Sarà un ‘Martelli’ da secondo girone dantesco quello che la SPAL si troverà di fronte domenica prossima, molto simile a quello che il Sommo Poeta, per intenderci, aveva riservato ai violenti contro se stessi e agli scialacquatori di ricchezze o se vogliamo, come in questo caso, di punti. I mantovani sono secondi a nessuno in quanto a puro masochismo: dopo Castiglione, SPAL, Bellaria, Bra è la squadra ad aver subìto di più in casa (23 gol al passivo) a cui fa da parziale contraltare il miglior attacco esterno. Cinque volte è capitolata tra le mura amiche la squadra prima di Alfio Pelliccioni, poi di Pasquale Sensibile e poi ancora di Pelliccioni, vincendone sei ma perdendo e male, contro Monza e Cuneo, le ultime due in ordine di tempo. Non ha mai realmente entusiasmato questa corazzata, in estate nata per vincere con i suoi quasi 27 anni di media, ma che, contro ogni previsione della vigilia, sta finendo per soffrire.
Non è bastato a colmare il gap un Floriano gigantesco (17 reti, record in carriera) come alla SPAL, del resto, non è bastato, da solo, un Varricchio monumentale (19 timbri e 38 primavere da compiere con il 39% delle marcature realizzate di tutta la squadra hanno da tempo esaurito ogni tipo di aggettivo); 
La SPAL, che di occasioni gettate al vento ne ha buttate parecchie ultimamente per chiudere la pratica promozione, ha costruito l’attuale settimo posto non senza qualche imprevisto di troppo: peggio ha fatto del Mantova da gennaio in poi alla voce punti (25 a 22 per i biancorossi) ed è tra le squadre di testa che lontano da casa ha fatto meno bene con appena tre successi, riuscendo a procrastinare il passaggio al Purgatorio della terza serie nazionale mietendo una serie di pareggi a oltranza che par non aver fine. 
Il 4 maggio deve e dovrà essere a prescindere da quello che succederà al ‘Martelli’ il proseguimento di quella festa promozione che, sul campo, manca addirittura dalla stagione 1997/1998: il tifo biancazzurro, che viste le cocenti delusioni del recentissimo passato non può che viverli male questi ultimi 180 minuti e non crede… finché non vede, ha tutto il diritto di toccare, stringere, adorare e venerare qualunque cosa pensi porti un po’ di fortuna in più per scongiurare nefasti sortilegi. 
L’ANALISI – Vincere una sola volta in trasferta nel girone di ritorno – e contro il Bra – stride forse più dei 5 pareggi consecutivi, benché la squadra abbia perso, negli ultimi sei mesi, appena in 4 occasioni, con l’allenatore capace di far fruttare un bottino, a oggi, di 42 punti totali e una media di 1,75 punti a partita, praticamente il doppio di Leo Rossi (8 punti in 8 gare, 1 di media). Il mercato, si dirà, ha dato una grossa mano a Gadda a raggiungere l’obiettivo. Ma, a un’analisi più approfondita, si scopre come il dato sia in netta controtendenza e lasci aperto il discorso a un ventaglio ben più ampio di letture. Il diesse Vagnati, a gennaio, ha indiscutibilmente fatto un buon lavoro, portando a Ferrara innesti mirati e di valore per tentare di raggiungere, almeno in difesa, quell’equilibrio alla fine, però, solo sfiorato (22 gol fatti e 17 subiti restano comunque troppi): i vari Lebran, Giani e Sereni sono risultati essere uomini di sicuro affidamento per la categoria. Numeri alla mano sono 22 i punti portati a casa nelle ultime quindici gare disputate su quarantacinque a disposizione con una media di 1,46 a partita (per l’ottavo posto servirebbe una proiezione annuale di almeno 1,53) contro gli addirittura 2,22 che il mister era riuscito a ottenere dai suoi dalla nona all’ultima giornata di andata, frutto di 20 punti in cassapanca in appena 9 incontri e dopo una preparazione ‘ex novo’. A dicembre in soldoni, ben prima del mercato quindi e quando mezza squadra sembrava ‘da rottamare’, fu il momento migliore della stagione: la SPAL chiuse l’anno solare conquistando 10 dei 12 punti a disposizione – mai così bene nel quadrimestre successivo – e fu così che si completò la rimonta e il rientro definitivo nel gruppo delle pretendenti alla Lega Pro unica.









