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La prima comparsa uscita ufficiale di Matias Ibarra da giocatore della Pallacanestro Ferrara si è concretizzata in un cordiale scambio di impressioni all’ingresso del condominio che, almeno per quest’anno, chiamerà casa. Nonostante la situazione un po’ inusuale, il play argentino con passaporto italiano classe 1981 si è dimostrato rilassato, sorridente, disponibile. Al polso il suo orologio era ancora sincronizzato al fuso orario di Buenos Aires.

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Matias, puoi provare a descriverti come giocatore?
“Sono un giocatore di squadra, la mia principale caratteristica è far giocare i compagni. Sarò al servizio dell’allenatore, ma anche pronto a prendermi le dovute responsabilità in campo”.

La tua carriera si è sviluppata soprattutto in Argentina e Spagna, mentre la tua unica esperienza italiana risale al 2010 a Reggio Emilia. Cosa ti aspetti da questa seconda parentesi nel nostro paese?

“È un’altra opportunità per me, sono felice di potermela giocare in una lega di altissimo livello come questa. Giocare qui è una sfida che mi permette di mettermi alla prova”.

Ti sarai già informato sulle caratteristiche dei tuoi compagni: secondo te che tipo di squadra vedremo in campo?
“Una squadra esperta, non direi vecchia, ma con qualità. Mi hanno parlato molto bene di ogni singolo, la cosa importante ora è trovare il tempo per costruire una squadra vera e propria sul campo”.

Hai dei compagni che tendono ad avere molti punti nelle mani, come pensi di gestirli?

“(Sorride) La cosa più importante è trovare un equilibrio all’interno del gruppo, anche se partire con tanti giocatori in grado di segnare è meglio rispetto a non averne! Io cercherò, insieme al coach, di lavorare sulla struttura dell’attacco per mettere la palla nelle mani giuste al momento giusto”.

Hai già parlato con coach Morea? Quali sono le prime cose che ti ha detto e cosa si aspetta da te?

“Il progetto comune è far appassionare la gente di Ferrara: il fatto che Morea mi abbia cercato fin da subito per le mie caratteristiche è un altro fattore molto importante. Altra cosa fondamentale è aver sentito da subito la parola ‘vincere’ tra gli obiettivi che fanno parte di questo ambizioso progetto”.

Sei il terzo argentino nella storia della Pallacanestro a Ferrara dopo Masieri e Farabello, è un’eredità importante.

“Sì ho parlato con Daniel, che è un amico, e mi ha dato la spinta finale per decidere di venire a giocare qui. Ferrara, tra l’altro, è una città perfetta anche per la mia famiglia”.



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