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Credo di avere un problema, tra i tanti. Da qualche tempo, quando penso a Leonardo Rossi e alle sue dichiarazioni post partita mi viene in mente di continuo Chris Martin, il cantante dei Coldplay. Non tanto per una impossibile concordanza fisionomica tra l’allenatore romagnolo e l’artista inglese, quanto perché i continui riferimenti agli “episodi”, all’imponderabilità del caso, alle conseguenze di un singolo evento sul flusso delle cose mi rimandano, appunto, a una delle opere più belle e delicate dei Coldplay: The Scientist.

Questo pezzo, ormai divenuto un classico del pop (risale al 2002), è accompagnato da un video di disarmante semplicità che ritrae Martin “tornare indietro” lungo una giornata (particolarmente sfortunata, si vedrà), coerentemente con il testo della canzone.

Nobody said it was easy
It’s such a shame for us to part
Nobody said it was easy
No one ever said it would be this hard
Oh, take me back to the start

trad. (Nessuno ha mai detto sarebbe stato facile / E’ così un peccato separarsi / Nessuno ha mai detto sarebbe stato facile / Nessuno ha mai detto sarebbe stato così difficile / Oh, portatemi indietro all’inizio)

Ora, quando ascolto le dichiarazioni di Rossi, in particolari i rimandi (a un mese di distanza) alla sfortunata vicenda della prima di campionato col Renate, non posso fare a meno di immaginare l’attuale tecnico biancazzurro all’interno di un metaforico video molto simile a quello citato. Provo a mettermi nei panni dell’uomo Leonardo Rossi: quante volte nella sua testa avrà percorso a ritroso l’ultimo mese, pensando a quanto sarebbero state diverse le cose se solo i disgraziati muscoli di quell’arbitro palermitano non avessero fatto i capricci sul campo di Meda, mentre il punteggio segnava 1-3? Avrebbe festeggiato con i suoi giocatori e col presidente Mattioli, avrebbe incassato i complimenti per aver iniziato con una vittoria esterna e forse avrebbe affrontato diversamente gli impegni successivi. Forse avrebbe risparmiato ai giocatori la sensazione di essere perseguitati da un’incomprensibile alone di sventura.
Sarebbe stato tutto più facile, come per Martin e la sua storia? Persuaso dall’idea che un solo dettaglio è in grado di cambiare il corso della storia, Rossi quanto darebbe per essere riportato all’inizio, al fischio d’inizio di quel Renate-SPAL? Questo gli impedirebbe di chiamare in causa, come accaduto anche domenica a Castiglione, la sfortuna che di per sé è concetto particolarmente relativo anche in una disciplina – apparentemente – semplice come il calcio.

Per quanto lui stesso si sia affrettato a garantire di non sentirsi in discussione, Leonardo Rossi è inesorabilmente in discussione, principalmente a causa di altre dinamiche incontrollabili del mondo del pallone. Nonostante nessuno gli abbia chiesto di vincere il campionato – ma di arrivare almeno ottavo – l’astinenza da tre punti ha generato una spirale negativa che vede l’allenatore proprio al centro. Rossi è finito quindi in discussione prima di tutto davanti a tanti tifosi, che pur non avendo potere contrattuale possono comunque influenzare le scelte della dirigenza. Quest’ultima, pur non avendo assunto posizioni ufficiali, sembra aver lanciato un messaggio eloquente con l’acquisto di Matteo Paro: sul fronte tecnico (e di conseguenza economico) non viene lasciato nulla di intentato per migliorare la squadra a disposizione dell’allenatore. Ma se i risultati non arrivano viene il sospetto che “il problema sia nel manico” come ho sentito dire da un amico ferrarese nella serata di domenica.

Credo che Rossi oggi sia nella stessa condizione d’animo di Chris Martin nel momento di concepire The Scientist: come il leader dei Coldplay il tecnico della SPAL sta cercando di trovare il giusto ordine a numeri, cifre, disposizioni e alchimie tattiche e motivazionali (“I was just guessing at numbers and figuresPulling your puzzles apartQuestions of science, science and progress“), nella speranza di poter finalmente liberarsi della pressione che grava attorno a lui e alla sua squadra. Per farlo dovrà – come minimo – fare bella figura al Moccagatta di Alessandria. Impresa non semplice, ma chissà, se per una volta la fortuna dovesse sorridergli schiettamente si potrebbe iniziare a guardare avanti e non a ritroso, a quello che poteva essere e non è stato.



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