cit.).



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