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Dal biancazzurro all’azzurro e basta il passo è abbastanza breve, almeno sotto il profilo cromatico. Restano da soppesare altri aspetti, soprattutto se si parla delle anime calcistiche di Ferrara e Pavia. Su questo asse si è spostato Samuele Sereni, che nella serata di venerdì ha conosciuto i suoi nuovi tifosi. Proprio nel giorno in cui alcuni dei suoi precedenti sostenitori lo hanno chiamato ancora una volta, peraltro invitandolo ad assistere dalla curva a uno dei futuri impegni della squadra per cui ha giocato fino a una settimana fa. Per questo il Vikingo ha preso la parola un’ultima volta per parlare di quanto si è lasciato alle spalle. Sabato scenderà in campo per la prima volta con la sua nuova maglia, contro la Pro Patria.

Sam, le testimonianze d’affetto a Ferrara non ti sono mai mancate.
“No, infatti. Lì ho passato un periodo stupendo sotto ogni punto di vista e ci ho lasciato un pezzo del mio cuore, grazie soprattutto a delle persone splendide. Non sono parole buttate lì, sono sincero. Non mi era mai successo in carriera di sentire un affetto simile e al tempo spesso di avere una responsabilità così grande come quella di indossare la maglia della SPAL”.

Eppure tutto è finito all’improvviso.
“Già, ma non certo per una mia scelta. La scelta è stata di società e tecnico. Nonostante fossi determinato a dimostrare la mia importanza è stato inevitabile dover partire. L’ho fatto a malincuore, anche perché a gennaio avevo fatto la guerra a mezzo mondo per trasferirmi alla SPAL”.

Cosa hai provato quando hai saputo di dovertene andare?
“Eh, puoi immaginarlo. Non me l’aspettavo. A luglio avevo ripreso con la voglia di fare un’altra grande stagione e invece le cose hanno preso una piega diversa. Peccato, perché sentivo di poter dare ancora tanto”.

Peraltro trovare una sistemazione a fine mercato non deve essere stato facile.
“È così, anche perché metà agosto è un periodo in cui è difficile trovare buone opportunità. E io ho fatto presente fin da subito che non avrei accettato condizioni svantaggiose. Alcune delle offerte che mi hanno fatto non erano soddisfacenti e piuttosto di accettarle controvoglia sarei rimasto a Ferrara a fare della tribuna. Poi fortunatamente si è fatto avanti il Pavia con una proposta importante e sono stato felice di accettarla”.

Di sicuro non ti sarai lasciato particolarmente bene con la società.
“No, guarda, ho mantenuto un rapporto educato e rispettoso con tutti, a prescindere dalla diversità di opinioni. La società mi ha dato comunque la possibilità di continuare ad allenarmi, anche se la situazione era quella che era. Faticosa da mandare giù. Comunque non posso che augurar loro il meglio per il futuro”.

Con la tua partenza è rimasto ben poco della squadra 2013-2014. Come vedi questa scelta di voltare pagina quasi totalmente?
“Personalmente credo avessimo una squadra di grandi uomini, prima ancora che di grandi giocatori. Era una squadra con valori importanti per quella categoria e credo potessimo fare bene anche quest’anno con qualche innesto. Anche perché si respirava un senso di famiglia. Però le decisioni le prende la società e si è scelto di ripartire con un gruppo quasi totalmente nuovo. Spero sia una scelta vincente”.

C’è qualcuno in particolare della vecchia famiglia con cui hai legato?
“Sicuramente Nicolas Giani: lo reputo un uomo speciale, quasi un fratello. Sono felice sia diventato il capitano, perché è un grande sotto il profilo umano oltre che un ottimo giocatore. Merita la fascia e sono certo la onorerà al meglio”.

Durante l’estate hai anche vissuto in prima persona il cosiddetto caso-Miglietta.
“Sì, perché Criss è un amico fin dai tempi dell’Arezzo e siamo stati compagni di stanza durante i giorni del ritiro. Mi è dispiaciuto per lui sotto il profilo umano, perché è un ragazzo d’oro”.

Hai avuto modo di confrontarti con lui su quanto gli è successo?
“Non molto a dire il vero, anche perché nel periodo in cui è uscito il caso anch’io ho saputo di dover partire. E quindi mi dovevo concentrare sulla mia situazione. Ma anche in circostanze diverse non mi sarei mai permesso di intromettermi in una questione personale e che riguardava la sua sfera professionale. D’altra parte Criss non è un bambino e non ha certo bisogno di consigli da parte mia per gestire la sua carriera”.

Tracciamo un bilancio sintetico della tua esperienza biancazzurra. Il momento più brutto dei tuoi otto mesi a Ferrara?
“Credo sia stato quel periodo, verso fine stagione, in cui non riuscivamo a fare quel risultato che ci avrebbe  portati in Lega Pro unica. Sapevamo quanto era importante per la società e per i tifosi, e non riuscire a vincere era davvero frustrante. Anche quando mi sono rotto lo zigomo non è stato proprio un bel momento (ride), anche se paradossalmente mi ha permesso di viverne altri di migliori”.

In che senso?
“Nel senso che mi ha dato la possibilità di conoscere meglio persone che si sono rivelate speciali. Parlo della dottoressa Raffaella, dei due fisioterapisti Matteo e Daniele, di Marchino il magazziniere e della Susi. Ci sono sempre stati per me. Il giorno in cui sono venuti a trovarmi in ospedale assieme ai miei compagni  mi hanno fatto commuovere”.

E il momento più bello?
“Beh sicuramente il giorno della promozione. Quando finalmente abbiamo festeggiato tutti insieme per aver raggiunto l’obiettivo. Vedere tutta quella gente allo stadio, tutti quei volti felici, è stata una sensazione straordinaria che mi rimarrà impressa per sempre”.

Ora però inizia una nuova avventura.
“Sì, a Pavia ho trovato un bell’ambiente e una squadra veramente forte. Ci sono venticinque potenziali titolari in rosa e credo ci siano i presupposti per fare una bella stagione”.

Se non altro non avrai il pensiero di trovare la SPAL come avversaria.
“(Ride) Sì, ma per me non sarebbe stata una difficoltà. Sicuramente sarebbero entrati in ballo sentimenti particolari e giocare di nuovo a Ferrara sarebbe diventato uno stimolo”.

A meno che entrambe le squadre non si qualifichino per i playoff e il sorteggio non faccia uno scherzo.
“È vero… chissà, la stagione è lunga e non si può mai sapere. Vorrebbe dire che tutte e due avranno fatto un grande campionato. Speriamo vada davvero così”.

In attesa che Ferrara torni a essere casa tua?
“(Ride) Eh, chissà! In questi casi mai dire mai. Ora penso al Pavia, qui sto bene. Ma tutti sanno che ho lasciato la SPAL contro la mia volontà. E un domani sarebbe bello continuare quello che avevamo iniziato”.



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