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L’estate è appena cominciata, ma ci sono spallini, anzi ex spallini, che sono già al lavoro, addirittura pronti per il debutto in Europa, Europa League. Torniamo un attimo indietro, alle stagioni 2003-2004 e 2004-2005: in quel periodo i tifosi biancazzurri hanno il tempo di innamorarsi di un centravanti e ne scandiscono il nome sul ritmo di We will rock you dei Queen.La carta di identità riporta Roma alla voce luogo di nascita, ma lui gioca per la Nazionale della Repubblica di San Marino, il suo nome è Andy Selva.
Andy “La Bestia” per i tifosi. Perché Andy è un animale che ha fiuto per il gol ed è quel che si dice un attaccante completo. Sono ventidue i gol messi a segno in cinquantuno apparizioni in maglia SPAL. Da Sonzogni a Discepoli, poi uomo di fiducia di Massimiliano Allegri, attuale tecnico della Juventus, che ritroverà al Sassuolo nell’anno della promozione in B.

Trentanove anni, compiuti da poco (nato il 25 maggio 1976), primatista di presenze e reti della Nazionale del Titano, icona del calcio della piccola Repubblica, fresco di corso da allenatore e impegnato a tessere relazioni istituzionali, presidente dell’Assocalciatori di San Marino, Andy Selva si appresta ad affrontare con il suo La Fiorita il preliminare di Europa League contro il Vaduz (2 luglio al San Marino Stadium), rappresentante del piccolo Principato del Liechtenstein, ma club professionistico militante nel campionato svizzero a differenza dei dilettanti sammarinesi. Per provare a superare il turno, il club gialloblu del Castello di Montegiardino ha preso in prestito l’ex Catania e Rimini Adrian Ricchiuti e soprattutto Damiano Tommasi, ex Roma (nell’anno dello Scudetto) e Nazionale, attuale presidente dell’AssoCalciatori italiana.

E’ stato proprio Selva a convincere l’ex centrocampista a riprendere gli scarpini appesi al chiodo: “Ci siamo visti in occasione di un incontro con i delegati dell’Assocalciatori e gli ho fatto questa proposta. Lui si è preso un giorno per pensarci e poi ha accettato” dice Selva. Soluzione mediatica? “E’ una scelta che ha fatto notizia e ha contribuito ad accendere i riflettori sul calcio di San Marino, magari può essere d’aiuto ai dirigenti per reperire qualche sponsor, ma è anche un ‘acquisto’ sul piano tecnico. Per i ragazzi de La Fiorita è bello allenarsi con chi è stato per anni nel calcio professionistico ad alti livelli. Anche solo per gli aneddoti che Damiano può raccontare”.

Selva ha già battuto una formazione del Liechtenstein, in amichevole nel 2004 è stato decisivo per quella che ad oggi è l’unico successo della Nazionale di San Marino: “Sono due cose diverse, il Vaduz è una squadra professionistica, ci sono dei giocatori della Nazionale del Liechtenstein, ma disputando un campionato importante hanno bisogno di ‘stranieri’. Ricordo quel successo. E’ stata una delle più grandi gioie a livello sportivo. Per me è una grandissima soddisfazione essere nella storia calcistica di questo Paese”. Quarta partecipazione europea per La Fiorita a caccia del primo gol. “Il calcio a San Marino non vive le tensioni e gli scandali del calcio italiano. Gli over 40 possono ancora dire la loro e divertirsi, in un calcio dove a venticinque anni sei vecchio. Regole assurde, se uno a diciotto anni fa l’esordio in A, perché non può giocare in Lega Pro oppure maturare dopo anni di gavetta? A San Marino c’è il giusto entusiasmo per questi incontri europei anche se lavoro e la famiglia vengono prima. Spesso alcuni ragazzi saltano le trasferte per via del lavoro anche se ci sono dei permessi del Comitato Olimpico. E’ una realtà diversa”. Anche se le cose stanno cambiando: “Non tutti hanno la possibilità, pur giocando in A o in B, di calcare campi europei come Wembley ad esempio o affrontare campioni, noi nel nostro piccolo abbiamo questa fortuna e quindi qualche giocatore si fa coinvolgere”.

A Ferrara Selva ha lasciato tanti ricordi. “Era una bella squadra. Più che con ‘giocatori’, mi sento ancora con tanti amici: Pirri, Aurelio, Tatti e altri. Con tredici gol al primo anno è stata la mia migliore stagione tra i professionisti. Ferrara è una piazza dove si respira il calcio vero. Senti l’affetto del tifoso che si intende di calcio, segue con passione la propria squadra e che riconosce chi in campo risponde a quel calore. E’ stata una tappa fondamentale per la mia carriera, una vetrina importante, peccato sia finita con il fallimento”.
Andy, lasciata Ferrara, è parso avere l’effetto del talismano. Ha assistito all’ascesa di Allegri, del Sassuolo, del Verona e Mandorlini: “Mister Allegri era una spanna sopra tutti. Un predestinato. Mi ha sempre cercato, poi siamo stati insieme a Sassuolo. Questo è un motivo d’orgoglio. Il Sassuolo è il segno che con un giusto progetto si può andar lontano. Lavoravano benissimo Bonato e Rossi, una squadra che ogni anno inseriva tre o quattro innesti senza le rivoluzioni che portano a cambiare una dozzina di giocatori ogni sessione di mercato. Oggi ci sono società che spendono tutto nel primo anno di gestione e poi restano al palo”.

Il futuro di Andy Selva? “Sono un uomo che vuole vivere sul campo da gioco. Ho svolto il corso di allenatore e magari in futuro potrei ritornare a Ferrara in panchina. Quest’anno ho allenato una Under 12 mista e continuerò questa esperienza anche per il prossimo anno. Poi magari un ruolo istituzionale per la Federazione del calcio sammarinese”.



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