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“Bravo non vuol dire un cazzo” è probabilmente una delle citazioni simbolo del film Santa Maradona (Marco Ponti, 2001), ma può essere anche il concetto portante di tanti discorsi d’oggi in casa SPAL. D’altra parte la SPAL è stata sì brava – bravissima – a chiudere il girone d’andata in testa e con cinque punti di vantaggio sul Pisa, ma questo al momento vale solo per le statistiche. Un cazzo, appunto. Ne sono ben consapevoli tutti quanti in via Copparo e il concetto è stato reso ancora una volta – in maniera un po’ meno prosaica – dai giocatori chiamati ad incontrare la stampa nel tradizionale appuntamento del martedì.

Mirco Spighi e Pietro Ceccaroni si sono presentati con le facce di chi è sereno e motivato, mettendo però bene in chiaro che il bello deve ancora arrivare. E che per raggiungerlo servirà ancora tanto impegno: “Le statistiche dicono che stiamo facendo bene – ha ammesso Ceccaroni – e sono belle da vedere, ma non dobbiamo accontentarci. Anzi, dobbiamo dare di più per portare a casa l’obiettivo”. Ancora più netto il giudizio di Spighi, che l’anno scorso con l’Alessandria festeggiò il platonico titolo di campione d’inverno, salvo poi rimanere addirittura fuori dai playoff: “Quella è una cosa che mi brucia ancora oggi, ma che mi ha insegnato che una squadra non si deve mai sedere. E’ vero che finora abbiamo fatto risultati importanti, ma dobbiamo rimanere concentrati al massimo perché molto, se non tutto, dipende da noi”.

A sperare in un calo di concentrazione dei biancazzurri c’è il Pisa, che insegue a distanza di cinque punti. Ormai da settimane vanno avanti confronti virtuali poco amichevoli tra tifosi delle due fazioni, che spesso finiscono col rinfacciarsi a vicenda presunti favori arbitrali. Ma a far discutere c’è anche la tendenza di un calendario che porta la SPAL a giocare spesso e volentieri prima dei toscani. Il tema però sembra stare più a cuore ai tifosi che ai giocatori: “Devo essere sincero, – ha osservato Spighi – per me non cambia tanto. Che si giochi prima o dopo, noi facciamo la nostra partita perché sappiamo di dover vincere. Il risultato degli altri lo guardo sempre, oppure lo vengo a sapere indirettamente, ma questo è normale quando c’è una rincorsa tra due squadre. Per il resto sono tutte chiacchiere, anche se probabilmente giocare dopo è peggio perché c’è sempre quel minimo di pressione”. Sulla stessa lunghezza d’onda Ceccaroni: “Sono d’accordo con Mirco, giocare prima o dopo non cambia niente. Dobbiamo solo pensare a noi, perché siamo davanti. Al limite sono i nostri avversari a doversi preoccupare e magari sperare in un nostro passo falso”.



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